ricette di guerra
Collage Munchies. Tutte le foto di Mattia Stellacci

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Cibo

Ho preparato una cena a base di piatti della Seconda Guerra Mondiale

Ho trovato un libro con ricette semplici, semplici da fare durante la Seconda Guerra Mondiale e ho deciso di provare a capire come cucinare in tempi difficili.
Andrea Strafile
Rome, IT

Una volta servita la Carne Nutriente, senza impiattamenti fighetti, sembrava vomito di drago messo su un piatto.

Molti di noi, andando a pranzo dai nonni, si saranno sentiti dire la classica frase "eh, ma ai tempi in cui c'era la guerra era un lusso avere queste cose in tavola". Anche se magari questi nonni, durante la guerra, avevano sì e no cinque anni.

La Seconda Guerra mondiale fa ancora paura. Abbiamo paura delle bombe, del freddo, ma soprattutto della fame. Non esiste racconto di guerra dove non sia presente la fame. Nel nostro caso, nel caso dell'Italia Fascista, la situazione era particolarmente drammatica - al pari della Germania nazista-, per via di quell'autarchia che non permetteva ai prodotti esteri di varcare il confine. La famosa "Battaglia del Grano" tanto voluta da Mussolini non era altro che una pacca sulla spalla per essersi prodotti da soli un alimento base della nostra dieta. I campi ne erano pieni. Persino Piazza Duomo a Milano era un mare di spighe.

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guerra cena roma

L'antipasto non era male. Pane, stracchino, lardo e alici. Tutte le foto di Mattia Stellacci

Oggi non immaginiamo neanche come dovesse essere fare lunghe code con dei talloncini in mano per prendere 200 grammi di pane al giorno, spesso nero allungato con la segatura di betulla, 2kg di pasta al mese un briciolo di carne qualche cucchiaio d'olio e dello zucchero. Non abbiamo intenzione di fare file per pagare al supermercato, figuriamoci passare ore con la propria tessera annonaria tra le mani.

Qualche tempo fa, mentre passeggiavo alla fiera "Più Libri Più Liberi" nella nuova Nuvola di Fuksas a Roma, mi sono imbattuto in una strana, affascinante, piccola casa editrice. Sul loro banchetto, insieme a strani libri che parlavano di feticismo di piedi, naso, mani e ricettari dadaisti, mi è comparso tra le mani un piccolo libretto sulla cucina di guerra. "Ricette Di Guerra 1940-1944", era il titolo. Di Fefè Editore. Una raccolta di ricette di una certa Amalia de Sanctis che voleva con il suo libretto aiutare a gestire il pasto in tempi duri. Una nonna. E mi ha colpito, questo ricettario di una 50ina di pagine, perché tutte le ricette all'interno non erano più lunghe di tre righe. La formula era qualcosa come 'prendete le rape, sobbollitele, fate una maionese di guerra e servite.' Niente indicazioni strane, niente di complicato. Ma non solo per questo.

Non c'è il burro? Conserva i grassi del prosciutto, prendi un pezzo di lardo. Non c'è la pasta? Fai finta che ci sia.

Seconda Guerra Mondiale Cena

Il libro di ricette della prozia Amalia.

La tendenza dei ricettari del tempo di guerra era quella di fingere che nulla stesse succedendo. Quindi c'era una netta distanza tra i libri che parlavano di manicaretti come se tutto fosse normale e quelli sbrigativi che ti aiutavano ad arrangiarti. E questo libro è uno di quelli; in particolare il ricettario è stato scoperto nella ricca collezione di libri di cucina della madre da Leonardo de Sanctis, pronipote di Amalia.

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Quindi per provare cosa significasse cucinare ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, ho organizzato una cena a base di queste ricette romane.

Spoiler: non è stata la cena migliore della nostra vita.
Spoiler 2: ho speso più che se stessi andando a mangiare fuori.

cena della guerra

L'autore alle prese con la senapa.

Con i racconti di mia nonna Isa nella testa, fatti di speranza nel pane bianco e trippa asciutta senza niente e in quelli degli anziani romani che pescavano nel Tevere, cacciavano uccellini con la fionda e acchiappavano le rane da papparsi a cena, mi sono messo a leggere alcune delle ricette. La base del libro e del cibo di guerra si può riassumere così: non rinunciare alle pietanze di prima. Cambiano solo gli ingredienti con cui le fai. Quindi, non c'è il burro? Conserva i grassi del prosciutto, prendi un pezzo di lardo. Non c'è la pasta? Fai finta che ci sia.

Con il mio bel libretto tra le mani, dopo aver invitato gli amici a cena, ho affrontato la prima prova. La spesa. Non volevo ricreare le condizioni di guerra, sarebbe stato molto stupido. Quindi ho deciso di affidarmi giusto al macellaio Danilo per la carne, al fruttivendolo accanto che tutti chiamano "La Gioielleria" e al Carrefour poco più sotto. Della carne trita dal macellaio per fare polpette e preparazioni varie alla modica cifra di 14 euro. Delle patate a 2 euro e 40 la decina. E tutto il resto per un totale di 40 euro. Ora, tutto potevo aspettarmi, tranne che gli ingredienti per una cena a base di piatti della Seconda Guerra Mondiale potesse sfilarmi quasi mezza piotta dal portafogli.

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Libro-ricette-di-guerra-

Con il mio libricino nel carrello, sono andato al reparto del pane a pregare il tizio per una pagnotta rafferma. Ho chiesto alla ragazza del banco salumi di tagliarmi una sola grossa fetta di crudo chiedendo di lasciarmici un bel po' di grasso e la gente intorno mi guardava strano. Molto strano. Con il mio carrello pieno di carciofi mezzi mosci, dozzine di uova (bio, mica c'erano gli allevamenti intensivi) a chiedere i grassi del prosciutto sembravo un malato di mente. Ho provato a dire alle vecchine che facevo una cena della guerra, ma sempre per matto mi hanno scambiato.

Al momento di pagare, vista la cifra, sono corso a studiare bene i prezzi dei vari ingredienti. Il pane 5 euro al chilo. I carciofi 1,80 euro al pezzo. Le uova 3 euro e spicci la confezione da quattro. E mi sono chiesto: com'è possibile che gli ingredienti di cui la zia Amalia parla come fossero reperibilissimi nel 2019 costino quanto una cena al ristorante??? Eccolo il primo paradosso, a cui tutti siamo abituati ma facciamo finta di nulla.

Sono tornato a casa tardi, stranito e anche un po' incazzato. Ad aspettarmi c'erano Paolo, Alexandra e Mattia, che è stato così gentile non solo da venire, ma da fare le foto a quella che verrà ricordata come una delle cene più tristi di tutta Roma. Ai fornelli, visto il ritardo, il mio caro amico Andrea ha pensato bene di fare nel frattempo una zuppa. Con zucca e verdure varie. Non era sul libro, ma ha pensato che incarnasse nel giusto modo lo spirito della guerra. Per non fare aspettare gli ospiti, già non troppo entusiasti - non vi biasimo, belli-, ho iniziato con la prima ricetta.

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zuppa ai tempi della guerra

L'antipasto, che per la Sora Amalia era in realtà una merenda. "Sui crostini avanzati di pane mettete un velo di stracchino, del lardo sciolto e delle alici arrotolate." Non mi sembrava male, così ho tagliato le fette di pane, le ho velate con il formaggio, unte con il lardo e messo l'alice come tocco finale. Non li ho sentiti lamentarsi, quindi direi disastro sventato.

crostini-ai-tempi-della-guerra

Il problema è arrivato con gli altri piatti. Dato che la maggior parte delle ricette del libro hanno bisogno di un forno e che noi un forno a casa non ce l'abbiamo, ci siamo dovuti accontentare di preparare quelle che sono forse le più tristi descritte. Niente spennellate di balsamella di guerra. Niente cose croccanti e gratinate. Assolutamente niente torte. Quindi il menù prevedeva i crostini di alici; la vellutata; gli gnocchi di pane in brodo; la pastina senza pasta; la "carne nutriente" e un dolce alla marmellata.

seconda guerra mondiale cibo di guerra

Il pane strizzato per gli gnocchi.

Per fare gli gnocchi avrò usato un litro di latte. Si lasciava il pane raffermo in ammollo nel latte, si lavorava con le uova, cubetti di prosciutto crudo avanzato, si facevano delle palle e via dentro il brodo. Il brodo con il dado. A quanto pare esisteva ed era molto in voga per risparmiare. Grazie al cielo la vellutata era buona. Avevamo un sacco di Peroni, che sono abbastanza sicuro non ci fossero durante la guerra, ma in qualche modo dovevamo sopravvivere.

gnocchi di pane cena guerra

Gli gnocchi di pane con il brodo di dado vegetale. Non molto invitanti.

guerra cena cibo

Andrea si mangia i suoi dal mestolo perché non avevamo abbastanza cucchiai. Guerra in tutto e per tutto.

E poi è arrivato il turno degli gnocchi di pane. Queste palle giganti che galleggiavano in acqua sporca che hanno suscitato i primi sguardi schifati degli amici. Due palle a testa. Non erano poi così male. O meglio, erano commestibili. C'era un indistinto sapore di parmigiano e prosciutto misto a un finto brodo di verdure.

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La pastina senza la pasta è molto facile, invece. Sempre nel brodo si grattugia una patata. "Così quando sul fondo troverete quella cosa indistinta, vi darà l'illusione di essere pasta! Naturalmente è un fatto scherzoso", recita il libro. Ecco, la pastina senza pasta racchiude perfettamente la tristezza senza fondo del mangiare di guerra.

Come secondo, dopo un silenzio di tomba per quei canederli panosi, non poteva che esserci la Carne Nutriente. Ho scelto la carne nutriente perché mi faceva molto ridere la ricetta. In pratica diceva di coprire della carne trita (non battuta, trita, a vermicello) con un sacco di limone e lasciarla lì per un bel po'. Aggiungervi della senapa (sì, senapa) e servire. Chiudeva con "…Risparmio di Combustibile". Una volta servita, senza impiattamenti fighetti, sembrava vomito di drago messo su un piatto. Grigia come l'inverno. Come le facce dei miei amici.

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La Carne Nutriente

"Senti ti offendi se mi ci faccio l'hamburger?", mi dice Paolo supplicante. "No che non mi offendo", ma in realtà quello che volevo dire era, me lo farei volentieri anche io. A dirla tutta non era così male. Nessuno l'ha sputata, era ciccia al limone e senape. Dio sia ringraziato per il vino sulla tavola e le birre in quantità.

cena della guerra roma sevonda guerra mondiale

Paolo non crede che quella carne sia commestibile.

Con gli sguardi supplici e le prime risate isteriche è arrivato il momento del dolce, l'unico che potessimo fare: Cucchiai di marmellata, la metà di zucchero, albume montato a neve e si univa il tutto.

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-albume-montato

Senza una frusta né elettrica né a mano ero demoralizzato, ma la mia amica Elena ha preso una forchetta e ha montato l'albume perfetto. Io non ce l'avrei mai fatta. E alla fine anche quello era buono, preso insieme ai Novellini della Gentilini, sul mercato dal 1880 una cosa così. Paolo aveva paura di beccarsi la salmonella, ma alla fine nessuno è dovuto scappare in bagno.

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Il dolce di marmallata e zucchero non era male.

Per chiudere in bellezza la serata, non potevamo non aprire la bottiglia di Fragolino illegale che mi avevano regalato in redazione. Un clintòn bianco dolciastro che ci siamo scolati con piacere. Grazie El…ehm ragazza della redazione di Vice che mi ha regalato una bottiglia.

cena guerra fragolino

L'autore apre finalmente la bottiglia di Fragolino illegale

Non voglio dirvi che rifarò ancora una cena del genere. Voglio troppo bene ai miei amici per poterli usare ancora come cavie. Non voglio neanche dirvi che sia stata la serata più divertente della nostra vita. Alla fine ridevamo, ma più perché quella roba era finalmente un ricordo.

Ma ho potuto capire due cose: la prima è che non importava quanto fossero miserabili le condizioni di vita. All'occorrenza si cambiavano gli ingredienti, ma non i piatti, e si andava avanti lo stesso. La seconda è che oggi non siamo in guerra, ma ci sono cose che non sappiamo fronteggiare e facciamo finta che vada tutto bene. Appoggiamo le nostre carte di credito sul pos del supermercato e ci prendiamo una quantità di cibo che spesso non ci nutre. Abbiamo sempre fame, spendiamo cifre folli per le cose più semplici e gli alimenti che davvero convengono spesso ci fanno male.

E poi ho capito un'altra cosa. Con il lardo e il grasso del prosciutto ci puoi conquistare il mondo.

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