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Fattorini milanesi raccontano le cose più strane che hanno visto

"Una volta mi hanno aperto tre modelle strafatte che mi hanno invitato a entrare. Purtroppo il portiere mi ha fermato prima che potessi farlo."

I rider, cioè i fattorini al tempo della gig economy, sono noti per le condizioni di lavoro instabili, le paghe da fame e la poca considerazione che ricevono dalle aziende per cui lavorano. Tanto per dire, proprio in questi giorni in Belgio e Olanda sono in corso grandi proteste contro Deliveroo, che ha annunciato l'intenzione di passare da pagare i fattorini su base oraria a pagarli a cottimo con partita IVA obbligatoria, come fa già la maggior parte della concorrenza.

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Ma fare il fattorino non è solo precarietà e sfruttamento. Non sono pochi quelli che lo fanno a tempo pieno, e una lettura un po' romantica vede chi fa le consegne come una figura a cui si bada poco ma che è in grado di spiare i nostri momenti più intimi e sordidi, un po' come il postino di una volta. Per scoprire cosa pensano di noi i fattorini e cosa sbirciano durante le loro consegne ho chiesto ad alcuni di loro—rider, corrieri, fornitori di surgelati, fattorini di supermercati—quali sono stati gli episodi più strani che hanno vissuto durante il lavoro.

Stranamente parole come "sushi," "via Montenapoleone" e "mutande" compaiono molto spesso nei loro racconti.

"GLI STUDENTI LAVORATORI VANNO AIUTATI"

C'era questo tizio che abitava all'ultimo piano di un palazzo senza ascensore e un paio di volte al mese faceva rifornimento al supermercato come se dovesse nascondersi in un bunker a vita. Quindi dovevo farmi su giù almeno quattro o cinque volte, stracarico di roba, e lui non mi diceva neanche grazie. Finché un giorno mi sono inventato che ero uno studente lavoratore. Da allora ha cambiato atteggiamento: "gli studenti lavoratori vanno aiutati" diceva, e aveva preso a lasciarmi 10 euro di mancia ogni volta e a regalarmi bottiglie di vino—Luca, 33 anni, fattorino di un supermercato

IL FESTINO MANCATO

Una volta sono andato a fare una consegna in un residence molto lussuoso di via Montenapoleone. Ovviamente l'ordine era sushi. Il portiere mi ha scortato fino all'appartamento e mi hanno aperto la porta tre modelle visibilmente strafatte. Mi hanno detto qualcosa in una lingua che credo fosse russo e mi hanno invitato a entrare. Non ho fatto nemmeno in tempo a rendermi conto della situazione: ho fatto un passo verso di loro e il portiere mi ha bloccato, riaccompagnandomi all’ingresso—Filippo, 23 anni, rider per Foodora

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"MA COME? UN'ALTRA CONSEGNA?"

Mi stupisce come alcune persone, magari non giovanissime, siano diffidenti e sospettose anche nei confronti di un servizio che hanno chiamato loro. Questa cosa mi capita con una famiglia in particolare, in un condominio senza portineria. La prima volta mi ha risposto al citofono un signore che quasi mi ha cacciato via, dicendo che non sapeva di cosa parlassi (per fortuna l’ordine è stato intercettato da una vicina). Un'altra volta lo stesso tizio è quasi andato in panico perché ero entrato dal cancello mentre lui usciva. L'ultima volta al citofono mi sono sentito dire, "Ma come? Un'altra consegna?" Non riusciva a farsene una ragione—Matthias, 29 anni, fattorino Gls

RICHIE RICH

Una delle consegne più strane che ho fatto è stata anche quella al mio cliente più giovane: un bambino di 11 anni che aveva ordinato del gelato. Abitava in una casa in via Montenapoleone con guardie al cancello e porte blindate. Era un bambino molto sofisticato. Mi ha aperto la porta senza guardarmi e mi ha dato 2 euro di mancia—e conta che è stata una delle mance più grosse che ho mai ricevuto—Michelangelo, 24 anni, rider per Deliveroo

STRATEGIE PER LE MANCE

Le mance sono fondamentali e tutti i fattorini hanno le loro tattiche: fare i simpatici, mostrarsi affaticati dopo aver fatto le scale, e così via. Con JustEat, prima che introducessero il pagamento elettronico, le mance arrivavano sempre: dato che pagavo io i ristoratori e poi i clienti pagavano me facevo sempre la scenetta di contare le monetine. Spesso la reazione dei clienti era, "lascia stare, tieni il resto."

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La mancia più grande che ho ottenuto è stata di 10 euro—sembra poco ma è un'ora e mezza di lavoro. Me l'hanno data una volta che ho consegnato in uno studio legale in centro: ero in ritardo di oltre un'ora perché mi avevano dato l'indirizzo sbagliato, il pasto era ovviamente freddo e io mi aspettavo di ricevere solo lamentele. E invece—Stefano, 24 anni, rider per JustEat

IL NIPOTE ADOTTIVO

Consegnavo la spesa a domicilio per alcuni supermercati. C'era questa cliente, una signora anziana, che si era affezionata a me e aveva iniziato a trattarmi quasi come un nipote. Mi raccontava sempre qualcosa della sua famiglia e mi offriva da bere. A volte mi telefonava per chiedermi di accompagnarla da qualche parte, a pagamento ovviamente—Michele, 26 anni, fattorino di un supermercato

BUSINESS PARALLELI

Mi occupavo di consegnare surgelati: partivamo alle 5 di mattina e arrivavamo fino in Svizzera. Spesso facevamo colazione con un paio di brioche che prelevavamo dal freezer e mettevamo a scaldare sul cruscotto e con caffè che ci venivano offerti nei molti bar in cui consegnavamo la merce. I più scafati del gruppo sviluppavano un business parallelo sottraendo ai grossi ordini uno o due colli di merce: in una giornata ne accumulavano diversi e poi li rivendevano in nero a minor prezzo. In un mese saltava fuori quasi un altro stipendio—Ivan, 31 anni, fattorino di un'azienda di surgelati

GLI UOMINI D'AFFARI

L'episodio più strano che ho vissuto è stato questo. Una volta ci hanno chiamati per una consegna speciale: un ordine immenso di sushi e hamburger, talmente tanta roba che siamo partiti in dieci. La destinazione era la Torre Unicredit. Eravamo un gruppo di rider di varie nazionalità e gli impiegati ci guardavano storto. Ci avevano dato un pass speciale e ci avevano fatti salire al 31esimo piano. Eravamo tutti eccitati, oltre che sudati e pieni di borse

Comunque, arriviamo e sentiamo che nella stanza accanto a quella in cui siamo disponendo il cibo c'è un dirigente di Deliveroo che presenta la società a potenziali investitori. A un certo punto chiede di far entrare un rider per farglielo vedere e questo tizio, un peruviano, è finito in mezzo a tutti questi uomini d'affari che lo applaudivano e gli dicevano "bravo, bravo." Era surreale. Dopo ci hanno detto che se volevamo ci avrebbero dato 10 minuti per farci qualche selfie in cima alla torre. È stato umiliante—Miguel, 27 anni, rider per Deliveroo