L’Abruzzo mi appare anche oggi al suo meglio, nelle vesti di una limpida domenica invernale. Mi trovo a Villa Celiera, ovvero la patria più accreditata degli arrosticini. Mi ero immaginata violente faide per contendersi l’origine di questo piatto e invece a forza di chiedere ad abruzzesi di varia provenienza (Pescara, Teramo, Chieti) la versione di Villa Celiera pare metterli d’accordo quasi tutti, nonostante il brillante campanilismo di cui sono capaci. Per cui decido di crederci anch’io.Riesco a mangiare sei o sette arrosticini (a causa delle portate precedenti), ma mi spiegano che se ne mangi meno di dieci non sei praticamente nessuno.
L’origine degli arrosticini ( rrustelle o rrusht in dialetto) si perde nei meandri delle ipotesi folcloristiche, ma è in qualche modo legata alla tradizione pastorizia abruzzese.
Giacomino mette subito in chiaro: lu menù n’ci shtà, si mangia quello che decide lui. O meglio, dipende da cosa hanno cucinato le cuoche oggi.
Giacomino mette subito in chiaro: lu menù n’ci shtà, si mangia quello che decide lui. O meglio, dipende da cosa hanno cucinato le cuoche oggi. Cuoche che si attengono allo stringente criterio di cucinare solo i piatti tipici di Villa Celiera, quelli fedeli a li ricett di mamm, e nello specifico la mamma di Giacomino. Morale: non devo prendere decisione alcuna, che bellezza, il tavolo si popola di bottiglie Lammidia, mi rilasso, vado a lavarmi le mani.E rimango chiusa in bagno. Serratura incastrata, il telefono di là sul tavolo. Uno di quegli incidenti stupidi che non pensavo accadessero davvero e invece eccomi qua, separata dal mondo proprio quando ci stavo così bene. C’è una finestra, siamo al piano terra, ok. Mi arrampico, mi schiaccio, è piccola ma in qualche modo scavalco e salto giù nel vialetto come una ladra. Rientro dalla porta, vengo derisa dall’intero tavolo, compreso Giacomino che per tutto il pranzo ripeterà: com cazz ì’ fatt a’ scir da la fineshctr. Ogni potenziale fascino della sconosciuta spazzato via in un secondo, adesso mi parlano tutti in dialetto stretto e va bene così.Io che continuo a chiedergli degli arrosticini sono come quei turisti che vanno a Venezia e si precipitano a San Marco, senza sedersi su una panchina a San Giacomo dall’Orio o farsi un cicheto a Cannaregio.
La carne, disossata e tenuta al freddo un paio di giorni, viene poi tagliata in piccoli pezzi. La differenza cruciale riguarda proprio il taglio, che può essere fatto al coltello o a macchina