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Cibo

Sotto il cavalcavia del Villaggio Olimpico c'è una caffetteria sociale dove aggiustare la bici

Caffè, torte, ma anche uno spazio che ha cercato e sta cercando di rilanciare una zona piena di degrado a Roma di cui nessuno, compreso il comune, vuole prendersi cura.

A Roma tutto può accadere, anche che una bicicletta rotta, una macchina del caffè, un cavalcavia e degli attrezzi ginnici convivano serenamente nello stesso posto, assieme alle immancabili buche.

Sono passata in questa strada milioni di volte negli ultimi anni e improvvisamente mi accorgo che manca qualcosa. Sotto il ponte di Corso Francia, a pochi passi dall'Auditorium di Renzo Piano, c'è sempre stato un luogo indecifrabile, pieno di ragazzi e anche qualche anziano, dove avvenivano cose che non riuscivi sempre a comprendere. Un giorno decido di infilarmici e conosco Francesco.

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Francesco. Foto dell'autrice

Nel 2011 insieme ad altri due amici, Francesco occupa questo spazio abbandonato, un'area comunale sotto un cavalcavia piena di rovi e monnezza. Non è strano vedere del degrado fatto di spazzatura in giro, i romani per dire si sono ormai rassegnati. Francesco no. Lui è tra quelli che prova a fare qualcosa di buono per la comunità e a migliorare la situazione.

I tre ragazzi, all'epoca trentenni, decidono di fondare un'associazione e di ripulire l'area. Mi sono rivista a 18 anni quando a Bologna pensavo di cambiare il mondo.

Fermata

La Riciclo officina prima dell'incendio. Foto per gentile concessione di Riciclo Officina

Vicino alla bocciofila di quartiere Francesco e gli altri hanno costruito con le loro mani un vero e proprio luogo di aggregazione, a disposizione di tutti. “Siamo partiti con la ciclofficina perché al Villaggio Olimpico mancava un'assistenza per ciclisti, poi abbiamo iniziato a fare di tutto: feste per bambini, concerti e …”

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La Riciclo officina prima dell'incendio. Foto per gentile concessione di Riciclo Officina

Per 5 anni Riciclo Officina Villaggio Olimpico è stato un punto di riferimento per Roma nord, non solo per le bici (le cui carcasse arredano i marciapiedi di tutta la capitale), ma soprattutto perché c'era un vero e proprio bar di quartiere con caffè, torte, dove si poteva pure giocare a biliardino. Parlo al passato perché nel 2016 un incendio cancella tanti anni di lavoro. Ancora non sono chiare le dinamiche, del disastro, qualcuno dice anche potrebbe essere stato appiccato volontariamente.

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La Riciclo officina prima dell'incendio. Foto per gentile concessione di Riciclo Officina&

“Proiettavamo film tutti i Giovedì, organizzavamo mostre e avevamo anche la palestra" mi racconta Francesco.

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2600 soci che ora non hanno casa, o meglio stanno aspettando che Francesco, rimasto solo, rimetta in piedi tutto. Quando possono gli danno una mano Davide e Riccardo, due amici che mi accolgono insieme a Francesco.

“Io adoravo il mercatino del baratto e lo spirito di comunità che si era creato” mi dice Riccardo, “anche se personalmente non mi perdevo mai l'appuntamento con il karaoke!”

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Il Green Project ora. Foto dell'autrice.

La cosa interessante, oltre le attività per la comunità, ovviamente la parte “ristorativa”: c'era un box-bistrot con una cucina alimentata da un generatore e un raccoglitore di acqua piovana filtrata. Ovviamente non era un posto per fighetti, ma era figo venirci. Il menu di tutti i giorni era molto semplice, e prevedeva quasi sempre cous cous, pasta fredda, torte salate e come dolcetto un ciambellone sapientemente preparato in casa da qualche nonna. “Un nostro amico pescatore almeno una volta alla settimana arrivava da Fiumicino con un bel tonno e quindi partiva la spaghettata per tutti!”, mi racconta Francesco.

Ora è rimasto solo il caffè a 1 euro, qualche torta fatta in casa per la merenda.

Caffe-1-euro

Dopo l’incendio, il posto ha ufficialmente riaperto un mese fa, grazie alla fedeltà dei clienti di sempre, ma per il bistrot si farà un po’ di fatica.

Francesco si dedicava completamente all'associazione e ora, anche se è rimasto l'unico socio, ha deciso di non mollare. Ha cambiato il nomein Green Project, e tutto sta ripartendo lentamente. Quando sposi una causa come questa, ovvero la bonifica di uno spazio che non interessa più a nessuno, e la riqualificazione di un quartiere, devi fare delle scelte, sindaco o non sindaco.

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A proposito: lo spazio, prima e anche ora, è sempre stato ignorato dal Comune. Pare li salvi il fatto che non ci sia un numero civico e che quindi non si possa procedere contro di loro. Roma è anche questo. Per precauzione, però, le costruzioni sono sempre state tutte rimuovibili.

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Foto dell'autrice.

Tante sono le cose da fare e Francesco riorganizzerà subito le critical mass che hanno sempre fatto con regolarità. “Ora ho deciso di lanciare un crowdfounding per raccogliere qualche migliaia di euro per il generatore della cucina”.

Il cibo ha infatti sempre avuto un posto speciale per la ciclofficina. Venivano organizzati dei tour in bici nel quartiere Flaminio alla scoperta degli edifici dimenticati che si concludevano sempre con grandi mangiate direttamente ai banchi del mercato, sostenendo così i rionali, ormai soffocati dalle grandi catene di supermercati.

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Foto dell'autrice.

Hanno sempre partecipato anche alla Magnalonga di Legambiente, una passeggiata in bicicletta, ovviamente non competitiva, con soste di degustazione per la città. 20 km per una mobilità sostenibile e per la promozione dell'enogastronomia.

La tappa alla ciclofficina era caratterizzata dal Ciclo-shake, metà frullatore, metà bicicletta: pedali per qualche minuto e nel frattempo ti prepari un sano smoothie.

Farete fatica a immaginare questo posto vivo e pieno di attività, per questo ho chiesto a Francesco le immagini pre incendio. Sono rimasti intatti i murales di Alice, la street artist più famosa di Roma, che all'epoca era sconosciuta e liceale.

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Street-art-roma

Foto dell'autrice

Francesco sembra proprio come i miei amici di vecchia data, pieni di ideali e con niente in mano; è un geometra che ha perso il lavoro da giovanissimo e si è reinventato per come ha potuto, cercando la libertà e il contatto con le persone.

A prescindere dalla bontà o meno del suo caffè, spero di tornare presto a mangiare una sua torta salata e a farmi quattro chiacchiera prima di una critical mass enogastronomica. Forse Green project è un'utopia, ma spero tanto di rivederlo in piedi al più presto, perché i luoghi così, senza codifica, sono quelli che ti sorprendono di più.

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