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Cibo

Ho preparato e mangiato pranzi monocromatici per una settimana

Ero ossessionata dalla serie fotografica "The Chromatic Diet" di Sophie Calle e così ho deciso che avrei cucinato anche io pasti coloratissimi per una settimana.
Piatti monocromatici
Foto per gentile concessione dell'autrice

Sophie Calle, artista e performer francese, ha esplorato le arti performative e portato a termine progetti ambiziosi e inusuali. In passato, ha lavorato come donna di servizio in hotel fotografando di nascosto gli effetti personali degli ospiti, mentre un'altra volta ha trovato la rubrica di uno sconosciuto, ha chiamato tutte le persone nell'elenco facendo loro domande sul proprietario della rubrica, per poi pubblicare le loro risposte su un giornale locale.

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Il rigore e l'analisi meticolosa dell'intimità sono tra le caratteristiche principali di tutti i suoi progetti, anche di quelli meno controversi. Nella serie fotografica intitolata “The Chromatic Diet,” pubblicata nel 1997, Calle crea ogni giorno un pasto con ingredienti dello stesso colore. Il progetto rappresenta una risposta al romanzo Leviatano di Paul Auster, in cui la protagonista (ispirata proprio a Calle) mette in scena questo rituale.

Da “The Chromatic Diet” in poi, in moltissimi hanno esplorato questo concetto di cucina cromatica. Lucia Litman, la mente dietro l'account Instagram omonimo, accosta cibi e ricette ai colori Pantone più simili. Fino a poco tempo fa Jen Monroe, lo chef di Bad Taste Biz, organizzava delle cene monocromatiche in cui proponeva daikon sottaceto, limone, caviale di limone, zenzero sottaceto e germogli di cetriolo per il pasto giallo e gelatine di more e tè nero lapsang souchong tra le ricette color nero metallizzato.

Mentre il progetto di Calle indaga la tendenza moderna a fotografare il cibo, non è chiaro se l'artista abbia mai davvero consumato i pasti immortalati nella seria “Chromatic Diet.” Siccome sono ossessionata dai progetti concettuali con livelli di precisione maniacali, mi sono chiesta come sarebbe stato, effettivamente, nutrirsi di pasti monocromatici per una settimana.

E così ho deciso di affrontare la sfida.

La mia versione di “The Chromatic Diet” è del tutto priva di carne, e si tratta di pasti piuttosto semplici in cui ho cercato di abbinare al meglio gli ingredienti già presenti nella dispensa di casa. Oltre alle ricette, ho fatto del mio meglio per scegliere piatti e ciotole coordinati cromaticamente, anche se in questo ero piuttosto avvantaggiata perché lavoro nel settore dell'arte e della gastronomia…

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Per una settimana, ho mangiato solo cose verdi, viola, blu, rosa e gialle e poi ho cercato di dare un voto a ogni pasto in base alla difficoltà di preparazione.

LUNEDÌ (GIORNO VERDE: A+)

Menù: Curry verde con lenticchie verdi, spinaci, broccoli, fagiolini, cavolini di Bruxelles ed erba cipollina. Tè matcha freddo e cetrioli sottaceto di contorno.

Verdetto: Ho pensato di iniziare con qualcosa di semplice, scegliendo il verde come primo colore della mia settimana monocromatica, perché nel mio frigo ci sono sempre tanti ingredienti verdi. Voglio dare il massimo dei voti a questa ricetta, A+, perché sono riuscita a utilizzare molti ingredienti usati anche da Calle e mi ritengo soddisfatta del risultato. Per puro caso, tra l'altro, avevo lo stesso identico piatto che Calle ha usato nel suo scatto, merito un bonus.

MARTEDÌ (GIORNO VIOLA: B+)

Menù: Melanzana baby thailandese con miso, carote viola, bietola e lunghi fagiolini viola, con insalata di cavolo. Tè alla lavanda.

Verdetto: Settembre è un mese ricchissimo di prodotti viola. Dal punto di vista estetico, credo che il pasto viola sia stato il mio preferito. Nonostante questo, ho dato B+ perché la ricetta non conteneva proteine e mi sarebbe piaciuto usare il cavolfiore viola. E poi, bere il tè alla lavanda è come attaccarsi alla boccetta di profumo della nonna.

MERCOLEDÌ (GIORNO BLU: D)

Menù: pudding di chia e bunga telang, latte al burro di cocco e blue majik, estratto dall'alga spirulina, agave, latte di avena e mirtilli.

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Verdetto: Chissà se sarei mai riuscita a preparare questa ricetta blu prima dell'avvento del cosiddetto "unicorn food," quando l'alga spirulina ha fatto capolino in tutti i blog di benessere e gli account Instagram di cucina. Ora si trova abbastanza facilmente, ma oltre a questa, non ci sono molti altri cibi blu da abbinare. Sapevo che il blu sarebbe stato un colore difficile, ma volevo provarci comunque. Nel libro di Maggie Nelson, Bluets, tra le riflessioni sul colore blu, l'autrice scrive, "Un'illusione volontaria, si direbbe. Il fatto che ogni oggetto blu sia una sorta di roveto ardente, un codice segreto diretto a un singolo agente, una X su una mappa troppo estesa per essere mai aperta totalmente ma che contiene tutto l'universo conosciuto." Mi sono sentita come un agente che ha fallito la sua missione. A questo pasto ho dato una D.

Il pudding di chia, nonostante il grazioso colore blu, mi ha fatto venire fame solo dieci minuti dopo averlo finito. Detto questo, non volevo nemmeno dare una F, perché in qualche modo mangiare cibo blu mi ha fatto sentire un po' sirena.

Avrei potuto anche seguire la ricetta venezuelana di Mercedes Golip per le arepas blu oppure usare le tortillas di mais blu che si trovano nel supermercato messicano dietro casa. Ma dovevo attenermi alle regole, e quindi usare solo quello che avevo già nella dispensa.

GIOVEDÌ (GIORNO ROSA: B)

Menù: Minestra Boršč con rapa sottaceto, uova sode in succo di barbabietola, prugna Pluot e una bevanda a base di yogurt, acqua di rose e bacche di goji.

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Verdetto: Questo pasto si merita una B perché i contorni sarebbe dovuti essere un po' più complessi. La zuppa è venuta più rossa che rosa. Nel pasto rosa di Calle, l'artista coniuga gelato alla fragola e prosciutto, che a me sembra piuttosto inquietante ma io sono vegetariana, quindi forse non faccio testo. Avrei potuto usare molti altri cibi rosa: patate rosa, bietola svizzera, radicchio, anguria, rabarbaro, pompelmo.

VENERDÌ (GIORNO GIALLO: A-)

Menù: Alchechengi, pesche, bietole, fagiolini gialli in salsa di zafferano, zenzero e limone, con cous cous. Melone asiatico come accompagnamento.

Verdetto: Il mio ultimo piatto è stato il più nutriente e delizioso di tutti. Non avevo mai usato delle pesche in una ricetta a base di cous cous, e credo che si sposi benissimo con i fagiolini e gli alchechengi. E poi, il giallo mi ricorda il sole e nelle giornate grigie è proprio quello di cui ho bisogno. Il voto che ho dato a questo piatto è A-.

Conclusione: Il verde è stato più semplice da realizzare ma il viola è stato quello più magico da mangiare, ed è il colore che più di tutti cercherò di integrare nella mia dieta d'ora in poi. E poi chissà, forse ci sono tanti altri alimenti blu da scoprire in natura.

Alla fine di tutto, la dieta cromatica ha reso i mei pranzi in ufficio molto più divertenti, ma richiede troppo sforzo mentale per dei pasti che vengono consumati alla scrivania.

Questo articolo è comparso su MUNCHIES US

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