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Cibo

Cosa prova un polpo quando viene mangiato vivo?

In alcune parti del mondo si mangiano animali vivi. Si tratta di una pratica controversa, così abbiamo chiesto a un’esperta di cefalopodi come si sentano i polpi quando vengono mangiati vivi.
Hilary Pollack
Los Angeles, US

Eccezion fatta per il cannibalismo, nella lista delle pratiche culinarie più controverse troviamo sia l’assunzione di carne di cane (principalmente per via dell’attaccamento sociale ed emotivo che molti di noi esseri umani proviamo per le specie canine), che quella di animali vivi. Nel 2010, in seguito a un articolo pubblicato sul Guardian, l’ultima pratica è stata al centro di un acceso dibattito che poi, come spesso succede, si è spostato su YouTube. Il fulcro dell’articolo è stato il celebre ristorante Noma di Copenaghen, in cui si servivano scampi vivi.

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In altri angoli del mondo, tuttavia, mangiare esseri che ancora esalano respiri è non un tabù così forte. A Seoul, in Sud Corea, potete ad esempio ordinare piatti di polpi vivi in svariati ristoranti, lasciando quindi che pezzettini di tentacoli ancora in movimento scendano giù per la vostra gola.

Cosa rientri nel benessere degli animali, nella crudeltà o semplicemente nella lista delle cose nauseabonde non è sempre facile da capire, specialmente quando si tratta di animali che non sono vicini a noi o per i quali non sentiamo attaccamento emotivo. Perché tendiamo a condannare chi lascia fuori un cane sotto la pioggia, o prende a calci un gatto, e invece tendiamo ad essere indifferenti nei confronti di un animale marino masticato ancora vivo?

Per riuscire a raccapezzarmi un po’ fra questi quesiti, ho interpellato l’esperta di cefalopodi Jennifer Mather, Ph. D., che insegna psicologia all’Università di Lethbridge di Alberta ed è autrice di svariati libri sui cefalopodi (fra cui si annoverano "Cephalopod consciousness: Behavioral evidence" ed "Ethics and invertebrates: a cephalopod perspective").

Mather, che studia i polpi e i loro parenti stretti dal 1978, ha passato molto del suo tempo a scrutare la mente di questi animali. Spero riesca a darci una visione un po’ più ampia sulla sensibilità e sul grado di percezione del dolore dei polpi.

MUNCHIES: Ti sei mai imbattuta nella pratica di mangiare polpi vivi, nel corso delle tue ricerche sui cefalopodi? Jennifer Mather, PhD: Non è qualcosa in cui sono incappata. Mi sono tuttavia ritrovata a rilasciare delle dichiarazioni alla PETA, perché a New York qualcuno aveva iniziato a friggere polpi vivi e l’associazione mi aveva contattata per commentare l’accaduto. Cosa pensi provi un polpo, mentre sta venendo tagliato a pezzi e mangiato vivo? Cosa avviene, a livello fisico, nei suoi tentacoli quando si muovono ancora dopo essere stati tagliati? È molto plausibile le reazioni al dolore dei polpi siano simili a quelle dei vertebrati. I polpi possono prevedere l’arrivo di una situazione dolorosa, difficile o stressante – e se la ricordano. Non c’è dubbio alcuno sul fatto che percepiscano dolore. Dispongono di un sistema nervoso molto sviluppato. La maggior parte dei neuroni dell’essere umano sono nel cervello, mentre tre quindi di quelli dei polpi si trovano anche nei tentacoli.

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I pezzi di tentacoli, proprio in virtù del livello dei neuroni, possono reagire allo stimolo, ma probabilmente non “sentono” dolore perché sono ormai staccati dal cervello.
Ma il polpo che stai facendo a pezzi, invece, prova dolore ad ogni taglio. Provano dolore come lo proverebbe un maiale, un pesce o un coniglio se decidessimo di tagliare loro le zampe. È una pratica piuttosto barbara. La penso così: se hai un polpo e cerchi di mangiarlo, è un po’ una situazione ripugnante perché il polpo cercherebbe di scappare via. Mi riesce difficile provare compassione per chi si strozza con i pezzi di un animale che ha provato a mangiare ancora vivo. Come possiamo spiegare le diverse percezioni culturali, quanto cerchiamo di delineare la crudeltà? Ho discusso di quest’argomento anche con altre persone, e devo dire che una cosa è la sensibilità culturale, un’altra è la sofferenza. In questo caso, sospetto si tratti solo di animali messi sul tagliere e fatti a pezzi, e parliamo di animali che sentono dolore quando subiscono questa pratica. Su questo non c’è dubbio. Però chi lo sa, io ho mangiato ostriche e vongole crude, ma si tratta di specie che non hanno un sistema nervoso centrale che, per così dire, consente loro di prendere decisioni e provare dolore.

E cosa possiamo dire delle altre creature marine? Per esempio del famoso scampo mangiato vivo al Noma. È un caso interessante perché l’Unione Europea, negli ultimi anni, ha preso in disamina tutte le leggi sul benessere animale. Una delle cose che hanno osservato, in termini di leggi, era proprio ok, dobbiamo prendere in considerazione i vertebrati, ma cosa facciamo con gli invertebrati? Ci sono alcuni invertebrati verso cui dovremmo rivolgere i nostri quesiti etici? Così, provvedimento dopo provvedimento, hanno deliberato che, per quanto riguarda le ricerche, bisogna prendere in considerazione i cefalopodi (polpi e calamari inclusi), ma non i crostacei.
Questo non significa che i crostacei reagiscano agli stimoli esterni, come appunto il dolore o i ricordi a esso legato, meno dei polpi. È possibile ridurre il dolore percepito senza ricorrere a dover sedare l’animale mangiato vivo? Prendiamo un gamberetto. Se lo ficchiamo in un blocco di ghiaccio e lì lo lasciamo finché non è più reattivo agli stimoli, è molto plausibile sia poi meno consapevole di quello che gli sta succedendo rispetto a uno scenario in cui qualcuno lo pesca dall’acqua e inizia a masticarlo partendo dalla coda.
È possibile uccidere velocemente infliggendo il minor dolore possibile agli animali di cui ci si vuole nutrire. Si può anche distruggere il loro cervello. Julia Child aveva rilasciato “istruzioni” su come tagliare il cervello di un’aragosta prima di bollirla. Qual è il modo migliore per uccidere un polpo il più velocemente possibile e con il minor dolore? Si può morderne il cervello, credo sia una pratica nata alla Hawaii. Io personalmente lo metterei nel freezer. I crostacei, così come i cefalopodi e i molluschi, non dispongono di una regolazione interna delle temperature, quindi se li congeli arrivi al punto in cui non sono davvero più coscienti. E questo è il modo più facile e veloce per rendere incosciente un animale che altrimenti sarebbe conscio di quello che gli sta accadendo.
Non serve capire esattamente dove sia posizionato il cervello e non devi nemmeno preoccuparti del fatto che la carne sia contaminata o meno da un eventuale anestetico, lo prendi e lo metti in freezer, e basta. Fra le tue ricerche, soprattutto quelle sui polpi, c’è un aneddoto particolarmente degno di nota sull’intelligenza o la coscienza di questi animali? Usano utensili, pensano a cosa vogliano fare con un oggetto ancora prima di farlo. A tal propositi c’è questo video bellissimo, è di alcuni ragazzi australiani (in realtà ne hanno girato più di uno), che mostra i polpi cercare un posto in cui nascondersi per riposare. Per farlo, uno ha disseppellito una noce di cocco e l’ha trasportata in giro finché non ha trovato il posto perfetto in cui mettersi a dormire. Ho anche visto polpi aprire barattoli con dentro piccoli granchi. I polpi dispongono inoltre di memoria spaziale. Non solo si ricordano dove sia la loro casa, ma possono anche allontanarsi per cacciare, tornare a casa, e riuscire a cacciare da un’altra parte. Non si tratta solo di senso dell’orientamento; i polpi sanno proprio dove si trovano. Capiscono che se sotto a una data roccia si trova un granchio, che poi prendono e mangiano, allora è verosimile debbano aspettare un po’ prima di ritrovarne un altro sotto a quella stessa roccia.
Si tratta di animali meravigliosi. C’è tantissimo da imparare ancora su di loro. Sono una specie affascinante. Grazie per aver parlato con noi.


Quest’articolo è originariamente apparso su MUNCHIES US