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Cibo

Chi mangia cozze ingerisce davvero 11 mila pezzi di plastica l’anno?

No, ma non c'è da star tranquilli comunque.
Foto utente Flickr Andrew Malone

Ne avrete sicuramente sentito parlare tutti, fra allarmismi e “ve l’avevo detto” vari (alcuni degli ultimi sono usciti anche dalla mia bocca saccente, chiedo venia): chi mangia frutti di mare ingerisce 11 mila frammenti di plastica l’anno. La notizia è rimbalzata da un giornale all'altro poco prima dei cenoni di Natale e Capodanno (scaturendo chissà quante discussioni davanti alle classiche insalatone di polpo confit), e ritrova la sua fonte primaria nella pubblicazione di uno studio del 2014 dell’Università di Ghent.

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Stando ai ricercatori dell’università belga, lo studio vuole dare una risposta quanto più chiara e precisa possibile circa le effettive conseguenze dell’inquinamento marino che, tra spazzatura, agenti chimici e acidificazione degli oceani, sta raggiungendo i suoi massimi storici.
Gli autori hanno inizialmente proceduto analizzando sia le cozze provenienti da impianti di mitilicoltura del Mare del Nord ed esportate in Germania, sia le ostriche della Bretagna allevate nell'Oceano Atlantico, scoprendo che, per 15-20 grammi di carne di cozze e ostriche, le particelle di plastica pervenute erano in media 0,42 a grammo. Da dove sono arrivati quindi i famosi 11 mila pezzi di plastica all'anno? Dati e calcolatrici alla mano, i ricercatori hanno cercato di capire quante particelle di plastica un europeo medio potesse ingerire consultando il database sui consumi alimentari dell’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Secondo il database, che cataloga i consumi dividendoli per gruppi ed età anagrafica, un campione di belgi d’età compresa fra i 65 e i 74 anni ingerisce una media di 73.9 grammi di molluschi bivalvi al giorno (che moltiplicato per 365 giorni fa 27 kg l'anno più uno stomaco d'acciaio).

Ecco, se a questi dati moltiplichiamo gli 0,42 grammi di particelle di plastica, raggiungiamo le 11 mila unità all'anno di cui tutti hanno parlato nei giorni scorsi. Il “problema” di questi dati è che risalgono al 2004 e che, appunto, si riferiscono solo a un ristretto gruppo di belgi (che di per sé amano mangiare cozze, anche crude, per tradizione). Lo studio però non è assolutamente da sottovalutare, anzi, e si conclude con due amare verità che a loro volta speriamo diano il via a una nuova serie di ricerche e, soprattutto, azioni concrete per porre rimedio alla situazione. La prima è che non si sa, a oggi, in quale misura queste microparticelle di plastica intacchino la salute dell’essere umano. La seconda è come, effettivamente, i molluschi (ma anche pesci, stando a numerosissime altre ricerche) arrivino a ingerire plastica a causa del nostro essere orribili esempi di civiltà.

In sostanza sì, sono state rinvenute microparticelle di plastica nelle cozze e nelle ostriche analizzate. E questo è terribile. Però, a meno che voi non mangiate una media di 17 o 18 cozze o ostriche al giorno (o siate delle stelle marine) non c’è troppo di cui preoccuparsi.
Almeno per ora.