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Cibo

Gli uomini si imbarazzano a ordinare piatti vegetariani, dice una ricerca

"Entrano in gioco delle aspettative culturalmente radicate, e tendiamo ad avere perlopiù l’immagine dei maschi come di macellai e di quelli che si occupano del barbecue in giardino”
Foto Getty Images / 10'000 Hours

Recentemente mi sono imbattuta nei risultati di uno studio britannico non ufficiale sulle abitudini alimentari carnivore del sesso maschile, e mi è venuto subito in mente un episodio cult di Seinfeld.

La puntata si chiamava “L’Occhiolino”, andata in onda nel 1955, e ricordo che c’era un Jerry cambiato, con una maggiore consapevolezza della sua salute – in pratica aveva messo su qualche chiletto e ora provava a perderne qualcuno. Il tutto gravitava intorno a una dieta vegetariana. Sfortunatamente, la donna con cui stava uscendo,era una carnivora di quelle puritane, che serviva al povero Jerry carne di montone e lo portava a pranzare in una steakhouse. Per tutta la durata dell’episodio, Jerry era consumato dall’ansia di dover nascondere le sue inclinazioni “non-virili”; a pranzo dice alla donna di “non essere proprio un amante della carne”, al che lei ribatte inorridita con un: “Sei uno di quei…?”, omettendo la parola con la “v”. E lui, con una smorfia: “Beh, no, non sono uno di quelli”. Dopo aver scoperto che il piatto più leggero della steakhouse era del pollo arrosto bardato con del prosciutto con sopra del gorgonzola, Jerry crolla inesorabilmente e si ordina un’insalata. Ed è così che sulla sua faccia gli compariva un’espressione di vergogna e nella sua testa continuavano a rimbombargli la frase “Solo un’insalata…solo un’insalata…solo un’insalata…”.

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Questo è esattamente il modo in cui si è sentito, secondo i ricercatori, il piccolo gruppo di uomini che ha partecipato alla ricerca condotta dall’

Università di Southampton

, in merito al loro essere vegetariani.

“The Man Food Project”

, condotto dalla dottoressa Emma Roe e dal dottor Paul Hurley, ha studiato 22 uomini le cui diete includevano al massimo piccole quantità di carne: c’erano gli uomini “green”, che avevano iniziato a esplorare l’alternativa vegetariana per salvare l’ambiente; gli uomini “che si allenano”, che hanno deciso di scolpire i propri muscoli senza mangiare carne; e gli uomini che devono ripiegare sulle mense dei poveri e non mangiano, per questo motivo, molta carne. Insomma, quello che la dottoressa Roe e il dottor Hurley hanno scoperto, è che

a questi uomini viene difficile ordinare piatti vegetariani in pubblico,

quando sono circondati da altra gente.

“Alcuni di loro hanno provato sentimenti come

la vergogna, l’imbarazzo o un conflitto interiore

, che a volte li ha portati a mangiare carne o ad offrirne ai loro ospiti in una cena a casa propria”, ha detto la dottoressa Roe a MUNCHIES.

Dal momento che sempre più terreni agricoli vengono utilizzati per far pascolare il bestiame e per coltivare il cibo destinato agli animali, e che tutto ciò contribuisce a far aumentare le emissioni di gas serra e al cambiamento climatico, un numero crescente di esperti che si occupano di ambiente raccomandano ai consumatori di tagliare il loro consumo di carne. Oggi le alimentazioni vegetariane e vegane sono opzioni attuabilissime, anche se ancora, negli ultimi decenni, il consumo di carne è incrementato vertiginosamente- ci ha riferito la dottoressa Roe. I ricercatori hanno voluto con questo studio cercare di capire quali tipi di blocchi sociali e culturali esistono che possono impedire ai commensali – quelli maschi in particolare- di optare per una scelta vegetariana.

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Roe e Hurley hanno riunito i partecipanti in una serie di workshop molto alla mano, nei quali i ricercatori e i soggetti studiati dovevano preparare insieme un menù vegetariano, uno vegano e uno a base di carne, chiacchierando nel frattempo di come percepiscono la loro alimentazione. In questa situazione rilassata, i medici hanno notato che gli uomini si sono rivelati molto più sinceri parlando delle loro esperienze, rispetto a come avrebbero potuto essere in una classica ricerca pignola o in un’intervista faccia a faccia.

“È come quelle conversazioni che hai a casa mentre stai facendo altro, molto più oneste rispetto a un colloquio uno di fronte all’altro, proprio perché sei concentrato su altre cose”, ha detto Roe.

Mentre gli uomini mangiavano tranquillamente il loro pasto, la conversazione a un certo punto è virata sulle sensazioni che hanno provato cercando di seguire una dieta vegetariana. Uno degli “uomini green” – un ragazzo vegetariano di 27 anni- ha chiesto agli altri, senza essere interpellato dai ricercatori:

“Vi siete mai vergognati di essere vegetariani?”.

E molti di loro hanno risposto di sì.

Il vegetarianesimo – e il veganesimo in particolare- sono spesso percepiti come un modo di mangiare femminile. Pensate a tutti quegli influencer su Instagram che tengono stretti i loro frullati verdi e i loro burri di noccioline aromatizzati: è palese che siano perlopiù donne. Uno studio del 2016, pubblicato dalla Vegan Society del Regno Unito, ha scoperto che il 63 percento dei vegani era composto da donne, mentre gli uomini vegani coprivano solo il 37 percento. Come ci ha spiegato la dottoressa Roe, entrano in gioco spesso e volentieri delle aspettative culturalmente radicate, e tendiamo ad avere perlopiù l’immagine dei maschi come di macellai, di quelli che si occupano del barbecue in giardino, perché lungo il corso della storia sono questi i ruoli che hanno occupato.

“Mangiare animali è stata una parte chiave che ha portato al processo della civilizzazione umana”, ha detto. “È una dimostrazione della distinzione che corre tra società e natura, proprio perché noi possiamo mangiarli. E gli uomini sono stati la forza principale in questo processo; per questo l’associazione che si fa dell’essere umano con il mangiare carne è più sentita nell’uomo rispetto che nella donna”. E se pensate che questo studio ruoti soltanto intorno al discorso cibo, la dottoressa Roe invece ci ha detto che i risultati hanno anche dei risvolti politici: gli uomini dovrebbero dominare non soltanto la loro scelta alimentare, ma anche il loro stesso ambiente. Le cose sono collegate. “E tutto ciò è diventato ancora più evidente ai giorni nostri fatti di politica populista: basta guardare ai più grandi eventi che si sono avuti negli Stati Uniti e in Europa per accorgersi di come sessismo, razzismo e specismo sono i terreni su cui si sta giocando la partita dei poteri”, ha aggiunto. La squadra di ricercatori del “Man Food Project” spera adesso di utilizzare i risultati ottenuti per collaborare insieme alle più grandi aziende alimentari, facendogli sapere come gli uomini vedono le loro offerte vegetariane e vegane, e lavorandoci insieme per offrire a questi uomini dei prodotti più mirati. Cercando di distruggere quella spirale di vergogna Seinfeldiana che li ha afflitti per un tempo immemore.

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Questo articolo è originariamente apparso su Munchies US.