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Cibo

I batteri sopravvivono nei cubetti di ghiaccio, ma non nel Whisky

Traete voi le dovute conclusioni.
Foto Ali Smith/Getty Images

I batteri sono ovunque, per questo non ci turba più di tanto sapere che, anche in questo esatto momento, svariate colonie di batteri abbiano trovato casa sui nostri utensili da cucina, sul pollo che cucineremo e persino sulle spugnette che useremo per lavare i piatti. Chi l’avrebbe mai detto, però, che i batteri sono presenti anche in luoghi insospettabili come il freezer?

Stando a quanto dichiarato in un articolo accademico pubblicato a inizio dicembre 2017, d’ora in poi molti di noi potrebbero pensarci due volte prima di lasciar scivolare qualche cubetto di ghiaccio in più nel proprio drink. Nel paper in questione un gruppo di ricercatori ha analizzato la presenza di colonie di batteri all'interno dei cubetti di ghiaccio destinati all'uso alimentare, svelando retroscena decisamente interessanti.

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I cubetti di ghiaccio, infatti, sono onnipresenti tanto quanto i batteri. Negli Stati Uniti sono venduti a partite di 5.600.000 buste l’anno, mentre in tutto il mondo vengono consumati giornalmente sia per uso diretto (ad esempio al bar, nei bicchieri dei cocktail), che indiretto (come nel caso del pesce fresco al bancone del supermercato).

I ricercatori hanno perciò deciso di esaminare ben 60 campioni di cubetti di ghiaccio dividendolo in tre categorie a seconda del loro utilizzo (quindi domestico, industriale e per il settore della ristorazione), destinando successivamente a ogni categoria colonie di batteri diversi.

Dopo essere stati sciolti, i vari campioni si sono ritrovati quindi come “ospiti" i batteri mesofili (la cui temperatura di crescita si aggira attorno ai 25-45 °C), psicrofili (questi, invece, crescono e si moltiplicano a temperature più basse, comprese fra 0 e 20 °C), e infine pseudomonas (un genere particolare di batteri).

Non appena le colture di batteri hanno iniziato a moltiplicarsi e crescere, i ricercatori sono passati alla purificazione e al sequenziamento del DNA, appurando che il totale delle 113 colonie createsi, così come il livello di contaminazione generale, presentasse consistenti differenze a seconda dei gruppi di cubetti di ghiaccio analizzati.

Mentre alcuni campioni di ghiaccio sono risultati negativi alla presenza dei psicrofili, quasi tutti sono risultati positivi agli pseudomonas. Fra tutti, i cubetti di ghiaccio provenienti da bar e pub hanno mostrato la maggiore presenza di batteri.

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Ma passiamo ai numeri. Le specie di batteri identificate sono state 31, e fra queste la maggior parte apparteneva agli Pseudomonas, agli Stafilococchi, ai Bacilli e agli Acinetobacter. Molti batteri rinvenuti, come se non bastasse, si classificano inoltre come microrganismi patogeni per l’essere umano, e possono quindi causare infezioni.

Arrivati a questo punto, i ricercatori si sono chiesti in qual misura i cubetti di ghiaccio contaminati possano effettivamente contribuire a trasmettere infezioni all'essere umano che li consuma. La risposta, come potete immaginare, è passata attraverso diversi drink (e più precisamente dal whisky alla Vodka, Martini, acqua tonica, tè alla pesca e alla Coca-Cola).

Alcuni cubetti di ghiaccio contaminati (di proposito!), sono quindi stati versati nelle varie bibite, mostrando consistenti riduzioni nei livelli di crescita. Questo, presumibilmente, è dovuto alla presenza di alcol, CO2, e altri ingredienti antibatterici presenti nella Vodka, Whisky, Martini, tè alla pesca, acqua tonica e Coca-Cola (i batteri prescelti per l’esperimento erano Acinetobacter lwoffii ICE100, Bacillus cereus ICE170, Pseudomonas putida ICE224 e Staphylococcus haemolyticus ICE182).

Come mostrato nel grafico qui sopra, ogni batterio cresceva e prosperava a livelli diversi a seconda dei drink, con picchi di crescita per la Vodka e il tè alla pesca. Fra tutti, comunque, solo uno riesce a crescere indisturbato nell'acqua tonica, e solo due su quattro nella Coca-Cola. Nessun tipo di batterio, però, ha (letteralmente) avuto vita facile nel whisky.

Insomma, per concludere, i cubetti di ghiaccio ci faranno ammalare? Probabilmente no. Ma è sempre utile conoscere le possibili fonti di contaminazione presenti in casa. L’importante è sapere che, per ogni scotch ordinato, possiamo chiedere cubetti di ghiaccio senza remore.


Julianna LeMieux è una ricercatrice di biologia molecolare dell’ American Council on Science and Health, un’organizzazione no-profit (501(c)(3)) dedita alla formazione scientifica con base a New York.

Quest’articolo è originariamente apparso su ACSH.org e Tonic