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Cibo

I "mangiatori di peccati" e altri rituali legati ai morti nel mondo

Durante l'età vittoriana il pane posto sul petto del morto risucchiava i peccati. E sarebbe poi stato poi ingerito da un professionista pagato.
Un teschio mangia i biscotti dei morti
Illustrazione di Adam Waito

Morire in un ospedale è una cosa nuova. Sono solo circa cinquanta anni che la maggior parte delle persone trascorre le ultime ore o gli ultimi giorni in ospedale (o in un ospizio o in una struttura di cura) invece che a casa.

Un tempo la morte era un'esperienza intima e familiare, legata ad altri aspetti della vita quotidiana, come il cibo e il mangiare. Non che oggi il cibo non faccia più parte delle usanze funerarie, ma ultimamente ciò che mangiamo è per darci conforto durante la vita, non per commemorare o salvare le anime dei morti.

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Alcuni dei migliori rituali funerari del mondo occidentale provengono dall'era vittoriana (mi vengono in mente le foto di famiglia con i cadaveri con le palpebre dipinte per farle sembrare occhi aperti). I vittoriani erano piuttosto privi di fantasia quando si trattava di inventare nuove pietanze rituali per accompagnare i loro elaborati e macabri ricordi dei morti. Fortunatamente, erano però esperti nel rimodellare i rituali del passato per soddisfare i loro bisogni.

Un esempio sono i biscotti dei morti dello Yorkshire. Come delle minuscole e macabre torte nuziali, questi biscotti, spesso decorati con una croce o teschi, erano una parte essenziale di qualsiasi servizio funebre. Confezionati da splendide carte stampate e da cupe citazioni bibliche, le panetterie facevano affari assicurati in un momento in cui l'aspettativa di vita era di circa 40 anni.

I Vittoriani avevano reso i biscotti un must per un funerale alla moda, ma erano i primi a non consumare i dolci in presenza di un cadavere. Quell'onore era attribuito, invece, al Corpse Cake [n.d.t.: dolce cadavere], che veniva mangiato nel Medioevo in Germania e in altre parti dell'Europa centrale. Si lasciava lievitare l'impasto sul petto coperto di lino del cadavere: si credeva che così facendo il dolce assorbisse le migliori qualità dei morti (quando erano ancora in vita), che venivano poi trasmesse alle persone che li mangiavano.

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Tutto andava bene per quelli che morivano in modo virtuoso, ma cosa si faceva quando il defunto conduceva una vita piena di pigrizia, invidia, ingordigia, bramosia e orgoglio? Una sola cosa: si chiamavano i mangiatori di peccati.

I mangiatori di peccati compaiono in Inghilterra e in Galles già dal XVII secolo, erano un 'male' universalmente odiato ma necessario. Esistevano contro il volere della chiesa e venivano convocati per alleviare il defunto da eventuali peccati che avrebbe potuto portare con sé dopo la morte. Il pane posto sul petto del corpo disteso risucchiava i peccati dei morti, liberandoli per il passaggio in cielo. Una volta catturati i vizi, i mangiatori peccati si sedevano su uno sgabello rivolto verso l'ingresso e ingerivano il pane: in questo modo assorbivano i peccati come se fossero i loro. Infine buttavano tutto giù con della birra contenuta all'interno di una ciotola di legno.

Non c'è dubbio che questa era una professione che struggeva l'anima. I mangiatori di peccati erano spesso vagabondi senzatetto che continuavano a muoversi attraverso le campagne per non essere catturati e giustiziati dai funzionari della chiesa. In pubblico erano degli emarginati, che venivano evitati a tutti i costi. Perfino durante il rituale del mangiarsi i peccati erano a malapena tollerati: quando il pasto del mangiatore era completo, i parenti del morto gli davano un pugno, lo maltrattavano o lo sbattevano fuori dalla porta, per impedire che le oscenità contenute nella sua pancia potessero contaminare la casa. Per i suoi sforzi, il mangiatore di peccati veniva pagato l'equivalente di pochi dollari a pasto.

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Il peccato alimentare rimase popolare in Inghilterra e in Galles fino alla fine del ventesimo secolo, quando l'ultimo mangiatore di peccati inglese, Richard Munslow, morì a Ratlinghope, nel 1906. In verità, tuttavia, il peccato alimentare esiste ancora, anche se in forme differenti. Nei funerali tradizionali cinesi i mangiatori di peccati consumano i peccati dei morti trasformati da un'autorità religiosa sotto forma di Dim Sum. In giro per il mondo, nelle montagne appalachiane del Sud America, i mangiatori di peccati continuano a vagare per la campagna in cerca di peccati da consumare … o così dice la leggenda.

In Occidente c'è davvero un'antica abitudine alimentare legata ai riti funerari che continua oggi: consumare qualcosa di dolce dopo un funerale. E non è solo un'usanza occidentale; mangiare caramelle, pasticcini o altri cibi zuccherati per purificare la vita dopo aver incontrato la morte è una pratica abbastanza universale, declinata a seconda delle norme culturali. Nel Medio Oriente e in Nord Africa, a partire dal quinto secolo, la scelta è ricaduta sull'halva al miele. In Mongolia le persone in lutto mangiano un pezzo di zucchero inzuppato nel latte. In Italia vengono serviti biscotti a forma di osso e organi, gli ossi dei morti.

È in queste ed altre specialità - per non parlare degli stufati, dei piatti di pesce affumicato e di una quantità eccessiva di vino - che le persone occidentali in lutto di oggi cercano il conforto.

Questo articolo è apparso originariamente su Munchies US.

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