Marchese Amari bar italia
Foto per gentile concessione de Il Marchese

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Cibo

A Roma c'è un bar interamente dedicato all'amaro, e trovate 500 bottiglie diverse

ll Marchese è il primo in Italia e in Europa a dedicarsi interamente agli amari. Voi dite un'etichetta, e loro ce l'hanno.
Andrea Strafile
Rome, IT

In Italia di amari che ne sono almeno 800 diversi

“Ce l’avete il Braulio?”
“No? Allora dammi un Amaro Montenegro, per favore.”

Quante volte è capitato che nel dopocena si avesse voglia di un amaro, ma puntualmente quell’amaro non ci fosse? L’amaro in un qualsiasi bar e ristorante non manca mai, da bere liscio, con un cubetto di ghiaccio, dolce, erbaceo, amaricante. L’amaro fa parte della nostra identità tanto quanto il caffè: c’è chi lo vuole come aperitivo, chi come dopo pasto e chi, impavido, se lo scola la mattina.

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Da poco più di un mese, a Roma, c’è un posto dove non esiste “no, non ce l’abbiamo”, riferito agli amari. Da Il Marchese c’è una selezione, anzi una parete intera, di 500 amari. Tutti stipati uno accanto all’altro, per fare spazio a sempre nuove bottiglie.
“Questo è il primo amaro bar in Italia e abbiamo più etichette di qualsiasi altro posto in Europa”, mi dice uno dei soci del locale, Lorenzo Renzi che, insieme a Davide Solari e al barman Matteo Zed, ha iniziato questo progetto.

Con un menù dedicato, il “Libro degli Amari”, le bottiglie de Il Marchese spaziano in tutte le zone d’Italia: dal settentrione, con etichette come l’Elisir Novasalus del Trentino, amaro e erbaceo o il classico Fernet Branca o Amaro Ramazzotti della “Milano da Bere”, al sud con, per dirne una, l’Amaro Bizantino calabrese. Ci sono anche le Isole, ovviamente, e una sessantina di bottiglie estere, perlopiù tedesche, olandesi e francesi.

Amari marchese roma

Una parte della parete di 500 amari.

L’amaro, come il vino, rappresenta una storia importante della nostra cultura, ed è una bevanda che si può letteralmente fare con tutto. Il disciplinare dice che deve esserci una base di spirito e della botanica aggiunta. Di qualsiasi tipo, anche l’erba dove fate passeggiare il cane.
Ecco perché è davvero un’espressione incredibile dell’Italia. Rappresenta ogni micro porzione di territorio, con le sue erbe, le sue radici e i suoi fiori. Potete spostarvi di 10 km e trovare un amaro completamente diverso da quello della città accanto.

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Dal Marchese tutto nasce per la passione sull'argomento: “Ho letto questo libro, diventato un must per gli appassionati di alcolici e mixology, in cui venivano osannati una trentina di amari”, mi dice Matteo Zed, ideatore dell’amaro bar romano. “Così mi sono sentito toccato nell’orgoglio e ho deciso di parlare di amari, fino ad arrivare a questo bancone.”
Matteo ha un portale, che prima era una pagina Facebook, chiamato Amaro Obsession – The Bel Paese Ritual, dove racconta tutto sugli amari e sulle aziende e microaziende che li producono in lungo e in largo in Italia.
“Da sempre sono cresciuto nel settore dell’hospitality, avendo la mia famiglia un vecchio hotel a Jesolo. Sono andato dopo la laurea negli USA, dove ho lavorato a Central Park e da lì mi sono accorto dell’ossessione degli americani per gli amari italiani. Così mi sono detto: ma com’è possibile che loro fanno a botte per gli amari italiani e noi no? Hanno una complessità, caratteristiche pazzesche che li fanno uno diverso dall’altro: dall’agrumato, al tonico, al corroborante, al mentolato.”
Torna in Italia, va in Giappone alla corte di Hidetsugu Ueno, dove impara a scolpire il ghiaccio e poi Roma, da Settembrini, dove conosce Bastianich che se lo porta in uno dei suoi bar newyorkesi.

Il-Marchese-Roma-locale-amari

E alla fine arriva l’opportunità di aprire un bar per la sua passione, gli amari. Dall’aperitivo al dopocena, è sempre più compreso e apprezzato dai clienti. “All’inizio non andava molto bene, poi hanno iniziato a conoscerci. Ora c’è gente all’aperitivo, dopo cena a degustare amari e anche a cena, dove tante persone preferiscono mangiare al bancone.”, mi dice ancora Matteo.

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Dietro il bancone, l’altra sera, Martina Proietti mi ha raccontato, insieme a Dario, la storia degli amari. O le storie delle bottiglie. C’è un’attenzione e una voglia di fare cultura pazzesca. “L’amaro nasce dai frati o monaci”, mi racconta. “Era usato perlopiù come medicinale. Dopo la scoperta dell’America arriva lo zucchero a buon mercato e così diventa una bevanda piacevole. La Rivoluzione Francese fa uscire i monaci dai monasteri e per sostentarsi fanno i loro amari.”
Già quando scrissi del Varnelli avevo scoperto del potere curativo degli amari, soprattutto antimalarici grazie alla chinina.
Il bello di questo mondo, è che non solo è radicato nelle tavole delle nostre nonne, che fanno i loro digestivi in casa da sempre, ma che davvero è espressione tanto di territorio come di unione del nostro Paese.

I ragazzi dietro al bancone mi dicono che di etichette, solo in Italia, ce ne sono 800. Matteo li ha contattati quasi tutti, dai più commerciali ai più artigianali, e si è visto arrivare le sue 500 bottiglie.

Marchese-Rom-Cocktail

Quindi, se passate dalle parti di Roma, dopo o durante una passeggiata sul lungotevere verso via di Ripetta, tuffatevi sugli sgabelli del bar de Il Marchese. Si scoprono le storie di ciclisti che percorrevano chilometri per andare dalla fidanzata e si ristoravano con un amaro; erbe da tutta Italia; una selezione di 20 Fernet diversi. Il bar è il Marchese del Grillo, il ristorante coi tavoli di legno, il suo alterego carbonaro.

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Bevete un bicchierino, fatevelo miscelare coi cocktail creati apposta e continuate a bere. Per arrivare a 500 ce ne vuole.

E noi non vi fermeremo se vorrete provarli tutti.

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