pasticcerie milano cinesi
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Cibo

Abbiamo fatto un tour delle pasticcerie cinesi di Milano

E scoperto biscotti farciti di maiale o di fagioli, sospette uova con i peli e una certa predisposizione ai colori vivaci
Giorgia Cannarella
Bologna, IT
Vincenzo Ligresti
Milan, IT

Per noi rimane il primo grande amore dopo la cucina italiana. In un ristorante cinese abbiamo cominciato a familiarizzare con i sapori asiatici e i nuovi ingredienti; qui abbiamo iniziato a giocare con le bacchette - e dopo qualche anno abbiamo anche imparato ad usarle. Sono la terza comunità straniera più presente sul suolo italiano, ma forse non li conosciamo davvero abbastanza. Qui a MUNCHIES, allora, abbiamo pensato di dedicare alla cultura gastronomica cinese una settimana a tema in occasione del Capodanno Cinese.

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Benvenuti alla Chinese Week di MUNCHIES Italia.


Per le persone della mia età - chiamateli millennials, 20-30enni, generazione Y o come caspita preferite - l’esperienza del ristorante cinese non ha mai avuto il brivido dell’esotico. Per noi i sapori cinesi, o meglio quelli che consideriamo sapori cinesi, sono qualcosa di acquisito quanto il panino del McDonald's: involtini primavera, riso alla cantonese, pollo alle mandorle. E tra loro ci sono i dessert che ancora oggi sono quasi sempre gli unici disponibili al ristorante cinese: il gelato fritto o la frutta fritta caramellata (no, non sostituirò le r con le l, ma la tentazione è forte).

Ora, una premessa è d’obbligo. La Cina non ha una grande tradizione dolciaria. E con grande intendo gloriosa, varia, ricca.

Sorpresa sorpresa, quei dessert non fanno parte della tradizione cinese almeno quanto il riso alla cantonese con i würstel non ha niente a che vedere con la regione di Canton. In altri ristoranti cosiddetti etnici c’è un maggiore rispetto filologico della tradizione - penso ai mochi che ormai si trovano anche nel peggior sushi all you can eat, o al mango sticky rice del thailandese. I ristoranti cinesi, invece, continuano a proporre solo le untissime pallotte ripiene di gelato o la banana ricoperta di Nutella. Negli ultimi anni, però, una novità ha fatto timidamente capolino in alcune - poche - città italiane: le pasticcerie cinesi.

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Ora, una premessa è d’obbligo. La Cina non ha una grande tradizione dolciaria. E con grande intendo gloriosa, varia, ricca. La strutturazione del pasto non prevede una successione di portate, bensì che i piatti vengano serviti tutti insieme. Di conseguenza non c’è un momento ‘dolce’ e i cosiddetti dessert assomigliano molto poco alla nostra idea di dessert. La pasticceria è soprattutto legata alle ricorrenze festive: penso alle mooncake, ad esempio, i bellissimi biscottoni consumati in occasione della Festa di Metà Autunno. Comunque sia, la curiosità di scoprire cosa nascondevano le pasticcerie cinesi era tanta e allora mi sono imbarcata in un tour delle tre più note - e a quanto ne so, uniche - pasticcerie cinesi di Milano.

L.Z. Pasticceria (NoLo)

Lz pasticceria Nolo

Cominciamo da via Padova, in piena NoLo, alla L.Z. Pasticceria.

Appena entrata si viene abbagliati dai colori in technicolor che campeggiano sugli scaffali e dietro le vetrinette. Adocchio subito una confezione di biscotti lillà fatti con la patata viola. In un frigorifero troneggiano pastellose creazioni di cake design di dubbio gusto ed è disponibile un catalogo da cui scegliere la propria torta preferita.

Pasticcerie cinesi NoLo

Chi pensava che fossero i giapponesi i campioni del trash può ricredersi subito davanti alla statuetta di una ragazza-manga in bikini, con le cuffie per ascoltare la musica e i capelli rosa, interamente di zucchero.

Pasticcerie NoLo

La maggior parte dell'offerta dolciaria è costituita da brioche e paninetti, preparati con un semplicissimo mix di uova, latte e farina (la lista degli ingredienti è sempre esposta) e farciti nei modi più svariati: con un non meglio specificato ‘formaggio’, con una crema al cocco o con i fagioli rossi, che ormai non dovrebbero più sorprenderci come ingrediente dolce (ieri ho sfornato dei brownie agli azuki e non mi ritengo certo una cuoca sperimentatrice).

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Niente che mi colpisca in modo particolare, finché non vedo loro: biscotti dalla forma circolare, un involucro di una sorta di pasta sfoglia e un ripieno di maiale. Proprio così, maiale. Lo dice l’etichetta e me lo ripeto io incantata. Ne prendo immediatamente due confezioni e solo i rimproveri del fotografo mi dissuadono dall’assaggiarne uno subito lì, per strada.

Hao Li Lai (via Messina)

È il momento di passare da Hao Li Lai in via Messina, che mi dicono essere la pasticceria più frequentata per le torte su ordinazione, immaginifiche opere di cake design che troneggiano in vetrina. Altro bancone, altro catalogo.

Molto popolare come topping delle torte pare essere il porcellino di pasta di zucchero circondato da sbuffi di panna montata. Noto di sfuggita la fotografia di una torta che porta il concetto di ‘forma fallica’ a un altro livello: c’è letteralmente un pene, con tanto di testicoli e simil faccina sorridente disegnata sopra, che troneggia sulla torta. Mi chiedo per quale occasione venga ordinata con tanta frequenza da farla comparire su un catalogo - addii al nubilato? San Valentino?

Tante domande che mi piacerebbe porre alla commessa, che però ci rivolge occhiate sospettose, le stesse che abbiamo ricevuto alla pasticceria precedente. Anche qui, ovviamente, non abbiamo incontrato nessun volto occidentale. Evidentemente i rotolini di pan di spagna ripieni di fagioli verdi non sono così appetibili.

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MT. TIME (via Lomazzo)

Ultima tappa, MT. Time in via Lomazzo, immediate adiacenze di Paolo Sarpi. Sarà la vicinanza con la Chinatown milanese, ma è quella che gode della miglior nomea e, anche nell’aspetto, la più ‘rassicurante’, arredata in modo occidentale e con i commessi più ospitali - non dico sorridenti, ecco, ma almeno non apertamente ostili.

Il laboratorio di pasticceria è a vista e le scatole a forma di cuore sugli scaffali mi confermano che sì, anche i cinesi festeggiano San Valentino. Saltano subito agli occhi tortine simili ai pasteis de nata, pasta sfoglia farciti di crema, molto popolari in Cina: sono arrivati qui attraverso la colonia portoghese di Macao, così come da Hong Kong sono arrivati i dolci da forno di stampo inglese, quali le brioche o gusci di pasta frolla.

E sono prevedibilmente questi i più diffusi nella pasticcerie cinesi a Milano, mentre c’è poca traccia dei dolci influenzati dalla pasticceria giapponese o da quella coreana, come i bun dolci cotti al vapore. Anche da MT. Time prevale il modello brioche, insieme a tanti swiss roll farciti in varia maniera. Le diciture, comunque, sono sempre più o meno vaghe: dolci, torte, biscotti. E ovviamente una traduzione cinese il cui significato ci è precluso.

Finalmente il fotografo mi dà il permesso di assaggiare il primo dolcetto, una sorta di hot dog dolce farcito di fagioli rossi. Il responso non è positivo. Il sapore dolce è soverchiante, le quantità di zucchero presenti nel ripieno e nell’impasto sicuramente eccessive, i fagioli rossi non forniscono nessun contrappunto alla brioche, nemmeno per la consistenza. Il mio volto nelle fotografie dice tutto (a nulla è valsa la richiesta di Vincenzo 'Fai la faccia meno disgustata, per piacere').

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L'ASSAGGIO

Una volta rientrati ci dedichiamo alla degustazione ufficiale del resto dei dolci.

La redazione di VICE si assiepa intorno a noi molto interessata, ma si disperde altrettanto velocemente quando vede che tipo di bottino abbiamo riportato. I pochi coraggiosi rimasti si dedicano all'assaggio. Le tortine di influenza portoghese ripiene di crema o di cocco piacciono tendenzialmente a tutti, i biscotti ripieni di loto e quelli al taro fanno alzare un po’ di spalle. I due più apprezzati sono la torta al formaggio e i biscotti di pasta sfoglia farciti di sesamo nero perché ‘Non sono troppo dolci’.

E quelli ripieni di carne di maiale? Qui i pareri si dividono: c’è chi, come me, li ha apprezzati parecchio per il sorprendente equilibrio tra il ripieno agrodolce e l’involucro zuccherato e burroso e chi li ha a malapena deglutiti. Di sfuggita diamo un morso a una sfogliatina ripiena di durian, famigerato frutto puzzolente del Sud Est asiatico.

Corrisponde pienamente alla fama del durian: è disgustosa.

La parte più interessante ce la teniamo per la fine. Nella pasticceria di via Lomazzo eravamo stati colpiti da sferette di plastica monoporzione che contenevano cilindri di pasta sfoglia dall’evocativo nome di “Dolci all’uovo”. Ingredienti: farina, burro, uovo, frutta secca, zucchero. Alla cassa la signora si era spinta fino a rivolgerci direttamente la parola per spiegarci che che ‘Salato. Non dolce’.

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È con trepidazione che lo apriamo per scoprire che contiene un uovo marinato circondato da uno strato di pasta sfoglia e da… peli. Una pelliccetta marroncina. Impossibile non farsi sfiorare dal dubbio che forse quella pelliccetta non doveva essere lì, ma all’assaggio - perché sì, l’abbiamo assaggiato tutti, questo sì che è vero giornalismo da battaglia, incurante dell’intossicazione alimentare e dal ricovero per salmonellosi - il sapore è dolce e non lancia allarmanti segnali di avariato.

Veni, vidi, vici. Pasticceria cinese, è stato divertente. Ci rivediamo. Magari non così tanto presto, ecco.

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