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Cibo

What the Health è il documentario su Netflix che nessuno vuole farti vedere

Ma che tu vedrai lo stesso, con molta tranquillità, perché è su Netflix.
Screen via What the Health 

Da amante dei documentari cresciuta a pane, cioccolato e Piero Angela, ci sono due cose che mal sopporto: le persone a cui non piace Piero Angela (giuro, esistono), e i documentari sensazionalistici in cui la parola “shock” viene pronunciata almeno 5 volte entro i primi 15 minuti del documentario stesso.

Tuttavia, mi trovo costretta ad ammettere un mio grandissimo e incoerente feticcio: i documentari sensazionalistici. Fra alieni, cospirazioni e complotti legati all'industria del cibo, i documentari che guardo maledicendomi per la perdita inutile di tempo sono tantissimi, soprattutto su Netlix. Tra gli ultimi capitati fra le mie mani c’è What the Health, disponibile su Netflix Italia da giugno 2017 ma sotto l’occhio del ciclone nuovamente solo da qualche settimana, in seguito all'ondata d’indignazione scaturita da Rotten. Nato dalla mente dei creatori di Cowspiracy, What the Health è “il film che le organizzazioni della sanità non vogliono che tu veda,” ed è proprio per questo facilmente disponibile su Netflix (e su Vimeo, e sul sito ufficiale del documentario stesso. Ah, se volete sono anche disponibili un libro, un ricettario e un DVD, sempre sul sito).

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Per farla breve, What the Health va alla ricerca delle cause dietro ad alcune delle malattie che colpiscono maggiormente il mondo Occidentale, ritrovando la matrice delle stesse in tutto ciò che è d’origine animale. Tutto, dalle uova, al pesce, al latte, alla carne e al formaggio è la fonte primaria di cancro, diabete, morte e distruzione, e a provarlo, stando al documentarista Kip Anderson, ci sono svariati studi. Tra una musichetta catastrofica e l’altra, Steve-O che fa una comparsa e filmati di polli, What the Health mostra infatti un sacco di studi sconcertanti, facendo leva soprattutto su quello pubblicato nel 2015 dall’International Agency for Research on Cancer (IARC), un gruppo interno all'OMS.

Lo studio in questione trovava un effettivo collegamento fra l’eccessivo consumo di carni rosse lavorate e il maggiore rischio d’insorgenza di alcuni tumori, senza comparare, però, tale rischio a quello provocato dal fumo di sigaretta. E indovinate quale documentario basa tutte le sue fondamenta sull'equiparazione fra le sigarette e qualsiasi prodotto d’origine animale, facendosi scudo proprio su queste ricerche del 2015 dell’IARC?

Ma non finisce qui. Come anche ampiamente analizzato dai fact-checker del Time, What the Health denota una particolare propensione per le conclusioni affrettate e scapestrate (come quelle riguardanti le cause del diabete), risultando pericoloso per due principali motivi.

Il primo è che nessuna fake news aiuterà mai la società a evolvere, anzi. La seconda, ed è forse la più preoccupante, è che sebbene alcune tematiche di What the Health siano in realtà legittime e non faziose (come la resistenza agli antibiotici degli animali, o il rapporto fra le aziende e i servizi sanitari pubblici), la loro validità è ridotta a puro condimento, ridicolizzata dagli svariati minuti di cure miracolose e le immagini di bambini che si ritrovano nel piatto un cumulo di cenere e sigarette.

Da vegetariana convinta - ma più che altro da consumatrice consapevole -, quindi, lancio un appello: riusciremo mai ad avere un documentario che illustri le reali problematiche legate all'industria del cibo, senza ficcare dentro scenari apocalittici, la Carmina Burana di Carl Off e le deduzioni inesistenti?

Piero, conto solo su di te.