Ho provato la colazione di Hunter S.Thompson e non lo farò mai più

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Cibo

Ho provato la colazione di Hunter S.Thompson e non lo farò mai più

Stare nudi sotto la pioggia fa schifo—soprattutto se sei pieno di tequila, bacon e cocaina.

La colazione è il pasto più importante della giornata. E Hunter S. Thompson lo sapeva. Nel mezzo di una vita caotica e priva di punti di riferimento, strafatto 24/7, Thompson considerava la colazione una specie di salvagente—una connessione alla realtà. In un articolo comparso su Rolling Stone il 2 giugno 1976, in cui avrebbe dovuto dedicarsi a un’analisi della figura del Presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter, Thompson seguì un’illuminazione momentanea e cambiò totalmente discorso—come usava fare. Nel paragrafo successivo diede voce all’amore che provava per il primo pasto del giorno, e alla sua idea di colazione. Ecco il passaggio in questione:

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Mi piace fare colazione da solo, e quasi mai prima di mezzogiorno; chiunque abbia uno stile di vita dissoluto a questi livelli ha bisogno di almeno un’àncora fisica ogni ventiquattro ore, e la mia è la colazione. A Hong Kong, Dallas, o a casa—non importa se sono andato a dormire o meno—la colazione è un rituale che si può osservare in modo corretto solo da soli, e secondo lo spirito del vero eccesso. Il fattore cibo dovrebbe sempre essere enorme: quattro Bloody Mary, due pompelmi, un thermos di caffè, crepes Rangoon, 200 grammi di qualunque salsiccia, bacon, hash di carne con dadini di peperoncino, omelette o uova alla benedict, un quarto di litro di latte, un pezzo di limone per condire qua e là, e una fetta di Key Lime pie, due margarita, e sei righe della cocaina migliore per dessert… Poi, certo, ci dovrebbero anche essere due o tre giornali, tutta la posta e i messaggi, un telefono, un taccuino per pianificare le successive ventiquattro ore, e almeno una fonte di buona musica… Tutto questo si deve tenere all’aperto, al tepore del sole, e preferibilmente nudi.

https://munchies.vice.com/it/article/qvwz8x/frattaglie-strane-mammelle-retto

Per omaggiare il giornalista più folle della storia, ho deciso di ricreare la sua colazione. O forse sarebbe meglio dire “creare”, dato che non penso che Thompson ingerisse davvero questo enorme quantitativo di cibo ogni mattina. D’altra parte lo scrittore era noto per le sue esagerazioni; e anche solo il tempo di preparazione avrà funzionato da deterrente. Una botta calorica tale ogni mattina l’avrebbe probabilmente ucciso molto tempo prima di quel colpo di pistola che il 20 febbraio del 2005 si è sparato davanti alla macchina da scrivere.

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Sono presto giunto alla conclusione che sarebbe stato parecchio dannoso cercare di ingerire quantità così assurde di cibo, soprattutto così presto, quindi ho deciso di condividere questa colazione con il mio amico Ziggy Silver, che ha chiesto di rimanere anonimo. Ziggy è un poeta e un aspirante alcolista, e nel passato mi è stato al fianco durante altissimi momenti letterari e culinari. Inoltre, è proprietario di un giardino dove possiamo comportarci da idioti al riparo da occhi indiscreti.

Avevo dormito quattro ore, ero preda di un hangover lancinante, e piovigginava. Insomma, l’estate danese. Quando ho aperto il cancello rugginoso di casa di Ziggy, ho avuto un presentimento. La colazione dovrebbe essere un modo per cominciare la giornata al meglio, e non ero certo che la ricetta di Thompson andasse in quella direzione.

Ziggy era più fiducioso di me, e si è messo subito a fare i Bloody Mary e tirarmi su il morale con della buona musica.

Per lunghi periodi della sua vita Thompson aveva risieduto in alberghi in giro per gli Stati Uniti. Se puoi ordinare la colazione in camera e far pagare il conto al tuo datore di lavoro, potrebbe essere possibile godersi un pasto come quello descritto. Ma se devi cucinare da solo potresti morire di fame prima di arrivare in fondo ai preparativi. Anche se avevo portato alcune cose a casa (avevo “barato un po’” come dicono i cuochi in TV), siamo rimasti in cucina due ore piene. Avevo gocce di sudore che mi colavano sulla fronte più veloci delle gocce di pioggia sulla finestra, e la testa mi pesava. In un certo senso, era la situazione più realistica possibile. Con la quantità d’alcol che Thompson beveva, quello dell’hangover doveva essere per lui uno stato cronico—una vera e propria situazione esistenziale.

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“Ho una fame pazzesca, G.,” ha detto Ziggy, accendendosi una sigaretta. Gli ho detto di stare zitto, divento irritabile quando ho fame.

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Mi ha raccontato una storia su un biker che gli aveva dato una chitarra il giorno prima, mentre io preparavo le uova, friggevo il bacon, facevo i pancake e bollivo l’acqua per il caffè. Il pasto ha cominciato a prendere forma.

Fuori la pioggia batteva ancora, ma Thompson aveva detto che il cibo doveva essere consumato all’aria aperta. Nudi. Quando ci siamo spogliati e abbiamo messo i piatti in tavola, ho bestemmiato contro quello stronzo. Non penso che abbia mai fatto colazione in questo buco del culo del mondo in cui piove un giorno sì e uno no. Dopo esserci resi conto che una sedia bagnata è davvero fredda quando hai il culo nudo, abbiamo attaccato la colazione con lo stesso appetito con cui un musicista punk si butta sul buffet di anfetamine dopo un concerto.

“Buona questa roba,” ha detto Ziggy masticando uova benedict. “Con un Bloody Mary è il modo perfetto per cominciare la giornata.”

L'autore (sulla destra) con Ziggy

Le crepe rangoon con il ripieno di granchio erano altrettanto buone, e ci siamo scambiati un sorriso felice mentre l’acqua ci colava lungo i corpi nudi. Io ho alternato sorsi di Bloody Mary, latte e caffè controllando le mail sul telefono perché nel nostro mondo digitale “ D ue o tre giornali, posta, messaggi, un telefono, un taccuino e una fonte di buona musica” stanno tutti in un piccolo device.

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“Non è il momento del desert?” mi ha chiesto Ziggy, indicando un piatto vuoto. In men che non si dica sono state stese sei righe di cocaina sul tavolo della cucina. Poco dopo, non avevo più freddo e mi formicolavano le mani.

“Direi che è il momento di sparare,” ho detto facendo ondeggiare il margarita che avevo in mano. Ziggy ha messo in posizione un cartone di succo, mi ha guardato con occhi folli, e l’ha bucato con una pistola ad aria compressa. Precisissimo.

Il cuore mi batteva all’impazzata quando è stato il mio turno di sparare, e non penso di essere mai arrivato così vicino a capire come doveva essere vivere come Hunter S. Thompson.

"Se vale la pena fare una cosa come questa, è per farla bene"

Di ritorno al tavolo, ho notato che ci eravamo scordati di mangiare la torta, ma eravamo già decisamente pieni. Anche se avevamo diviso in due la colazione di Thompson, non saremmo riusciti a mandare giù un altro singolo boccone, e mi sentivo stranissimo. Troppo pieno, un po’ ubriaco, fatto di coca, bagnato, nudo, e con un hangover sempre più forte, ho fatto un gran sorso di margarita per calmarmi, Non ha aiutato. Qualche secondo dopo, ho vomitato.

La cucina era un casino, c’erano pietanze mezze mangiate ovunque, e io mi sono buttato sul divano. Dovevo scrivere un articolo, ma non riuscivo nemmeno a stare in piedi. Ziggy non aveva ancora finito con il dessert.

Mentre la nausea mi investiva, mi è venuta in mente un’altra frase di Thompson: “Se vale la pena fare una cosa come questa, è per farla bene.”

A quanto pare, vale anche per la colazione.

Questo articolo è apparso originariamente su MUNCHIES Danimarca