Odiavo le persone con allergie alimentari. Poi sono diventata una di loro

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Cibo

Odiavo le persone con allergie alimentari. Poi sono diventata una di loro

La strada da food writer golosa a seguace della Paleo ha significato ingoiare l'orgoglio e il mio senso di superiorità nei confronti dei mangiatori schizzinosi

Amo mangiare il cibo 'da occasione speciale' in tutte le occasioni. Uova soda ripiene? Certo, passa quel delizioso piatto decorato. Prosciutto impiattato a spirale? Lasciami pure scegliere la mia porzione. Sesto bicchiere di vino? Spero non ti dispiaccia se me lo verso!

Per la maggior parte delle persone le vacanze sono un momento di eccessi, un'occasione per riunirsi intorno al tavolo con famiglia e amici, in puro stile da Roma imperiale, con quanto più cibo e vino è possibile ingerire in due ore. In qualità di food writer, creatrice di ricette e mangiatrice compulsiva, solitamente a questi eventi io sono Nerone, consumando piatto su piatto in una maniera così decadente che sono sicura impressionerebbe l'imperatore stesso, vizioso al punto da avere nel suo palazzo un banchetto circolare che ruotava tutto il giorno e tutta la notte.

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Ma poche settimane fa, mentre stavo seduta al tavolo della Pasqua Ebraica con la mia famiglia allargata di ebrei atei newyorkesi, il mio tavolo era più 'Gwyneth Paltrow macrobiotica' che 'goloso Guy Fieri'. Una serie di piatti ripieni passava davanti ai miei occhi affamati, mentre spuntavo mentalmente quello che non potevo mangiare: il brisket, fatto con il concentrato di pomodoro, una solanacea; l'hummus, fatto con i ceci, il legume; il matzoh, fatto con il frumento, e quindi con il malvagio glutine.

Sette mesi fa ero appena arrivata in Messico, dove mi ero appena trasferita per focalizzarmi sulla mia scrittura di viaggio e, quindi, mangiare tutto il cibo possibile. Le escursioni alla ricerca del cibo di strada sono diventate parte della mia routine quotidiana. In una mia giornata tipo facevo colazione con tacos di chorizo al mercato davanti al mio appartamento; andavo in centro città per una grande ciotola di pozole di maiale, o stufato di pasta di mais, per pranzo; e, per cena, mangiavo una tlayuda, una sorta di pizza messicana costruita su una croccante tortilla di mais, cotta al forno. Anche se le mie abitudini alimentari possono sembrare eccessivamente indulgenti, stavo facendo ricerca su quelle meravigliose tradizioni alimentari. Avevo finalmente trovato l'unione tra i miei interessi personali e la mia carriera professionale, un'unione che avevo cercato, come scrittrice freelance, per anni.

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Conoscete quel vecchio cliché “e poi, dal giorno alla notte, tutto è cambiato”? Bene, questo è essenzialmente quello che è capitato a me. Alla fine di ottobre, solo due mesi dopo il mio arrivo in Messico, ho sviluppato un'infezione del tratto urinario, come ne avevo avute dozzine in vita mia. Sono andato in farmacia, ho chiesto un antibiotico che utilizzavo sempre per curarla, e mi sono sentita subito meglio. Cinque giorni dopo aver finito la medicazione, però, mi sono svegliata con tutto il corpo che prudeva e bruciava senza interruzione. Giorno dopo giorno, mentre le sensazioni fastidiose crescevano in intensità, svegliandomi la notte e mandandomi ai matti, ho cercato una spiegazione logica — senza collegare il problema al mio recente uso di antibiotici.

Era peggio di quanto pensassi: quasi tutto quello che mangiavo aveva un effetto sulla mia pelle e sui miei nervi, e alimenti come alcol, latticini e sì, perfino il glutine rendevano i miei disturbi molto, molto peggiori

Era colpa dell'ammorbidente che avevo cambiato quando mi ero trasferita? Ho lavato tutte le mie lenzuola e i miei vestiti in nuovo detergente senza additivi. Era un allergene nell'aria? Ho iniziato a prendere antistaminici come caramelle. Nulla serviva - finché un amico saggio ha suggerito che io tenessi un diario alimentare per vedere se qualcosa peggiorasse i miei sintomi. All'inizio ho riso all'idea - sapevo con chi stava parlando? La food writer con lo stomaco di ferro che poteva finire una ciotola di trippa all'habañero senza neanche un ruttino, la gourmand che alzava gli occhi quando qualcuno si lamentava della propria "intolleranza al glutine" o "sensibilità ai latticini"?

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Ma stavo finendo le opzioni - e il mio prurito cronico si stava trasformando in una neuropatia - e ho acconsentito. Ho capito subito che il problema era, infatti, collegato alla mia dieta. Ed era peggio di quanto pensassi. Più o meno tutto quello che mangiavo aveva un effetto sulla mia pelle e i miei nervi, e alcuni allergeni come alcol, latticini e sì, perfino il glutine rendevano i miei problemi molto, molto peggio. Depressa e sopraffatta dall'idea di crearmi da sola una "dieta a eliminazione" - e senza sapere ancora che tutto quell'incubo era stato scatenato dagli antibiotici - sono tornata a New York a metà dicembre, per lavorare con un medico naturopata e formulare un piano per riguadagnare la mia salute.

Durante il nostro primo appuntamento abbiamo controllato i miei esami di sangue, urina e ormoni. Secondo i risultati, non c'era assolutamente niente di sbagliato in me: ero al massimo della mia salute. Mentre descrivevo come certi alimenti avevano un determinato, il dottore mi ha chiesto dei miei recenti usi di medicine. “Antibiotici, nello specifico?” ha chiesto. Beh, certo, a ottobre. "E quando ha detto che sono cominciati i sintomi?". Oh, certo… cinque giorni dopo. Qualche altro uso di antibiotici, prima di quelli a ottobre? Beh, ora che ci pensavo, in estate avevo preso grandi dosi di amoxicillina per cinque settimane. Abbiamo ripercorso insieme la mia storia medica e ho realizzato che negli ultimi due anni avevo preso antibiotici per un totale di 12 volte.

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La dottoressa mi ha spiegato che probabilmente soffrivo di permeabilità intestinale, quella condizione incredibilmente assurda che capita quando il nostro microbioma si danneggia a causa di stress, cattiva alimentazione o, più specificamente, dagli antibiotici a largo spettro che sterminano sia i batteri cattivi che causano infezioni che quelli che aiutano a digerire il cibo e prevenire le infiammazioni.

Popolato da circa 1000 specie di microrganismi, l'intestino è un ecosistema incredibilmente complesso: la diversità genetica dei batteri che ci vivono è 150 volte maggiore di quella del loro ospite umano. In totale questa comunità pesa circa 2 chili. Quando qualcosa va storto - nel mio caso, con l'introduzione di antibiotici distruttivi - e l'equilibrio viene perduto, i batteri 'buoni' (i "probiotici" che trovi in tutti quei kombucha modaioli o nel kefir) muoiono e si moltiplicano i batteri patogeni. Questi cattivoni indeboliscono le pareti dell'intestino e permettono a particelle non digerite di cibo di entrare in circolazione. Quando questo accade, sostanze che prima erano innocue per il nostro corpo, come il latte o il mais, vengono etichettate come pericolose, creando allergie alimentari o intolleranze.

Adesso so com'è essere la persona al tavolo che scannerizza ogni piatto alla ricerca degli ingredienti che potrebbero portare alla riacutizzazione dei miei sintomi

Le dimostrazioni del fenomeno sono tante. Dozzine di rigorosi studi scientifici hanno dimostrato che una precoce, frequente esposizione agli antibiotici è la ragione dietro un'allarmante crescita di allergie alimentari sia nei bambini che negli adulti - il 377% dal 2007.

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Nel mio caso, il mio disturbo mi ha subito costretto a una dieta estremamente restrittiva, volta a bilanciare il mio equilibrio intestinale e ad eliminare le mie intolleranze alimentari. Sono passata dall'essere un'onnivora al grado supremo al non poter mangiare soia, latticini, frumento, legumi, alcol, caffè o qualsiasi tipo di zucchero raffinato.

Potreste conoscere la mia dieta dal suo nome più modaiolo: Paleo. Popolare presso i noiosissimi devoti del CrossFit, è stata criticata da molti, me inclusa. Nonostante io non pensi certo di continuarla a vita, devo dire che poiché i miei sintomi stanno lentamente, ma costantemente, sparendo - ora sono una convertita. E adesso che so come ci si sente ad essere quella persona a tavola che scannerizza ogni piatto, cercando gli ingredienti che potrebbero portare a una riacutizzazione dei miei sintomi, il mio vecchio disprezzo per gli allergici si è trasformato in una completa empatia.

Ora fingo che il cestino del pane non esista, abbuffandomi di paté di fegato invece che di pizza, cuocendo quasi tutto quello che mangio nel delizioso, deliziosissimo strutto, e costruendo complessi 'dessert' a base di cocco essiccato e miele crudo. Spero di tornare preso al mio precedente, godereccio modo di mangiare. Nel frattempo? Passatemi il brodo di ossa, per favore.

Questo articolo è originariamente apparso su Munchies US.

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