24 ore di poesia con un produttore francese di vino naturale
Toutes les photos sont de Christophe Sales

FYI.

This story is over 5 years old.

Cibo

24 ore di poesia con un produttore francese di vino naturale

Una giornata in compagnia di un viticoltore del Beaujolais, Sylvère Trichard: dalla cantina all’etichettatura, dalla vite alla tavola, dall’alba al tramonto.

C'era una volta il Beaujolais, una splendida regione a nord di Lione, con 19mila ettari di vigne e circa 3000 produttori vinicoli—tra vini biologici, tradizionali e naturali. Tra loro c’è Sylvère Trichard, un giovane viticoltore che sognava di produrre vino naturale in tutta semplicità, ma che con il tempo si è dovuto ricredere.

Ora, Sylvère sta, letteralmente, dormendo sul tavolo. Tra bottiglie di vino e bicchieri quasi vuoti, è qui che Sylvère comincia la sua notte. È l’una del mattino. La sua compagna, Mathilde, abituata a questo spettacolo, lo sveglia con dolcezza. Sylvère alza la testa, ci saluta con fare assonnato e si trascina verso il divano della cucina, adibito proprio a questo scopo. I bicchieri continuano a essere rabboccati, le bottiglie svuotate e i suoi sogni si rincorrono senza tregua, nonostante la stanchezza.

Pubblicità

Sylvère Trichard in un momento di introspezione.

Sono le nove del mattino, e il viticoltore taciturno si è trasformato in un giovane cordiale e simpatico. È ai fornelli, carote e pezzi di carne suggeriscono una bourguignon in arrivo. Una piccola creatura bionda fa capolino nella stanza, è Léon, il figlio di Sylvère, ed è uguale identico a sua madre, Mathilde, che dorme nella stanza accanto.

Beef bourguignon.

Mathilde e Léon.

La casa profuma di felicità, e di cibo buono. Nella mia testa, risuona “l’Inno alla Gioia” di Beethoven, e proprio mentre sto cercando di immaginare un’allegra colonna sonora per la scena, Sylvère esclama, “ Merde, ho appena sognato che non avevo finito la potatura.” E così torno subito alla realtà. Siamo nella casa di un viticoltore, dove la vita familiare segue i ritmi della vigna e della vinificazione.

Ieri, Sylvère non ha dormito. Ha passato la notte a pensare alle sue vigne, al lavoro già fatto e a quello da fare. Ora, è inizio aprile, le viti sono state potate da poco. Il momento in cui si tagliano i rami e si selezionano i germogli è fondamentale. È qui che si stabilisce la qualità del raccolto futuro e quella del succo.

Sylvère impara fin da bambino i termini tecnici legati alla produzione di vino, grazie al nonno e allo zio, entrambi viticoltori. Ma il linguaggio del naturisme, l’arte della produzione di vino naturale, è stata una scoperta: prendersi cura della vite e seguirne il naturale sviluppo, senza alterare il sapore del vino.

Pubblicità

Sylvère racconta della prima volta che ha provato un vino naturale: “Il primo vino naturale che ho assaggiato era quello di Jean-Claude Lapalu, a casa sua. Mi parlava di cose a me del tutto sconosciute: lieviti nativi, assenza di zolfo.” È così che Sylvère si è avvicinato al mondo dei vini naturali e, per usare le sue stesse parole, “non è più tornato indietro.”

Qualche anno fa, Sylvère lascia la regione del Beaujolais, dove è nato, per andare a studiare con Dominique Belluard, in Savoia, per un anno. Con Belluard avrebbe potuto impare tutto sui principi della biodinamica, l’agricoltura che considera l’influenza della luna e del sole sullo sviluppo delle piante e le loro difese naturali. Ma Sylvère non stava ascoltando. O almeno, non bene: “Avevo la testa tra le nuvole—è stata la viticoltura naturale a riportare la mia attenzione sulla Terra.”

Nel 2012, avvia la sua attività. Sylvère aveva 32 anni e “l’illusione di chi crede di sapere tutto.” Due raccolti mancati, però, gli avevano tolto ogni speranza e prosciugato quasi tutti i fondi. “Siamo quasi andati in bancarotta,” ammette. Ma poi è arrivato l’aiuto inaspettato della regione del Beaujolais. I viticoltori locali l’hanno supportato con aiuto e consigli per salvare il magro raccolto. Inutile dirlo, questa volta Sylvère aveva prestato massima attenzione alle loro parole.

Arriviamo così al 2018, ed è ora di andare al mercato. Mentre guida, Sylvère mi racconta un po’ di sé, della sua vita prima di Mathilde: “Ero un idiota, ero davvero messo male.” Poi è arrivata Mathilde, per la quale Sylvère nutre un’ammirazione sincera e senza limiti, che traspare nelle sue parole e nei suoi occhi.

Pubblicità

Più tardi, ci sediamo al tavolo, e il suo sguardo innamorato continua a brillare. Questa volta è per Léon, suo figlio—e anche per Mathilde, ovviamente. Ci sono mille modi diversi per esprimere amore, ma per un viticoltore il vino è tra i più importanti. A ognuno il suo. Nel 2013, quasi completamente al verde ma più innamorato che mai, Sylvère crea “I Only Have Eyes For You” per conquistare il cuore di Mathilde. Quest’anno, ha prodotto “Little Heart”, il soprannome della sua compagna di vita.

Solo un’altra donna ha avuto lo stesso privilegio di Mathilde, ed è la nonna del viticoltore, Giselle, detta anche “Gisous”—ovvero il nome di uno dei migliori vini prodotti da Sylvère. Non c’è dubbio, la nonna merita questo onore, per aver sempre aiutato il nipote nei momenti di difficoltà, quando era giovane e irresponsabile. E poi c’è “Léon,” il vino nato nel 2016 per celebrare l’arrivo del primogenito di Sylvère e Mathilde.

La luce inizia a calare, il clima si fa umido e freddo. Un enorme vassoio di formaggi troneggia ancora sul tavolo mentre noi ci alziamo a metà pomeriggio. Sylvère ha migliaia di cose da fare—etichettare le bottiglie, tanto per cominciare. Nel frattempo, ne approfitta per sgranchirsi le gambe insieme alla sua famiglia.

Il panorama davanti a noi è quasi apocalittico, l’atmosfera è surreale. I filari sembrano soli e abbandonati, nei campi sconfinati. L’unica altra forma di vita nei paraggi è un’erbaccia di colore arancio, anche lei sembra provenire da un altro pianeta.

Pubblicità

A casa di Sylvère, il verde è tutto intorno e non ti abbandona mai—letteralmente mai. La terra ti si attacca addosso come un amante possessivo, a cui Sylvère dedica tutto l’amore che ha. E se ci pensi, è il nome stesso del terreno, la terre amoureuse, un tipo di terreno argilloso che diventa appiccicoso dopo la pioggia.

Sylvère cura attentamente le sue terre e celebra il potenziale del suo Beaujolais: “Il nostro vino è lo specchio della regione, il mio Beaujolais, per esempio. Il prodotto riflette me stesso, ma soprattutto riflette il suo nome.”

Sylvère ascolta con attenzione le esigenze delle sue vigne, ma non rispetta alla lettera i canoni della biodinamica. All’inizio, l’intenzione era probabilmente quella, ma la realtà gli ha ben presto fatto cambiare idea. I fallimenti iniziali hanno in qualche modo ridimensionato i suoi sogni. “Quello che voglio è fare il vino, soprattutto. Naturale, se possibile,” dichiara oggi. L’unica cosa che è rimasta delle sue grandi ambizioni iniziali è il nome della cantina: Séléné, un omaggio alla dea della luna piena.

Abbiamo chiacchierato già a lungo, è quasi l’ora dell’aperitivo e le ansie del viticoltore iniziano a riemergere. È ora di etichettare, etichettare, etichettare. Tutti si mettono all’opera, la macchina etichettatrice fa un rumore infernale. A un certo punto, un amico viticoltore, Jérome Balmet, si unisce al gruppo e ci prendiamo una pausa. Insieme, facciamo un tour della cantina di Gisous—il vino, non la nonna.

Pubblicità

Sylvère apre un rubinetto e il liquido rosso scorre nei bicchieri. L’ultima creazione è la sapiente unione di due vini d’annata, in onore delle due donne della sua vita. Il profumo è ricco e il sapore davvero buono. Poco dopo, sentiamo di nuovo il rumore della macchina, probabilmente è Sylvère che si è defilato dal gruppo per finire il lavoro.

Si sono fatte le dieci di sera. La cena è servita. A tavola, Jérome e Sylvère si contendono il titolo di vino più buono. Entrambi sono fatti con il gamay , il vitigno tipico del Beaujolais, sullo stesso territorio, eppure, sprigionano note diverse—rivelando così l’animo dei due produttori diversi.

Per non fare torto a nessuno, continuiamo a riempire i bicchieri con entrambi i vini, “Trichard” e “Balmet.” L’etichettatura va alla grande, e Sylvère inizia ad accusare un po’ di stanchezza. Ancora una volta, la sua nottata inizia a tavola, sazio e circondato dalle persone che ama.

Questo articolo è comparso originariamente su MUNCHIES Francia.

Segui MUNCHIES su Facebook e Instagram .

Vuoi restare sempre aggiornato sulle cose più belle pubblicate da MUNCHIES e gli altri canali? Iscriviti alla nostra newsletter settimanali.