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I super ricchi così come li ho conosciuti lavorando negli hotel di lusso

Non puoi dire di conoscere davvero la vita di calciatori, imprenditori e celebrità finché non sei costretto a portare le valigie dei loro cani e soddisfare le loro richieste più assurde.

Ho superato da un pezzo i trent'anni. Ho fatto il magazziniere, l'addetto alla produzione, lo spazzino, il gelataio, l'apprendista falegname e il corriere. Insomma, tutti quei lavori che servono ai figli della classe operaia per farsi un'idea del futuro che li attende quando hanno avuto la sfortuna di non diplomarsi. Che è ciò che ho fatto io. Quello che non sapevo però, è che con questi lavori avrei incontrato un sacco di persone ricche. In effetti, per tre anni sono stato anche un facchino in vari hotel di lusso della Francia e dei paesi vicini. Tra tutti quelli che ho fatto, è stato indubbiamente il lavoro più interessante. Ogni mese raddoppiavo lo stipendio con le mance, e in più riuscivo a soddisfare la mia curiosità e sete di conoscenza della specie umana.

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I miei primi tempi al Relais & Châteaux me li ricordo come fossero ieri. La formazione è durata due giorni, e ha coperto l'accoglienza dei clienti, la presentazione delle camere e la cosiddetta "ottimizzazione degli spazi." Oltre, ovviamente, alla familiarizzazione forzata con il cambio automatico dei bolidi da parcheggiare. Tutto stava nel saper apparire. Il vestito doveva essere impeccabile: la cravatta stretta e precisa sull'ultimo bottone della camicia. E poi l'attitudine: un mix tra l'estrema disponibilità e la discrezione infallibile. Questo è ciò che si aspettano le persone che vi danno da vivere. Una delle cose a cui bisogna abituarsi in fretta è il rapporto disinibito con il denaro. Durante il mio secondo giorno mi sono imbattuto in una coppia che aveva appena trascorso una settimana nello struttura. Stavano pagando. La cifra si aggirava sui 10 mila euro, e gran parte della somma è stata pagata in contanti. Riesco ancora a sentire la voce degli impiegati che contano la somma, 100 euro alla volta: 6500, 6600, 6700, 6800.

La settimana successiva è stata un po' complicata. Il questionario dell'indice di gradimento del soggiorno mi aveva tanato in un paio di occasioni, e il manager era venuto a farmelo presente. Alcuni clienti non erano rimasti soddisfatti delle informazioni che avevo fornito al loro arrivo. Non dovevo mai dimenticarmi di "lasciare andare avanti i clienti sulla scala" quando li accompagnavo alle camere e "metterti sempre davanti quando scendi." In entrambi i casi, l'idea è di fungere da ammortizzatore in caso di una loro caduta. Dopo questa fase di apprendistato ho progressivamente migliorato la mia posizione all'hotel fino ad avere l'occasione di incontrare alcune "celebrità".

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In un caso, mentre stavo iniziando il mio turno del mattino, il vicedirettore dell'hotel mi fece presente di un "arrivo un po' speciale" di cui si sarebbe "occupato personalmente." Si riferiva a un presidente di qualche squadra della Ligue 1 arrivato di lì a poco con una BMW a noleggio. Scesero dalla macchina e fui subito sorpreso dalla differenza d'età tra lui e quella che immaginavo la moglie: trent'anni, a prima vista. Non sembravano troppo in confidenza. Si trattava di una escort? Accompagnai la coppia verso l'hotel, dove le receptionist li stavano aspettando tutte in fila. Il numero due dell'hotel si presentò al signor X, che con lo sguardo vago chiese immediatamente e senza troppi giri: "bene, a che ora si può mangiare?" Seguì una rapida presentazione della stanza, al ritorno dalla quale il vicedirettore, vedendomi a mani vuote, mi disse: "Impara, in questo mestiere non è vero che i ricchi danno di più."

Un'altra volta, in una stazione sciistica, ho conosciuto un pezzo grosso delle telecomunicazioni. Era venuto a sciare con la famiglia, con cui alloggiava in una specie di dépendance all'interno dello chalet principale che lui pagava qualcosa come 25 mila euro a notte. Per l'occasione si erano portati dietro anche un maggiordomo. Questo collega, a suo dire, aveva l'abitudine di prendersi la libera uscita una volta all'inizio della stagione e una volta alla fine. Una sera di mezza stagione lo beccai in un locale con un sacco di bottiglie di champagne sul tavolo. Quando gli chiesi delucidazioni mi disse di aver anticipato la fine della stagione, dal momento che il cliente gli aveva lasciato così tanta mancia che avrebbe potuto "godersi le Maldive." Un gesto carino di un uomo generoso che sapeva persino togliersi gli scarponi da sci da solo.

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Tutto l'opposto di un famoso ristoratore parigino che è arrivato in hotel qualche settimana dopo. Il tipo di cliente che vorresti poter scaraventare nella neve, e che per tutta la durata della permanenza è rimasto in hotel a girarsi i pollici e bere. Quando era sbronzo—o in hangover—chiedeva che qualcuno gli allacciasse le scarpe. Ma non è il cliente peggiore che puoi trovare. Lavorando in un hotel a quattro stelle a Courchevel, ci sono buone probabilità di incontrare i nuovi ricchi russi che vi mettono le banconote in bocca. È successo.

Foto via Flickr

In un hotel a Dublino in cui avevo aiutato Jeff Mills a portare una valigia iper-pesante ho avuto a che fare con Peter Morton, il co-fondatore dell'Hard Rock Café. Si era scordato la mancia nonostante avessimo avuto diverse piacevolissime conversazioni durante il suo soggiorno. Appena il tempo di mandar giù la delusione e ricevetti una sua chiamata: arrivato in aeroporto si era reso conto della dimenticanza, e sentendosi in colpa aveva deciso di far aspettare il jet privato e tornare indietro. Gli dissi che sarebbe stato per un'altra volta, ma lui non volle saperne e si ripresentò all'hotel per scusarsi e lasciarmi un blocchetto di banconote.

Un'altra volta, Quentin Tarantino mi ha regalato due biglietti per la prima di A prova di Morte alla quale era stato invitato a tenere un discorso la sera stessa. Sempre a Dublino, ma in un altro hotel, sono capitato nella stanza di Bruce Springsteen, e ci ho trovato una valigia a più scompartimenti. Dentro c'erano medicine e pillole di tutti i tipi. Avevo una conoscenza limitata degli psicotropi e ho pensato ad alcuni miei compagni di liceo diventati ravers. Oltre a imprenditori e celebrità, ho anche avuto l'onore di servire un re. È stato il re Abdullah II di Giordania, che era venuto in Irlanda in incognito per farsi un giro in moto. Avevano portato tutte le sue Harley, e due Porsche per le guardie del corpo. Lo incontravo tutte le mattine, con indosso una giacca di pelle e degli occhiali neri, pronto a guidare tutto il giorno. Era accompagnato da tutti i suoi consiglieri. E anche loro erano in moto. Devo ammettere, che nonostante tutto, è stato un ospite cordiale e soprattutto discreto.

È tutto il contrario dei principi sauditi che incontravo a Parigi ogni estate. Lavoravo all'Hilton quando li ricevemmo per due mesi e arrivarono con centinaia di valigie blindate, degli utensili da cucina, dei narghilè e addirittura dei frigoriferi. Queste valigie i principi non le toccavano. I bagagli arrivavano e ripartivano a bordo di camion. Nella mia seconda stagione al Relais & Chateaux accennato in precedenza, ho avuto a che fare con un famoso giornalista e politico francese. Era venuto a passare una settimana con la moglie nella suite a più di 600 euro a notte. Pensavo fosse un tipo un po' egocentrico, ma ero ancora lontano dall'immaginare la sua richiesta di essere accolto come un ministro. Per prima cosa, siamo dovuti andarlo a prendere alla stazione. Chiamare un taxi sarebbe stato troppo semplice. È stato quindi il numero due dell'hotel, diventato il copilota del tassista, ad accogliere adeguatamente il VIP all'uscita dal treno. Il direttore, a sua volta, è stato rapito per gran parte del pomeriggio per far fare un giro turistico alla coppia. Mentre lasciavo le loro cose nella suite, un collega del servizio in camera è arrivato con un enorme piatto di frutta. Osservandone stupito le dimensioni e il contenuto, ho ripensato alla frase di una mia amica: "Essere ricchi vuol dire mangiare 50 cose al giorno tra frutta e verdura."

A quelle appena nominate si aggiunge una categoria professionale di ricchi a parte, lontani da tutto—i calciatori professionisti. In generale sono noti per essere avari. La maggior parte sembra aver perso ogni scala di valore del denaro, e se da un lato guadagnano somme indecenti, dall'altro la loro carriera non durerà a lungo. È il caso di un panchinaro del Paris Saint Germain: una settimana dopo la loro partenza, la moglie ha chiamato in hotel per dire che avevano lasciato lì il costume del figlio di tre anni. Insistere per una cosa da 20 euro mentre tuo marito ne guadagna 50.000 al mese mi resta una cosa difficile da comprendere. Un'altra volta abbiamo ricevuto degli amici di Franck Ribéry, che passavano le loro giornate a bere birre in lattina e mangiare patatine fritte in tuta da ginnastica. Quando invece lavoravo al Mandarin Oriental, un hotel di lusso in Rue Saint-Honoré a Parigi, è venuto anche Lionel Messi. Sembrava un adolescente in vacanza con la sua ragazza, un tipo semplice e discreto che si portava i bagagli da solo. Una volta il suo autista era in ritardo e lui se n'è andato a fare una passeggiata e a guardare le vetrine in fondo alla strada. Tutti si giravano verso di lui e a lui non sembrava fregare molto.

Durante questi lunghi periodi passati a fare il facchino per i milionari, ho potuto farmi un'idea dei danni morali causati dal denaro. "Più si va in alto nella società, più l'ossigeno morale sembra rarefarsi," diceva Jean-Claude Michéa. Ho un ultimo aneddoto che illustra bene questo concetto. Una mattina al Relais & Châteaux, famoso anche per il suo ristorante, mi sono imbattuto nel cuoco che si fumava una sigaretta visibilmente alterato. Gli chiesi cosa non andava, e lui risposte che aveva iniziato la sua giornata un'ora prima del dovuto. Niente di grave, no? Poi ha aggiunto che un cliente gli aveva appena chiesto un piatto appositamente per il suo yorkshire.

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