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Cibo

Perché vado a letto solo con i baristi

Non molto tempo fa ne ho parlato con la mia terapista. Le ho proprio detto "ogni persona con cui sono andata a letto negli ultimi quattro anni è un narcisista con problemi legati all'alcol," e lei mi aveva chiesto "hai idea del perché?".
Foto dell'utente Flickr di Jorge Gonzalez.

In questo settore i confini tra rapporti lavorativi e personali sono molto labili.

Quando lavori nei bar e nei ristoranti, trovi sempre una costante: l'alcol. L'alcol è davvero ovunque. Così, fin dal mio primo lavoro dietro al bancone di un bar, ho iniziato a bere qualche cicchetto con i miei colleghi fino alle 6 del mattino. Spesso, infatti, si chiudeva a mezzanotte e, nonostante gli impegni mattutini, preferivamo passare del tempo insieme fra un drink e l'altro. "Oh, dai, passo giusto un po' di tempo in compagnia, ci si diverte!", mi dicevo.

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Solo che non è mai un po'di tempo in compagnia, non è mai un solo bicchiere. Nessuno si è mai fatto solo un bicchierino, specialmente nell'industria della ristorazione. Ci piace bere insieme perché un sacco di clienti pesano di essere gli unici al mondo e non si rapportano a noi baristi come se fossimo effettivamente degli esseri umani che stanno lavorando anche per altre persone, e che non amano particolarmente i modi sgarbati.

Il risultato è che molte persone che lavorano nei bar o nella ristorazione finiscono per uscire fra di loro. Non molto tempo fa ne ho parlato con la mia terapista. Le ho proprio detto "ogni persona con cui sono andata a letto negli ultimi quattro anni è un narcisista con problemi legati all'alcol," e lei mi aveva chiesto "hai idea del perché?". Beh, cosa potevo risponderle se non "perché vado a letto solo con baristi?".

Un'altra similitudine è che tutte queste persone soffrono di depressione e hanno diverse percezioni della propria depressione, ma comunque sia, a prescindere, sono tutti ridotti a uno schifo.

Non mi permetterei mai di parlare a nome di qualcun altro - conosco gente felicemente fidanzata con baristi,- bensì sostengo solo sia uno schema noto. E non penso nemmeno che bere così tanto come quasi ogni persona che conosco faccia del bene alle proprie relazioni e, soprattutto, alla propria salute mentale sul lungo termine. Tutti pensano che smetteranno quando vogliono, che "è solo una fase momentanea della mia vita," ma la verità è che non è momentanea e nessuno sembra smuovere passi verso il cambiamento.

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Durante una delle mie esperienze lavorative passate, giusto per contestualizzarvi quanto sto dicendo, sono andata a letto con il sous chef con cui lavoravo. Poi sono andata a letto con una persona che lavorava in un ristorante vicino, sulla stessa strada del mio, e poi ho frequentato un barista di un ristorante sempre del vicinato. A volte le persone non sapevano io andassi a letto anche con altri, poi succedeva che questi "altri" parlassero fra di loro e allora io mi sentivo morire. Ed ecco perché da quel vicinato sono dovuto scappare.

In questo settore i confini tra rapporti lavorativi e personali sono molto labili.

Il settore alberghiero è quel posto in cui incontri un sacco di persone solitarie, ed è perciò difficile porre dei paletti soprattutto se non si vuole far star male chi ti ritrovi davanti. A volte capita un cliente entri, sia solo a cena e abbia bisogno di parlare con qualcuno. E così parla con te, che non puoi mica dirgli che sei impegnata, perché rischi di non ricevere poi la mancia con cui pagherai le bollette.

A volte, però, capita anche io simpatizzi bene con i clienti perché so che alla fine del tunnel arriverà proprio una mancia. Raramente, invece, mi piacciono davvero. Durante un mio lavoro, tempo fa, ho fatto conoscenza con un professore che entrava da noi nel locale ogni settimana. Si sedeva, ordinava un panino, io gli portavo delle birre e parlavamo un po'. Questa storia è andata avanti per un anno, finché non gli ho chiesto di uscire. E siamo usciti davvero, abbiamo bevuto e siamo finiti a letto insieme.

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Il giorno dopo, però, mi aveva mandato messaggi lunghissimi sulla sua relazione tira-e-molla di sei anni. E io gli dicevo "guarda che non voglio l'anello, mi basta mi porti fuori a cena," ma non ce la poteva fare a capirlo. Poco prima che le cose implodessero ne avevo parlato con un amico, che però mi aveva avvisata subito. "Questo tizio vuole solo sublimare la fantasia di farsi una cameriera. Sei una fantasia per lui." Io credevo di essere al cameriera più furba al mondo, e invece ero solo una fantasia di uno che il mercoledì non aveva nulla da fare.

Ed ecco perché bisogna stare attenti quando qualcuno ti invita fuori a ballare dopo l'orario di lavoro. Sembra divertente e magari lo è, ma il ruolo della cameriera è sempre in agguato.

Talvolta sento la necessità di uscire con i miei amici, quelli veri, per uscire dalla modalità "la tua cameriera preferita" e ritornare alla realtà. Ed è difficilissimo, mi ci vuole qualche minuto almeno.

Ecco, c'è un'altra cosa che dovete sapere sul frequentare i baristi: è difficile capire quando sono usciti dalla modalità "il tuo barista preferito." Vi ritroverete a chiedervi se vi stiano ascoltando davvero, se lo abbiano mai fatto negli ultimi tre mesi di frequentazione, e così via. Non li biasimo, so quanto sia difficile essere te stesso quanto passi la giornata ad essere qualcun altro.

Al momento io sto lavorando anche su me stessa, sto cercando di capire se ci sia un posto in questo settore anche per me, un posto che non preveda necessariamente sbevazzate ogni sera e frequentazioni solo con gente del settore. Perché sapete, uscire per andare al mare al weekend. ogni tanto, non mi dispiacerebbe affatto.

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Quest'articolo è originariamente apparso su Munchies US.