In Sardegna gli uomini-capra sono i protagonisti della Sagra degli Agrumi

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In Sardegna gli uomini-capra sono i protagonisti della Sagra degli Agrumi

Ogni anno, a Muravera, un sacco di persone si riuniscono per celebrare la fine di un ciclo produttivo in una sagra molto particolare. E per dare vita a una tradizione antropomorfa.

"Guarda lei—in un paio di giorni diventerà un'aragosta!"

È questo quello che, di sfuggita, sento uscire dalla bocca di una donna in fila pronta a ricevere il suo pezzettino di torrone esattamente come me, che a quanto pare mi ustionerò a breve. Dopotutto, nonostante sia solo una mattina d’aprile a Muravera, sulla costa sudorientale della Sardegna, il sole splende in cielo, scaldandoci.

Qui il clima è decisamente favorevole alla coltivazione degli agrumi, che per natura richiedono estati calde e inverni miti. “Nel sud della Sardegna crescono belli rigogliosi e sani. Più che altro ci sono arance, ma non mancano limoni né mandarini,” mi racconta Deiana, apicoltore locale. “Crescono bene per via del mix di clima, terreno e vicinanza al mare che questa regione offre. I nostri nonni disponevano di lotti di terreno per piantare alberi di agrumi, e di conseguenza gran parte della cucina sarda prevede ricette a base di agrumi. Gran parte dei dolci, per esempio, viene preparata con le arance. Utilizziamo sia la buccia che il succo.”

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Vi basterà girare per un qualsiasi angolo della Sardegn per trovare bagagliai di macchine traboccanti di agrumi, garage aperti al pubblico e ripieni di casse di frutta in vendita, o ancora quartieri residenziali fiancheggiati da splendidi agrumeti.

Ogni aprile circa 40000 persone (quasi tutte italiane), giungono a Muravera, cittadina di appena 6000 abitanti, per partecipare alla Sagra degli Agrumi. Ed è lì, quest'anno, che ci sono anch’io, portata da Deiana. Durante questa sagra tutto ciò che riguarda gli agrumi viene celebrato, con tanto di cortes (i cortili delle case) aperte al pubblico dai privati per distribuire gli assaggi dei propri torroni e creme di limoncello fatti in casa, le pardulas (dolci ripieni di ricotta di pecora), le spremute di pompelmo e le scorze di cedro candito. “La sagra è un’ottima opportunità per i locali, perché permette di mostrare tutte le varietà culinarie possibili quando si tratta di agrumi,” continua Deiana. “Qui sono tutti molto fieri delle proprie arance.”

Oltre alle degustazioni dei prodotti tipici, la Sagra degli Agrumi di Muravera offre una coloratissima parata lunga un’ora, che porta musica ed esibizioni varie in giro per la città, fra trattori decorati con la frutta, carri raffiguranti spaccati di vita campestre quotidiana, tamburi e persino una processione di cavalli fiancheggiata dagli abitanti della zona vestiti con gli abiti tradizionali sardi, a loro volta intricatamente decorati e colorati.

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L’apice della sfilata lo raggiungono però i partecipanti vestiti con i costumi raffiguranti personaggi animaleschi che, di rimando, intrattengono gli spettatori con coreografie ad hoc e versi che richiamano il proprio personaggio.

“Lo scopo è quello di rappresentare un dato animale, ed è per questo che sono vestiti così. Allo stesso tempo, con i movimenti e i versi, cercano di scappare dal fittizio cacciatore che sta cerando di acciuffarli. È la raffigurazione dell’eterna lotta fra l’uomo e la natura. Il loro intento è anche quello di spaventare la gente, perché in teoria sono personaggi cattivi e mitologici da sconfiggere. Sono considerati alla stregua di spiriti malvagi o demoni,” prosegue Deiana.

Tutti i personaggi giungono alla Sagra degli Agrumi da diverse zone della Sardegna. Solitamente si tratta di mamuthones, ossia di personaggi antropomorfi metà uomo/metà pecora vestiti con maschere nere, campanacci e pelle d’ovino scura e irsuta. I mamuthones, per tradizione, scappano dagli issohadores, a loro volta muniti di corde e vestiti con camiciole rosse. Ci sono però anche i mamutzones di Samugheo, che invece sfoggiano cappelli in lana di capra con corna (a volte si tratta di vere e proprie teste di capra), e sono radunati in gruppi da un pastore con indosso un mantello tradizionale. Le maschere di Sorgono, invece, sono rifinite da corna di cervo e completate nella loro interezza da gilet di ossa penzolanti. Ma non finisce qui: all’interno di queste sfilate si possono trovare anche i boes inseguiti dai merdules, che personificano la lotta fra i buoi e i propri allevatori.

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L'origine di tutte queste maschere è avvolta nel mistero, soprattutto per la mancanza di documentazione ufficiale che ne attesti la nascita. Secondo la versione più diffusa, confermata anche dal Museo delle Maschere Mediterranee, l’origine di queste tradizioni è da ricercarsi nel periodo Nuragico (dal Diciottesimo secolo a.C. al Secondo secolo d.C.), ed è legata a rituali pagani di buon auspicio per raccolti floridi o battute di caccia abbondanti. Spesso e volentieri è possibile ammirare tutte queste maschere durante i carnevali e, più in generale, si ritiene siano collegate alle radici bucoliche dell’isola.

“Si pensa che, nel passato, questi personaggi fiorissero durante i primi giorni di primavera, per intrattenere il pubblico in danze rituali,” mi racconta Deiana.

Stando a un’altra teoria diffusasi negli anni Cinquanta, i mamuthones segnerebbero la sconfitta dei saraceni per mano sarda. Seguendo le tracce storiche, tuttavia, le maschere sarde sarebbero emerse ben prima della debacle saracena, quindi la loro origine non può necessariamente essere conseguente.

Ma torniamo alla Sagra degli Agrumi. Poiché il raccolto degli agrumi avviene principalmente da settembre a novembre, la sagra rappresenta la chiusura di un ciclo produttivo, e dà ufficialmente inizio a quello nuovo, con la fioritura dei nuovi boccioli d’arancio.

“Si tratta di un momento di relax per chi lavora negli agrumeti, perché si possono riposare un pochino prima di rimettersi all’opera!” conclude Deiana. “Quando c’è la Sagra puoi pensare a mangiare un sacco, bere, divertirti e raccontare storie. Ad aprile inizia una nuova ondata di vita per gli aranci, e la Sagra è anche un modo per augurarsi che il prossimo raccolto vada bene.”

Per concludere posso solo dirvi che se i sardi hanno ancora intenzione di festeggiare Madre Natura con del limoncello gratis, beh, allora possono decisamente contare su di me.

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Quest'articolo è originariamente apparso su Munchies US.