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Cibo

In questo ristorante in mezzo al nulla puoi mangiare come un vero cowboy

Non c'è il menu né il campo sul telefono. Non si possono nemmeno sostituire gli ingredienti. Però c'è quel tipo di bistecca per cui vale la pena macinare chilometri.
Tutte le foto sono dell'autore.

Se l'espressione "nel mezzo del nulla" avesse una precisa localizzazione geografica, probabilmente sarebbe Silver Lake. Situata nel ventoso Oregon high desert, Silver Lake è una cittadina di sole 150 persone, ed è così piccola che, se foste in viaggio in macchina e un insetto vi si spiaccicasse sul parabrezza, distraendovi, rischiereste di perdervela. È quel tipo di cittadina americana che ha una sola pompa di benzina, che poi fa anche da pizzeria. E io sono momentaneamente scappato da Portland (il santuario del cibo che ho la fortuna di poter chiamare "casa"), per recarmi a mangiare proprio nella polverosa Silver Lake. Perché è lì, in una delle località più improbabili degli Stati Uniti d'America, che si trova il Cowboy Dinner Tree, situato a sole 4 miglia di distanza dalla strada principale della città.

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"Alcune persone arrivano e iniziano a ironizzare su come pensino che qualcuno li abbia portati qui per ucciderli e seppellirli nel deserto," racconta Angel Roscoe, ridendoci un po' su mentre ci raggruppiamo vicino alla stufa a legna del negozio di souvenir. Il cielo è temporalesco, e il sole basso di novembre proietta una luce quasi eterea sugli arbusti di Artemisia tridentata che circondano il ristorante sbilenco di Angel, nativa di Silver Lake, e di Jamie, suo marito.

Mi guardo attorno e ammetto subito a me stesso che sì, il Cowboy Dinner Tree, ubicato così ordinatamente al confine tra la fitta foresta nazionale e il deserto circostante, sembra davvero il posto ideale in cui poter seppellire un corpo. Più plausibilmente, però, l'unica cosa a cui molti visitatori pongono fine è la fame.

"Devi provare ad arrivare qui," continua Angel, "penso che, in un'epoca in cui tutto è facilmente disponibile, alle persone stia iniziando a piacere l'idea dell'avventura." E l'uso della parola 'avventura,' al Cowboy Dinner Tree, è più che appropriato. Per raggiungere questo ristorante a tre stanze mi sono dovuto imbattere in un coyote, in un lupo e poi in un intero branco d'antilopi intente a ruminare tranquillamente l'erba a un passo dalla strada.

Entrare dentro a questo ristorante è un po' come visitare un parco giochi a tematica western. Non c'è il menù, il campo sul telefono è inesistente, non si possono sostituire gli ingredienti e l'impianto elettrico da 12 volt serve a illuminare a malapena gli interni pannellati in legno e decorati con cimeli di cowboy.

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Fuori dal ristorante c'è anche un ginepro che, svettando verso l'altro, protegge il ristorante e ricorda i giorni in cui veniva usato come punto di riferimento per gli allevatori di bestiame della zona che dovevano condurre i branchi al pascolo durante gli ultimi anni dell'Ottocento. Sempre durante quel periodo, era stato avviato un chuckwagon (il classico carro con provviste e fornelli usato dai cowboy), soprannominato "Dinner Tree," utilizzato da chiunque fosse alla ricerca di un luogo caldo e di un boccone fra un pascolo e l'altro. Ora questo posto potrà anche essere munito di mura, ma le sue radici e il suo spirito rimangono quelli del chuckwagon originario.

Al Cowboy Dinner Tree s'accettano solo contanti e vengono serviti due piatti principali dal 1992, l'anno del suo inizio. E i proprietari non hanno proprio intenzione di cambiare le cose nel breve periodo.

Uno dei loro piatti più famosi, una lombata da 850 grammi, arriva in tavola da una piastra di cottura personalizzata in modo che possa cucinare simultaneamente 60 bistecche in qualsiasi momento della giornata. Da quando hanno preso le redini del locale nel 2012, i due coniugi hanno cucinato "almeno 160000-220000 bistecche di circa 900 grammi l'una," stando a quando mi rivela Jamie (invitandomi a calcolare quindi il totale dei grammi cucinati).

L'altro piatto consiste in un pollo arrostito e marinato con il dry hub (con un mix di spezie secco). Chi lo ordina si prepara ad assaporare una pelle dorata, croccante e fine come un foglio di carta, che si frantuma come una patatina fritta appena entra in contatto con il coltello. Alla fine lascia pure le labbra scintillanti e lucide, a effetto lip gloss.

Le ricette di entrambi i piatti sono state tramandate loro dal primo proprietario del ristorante, Al Prom, che Angel mi descrive come "un vero cowboy, un buckaroo doc."

Tutto, dalla zuppa di fagioli (una delizia cotta a fuoco lento e nata dall'unione di fagioli neri e borlotti, guarniti con un mix di spezie segreto), ai dolcetti, è preparato "a sensazioni" e non seguendo delle ricette. L'unità di misura per gli ingredienti è il palmo della mano.

E ora mi chiederete: che necessità c'è di viaggiare così tanto per del cibo cucinato in casa? Avete presente quando ve ne andate a fare un'escursione e l'unica cosa che potete mangiare è una tortilla umidiccia con su spalmata della marmellata di lamponi, che però, non si sa come, finisce per avere un sapore divino? Ecco, il Cowboy Dinner Tree, con la sua posizione fuorimano e tutte le avventure che conseguono nel cercare di raggiungerlo, può essere paragonato all'effetto scaturito dal primo morso di quella tortilla. Effetto che, non bisogna dimenticarlo, raddoppia d'intensità grazie alla squisitezza effettiva del cibo preparato lì. Beh ecco, tutto questo più un pizzico di fortuna. "Se dovessimo fare tutto da capo, sempre nel mezzo del nulla, non funzionerebbe, è la verità. Funziona solo perché è il Cowboy Dinner Tree," conclude Angel.