Cinque persone raccontano le loro peggiori esperienze di car pooling

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Cinque persone raccontano le loro peggiori esperienze di car pooling

"All’improvviso c’era un poliziotto che mi puntava una pistola addosso."

Se ci pensi, mettersi in viaggio per ore con dei completi sconosciuti è una follia. Ogni volta rischi di trovarti con un tizio stanco di vivere che vuole buttarsi in un fosso con tutta la macchina e l'equipaggio; o uno sudato, con l'aria condizionata rotta e le mutande sporche che spuntano dai sacchetti di plastica sparsi in tutta la macchina, che torna da una vacanza in cui l'unica cosa che ha fatto è stata ingollare birra. È vero che potrebbe anche essere l'occasione per conoscere l'uomo della tua vita, ma l'unica cosa che possiamo dire con certezza è che il car sharing rappresenta una delle ultime grandi avventure della nostra generazione.

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Viaggiare con altre persone è un'ottima alternativa ai bus low cost—i treni non li prendo nemmeno in considerazione, perché costano. Tramite Flinc vengono organizzati 650.000 viaggi al mese, la pagina internet di Blablacar conta 30 milioni di utenti, Uber si sta assicurando una fetta di mercato sempre crescente in tutto il mondo e ci sono anche piloti che offrono servizi di sharing del loro aereo.

Ma per vivere avventure folli non c'è bisogno di salire su un Cessna. Basta trovare il conducente giusto—o quello sbagliato.

QUASI RAPITO

Dieci anni fa il concetto di car sharing era una novità. Le recensioni non esistevano e prenotare era sempre un problema. Una volta dovevo andare da Ingolstadt [piccola città tedesca dell'Alta Baviera] a Basilea per lavoro. Inserii il mio annuncio, conscio del fatto che molto probabilmente, di lunedì mattina, nessuno avrebbe risposto. Invece mi scrisse un tizio che mi offriva di fare un pezzo di strada insieme. Come punto di incontro avevamo concordato il parcheggio di un ingrosso di mobili vicino all'autostrada. Era piuttosto pressante e per accordarci mi chiamò otto volte, ma non ci vidi abbastanza lungo.

Arrivato all'ingrosso, parcheggiai lontano dall'entrata. In tutto il parcheggio, oltre a me, c'era soltanto una Volkswagen Jetta blu con dentro un uomo e una donna. Pensai che fosse il mio uomo, ma quando i nostri sguardi si incrociarono, non ci fu segno di riconoscimento. E infatti mi chiamò dicendo di essere in treno, in arrivo. Nel frattempo, i due in macchina erano sempre là.

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Quando il tizio arrivò, appena mi vide cominciò a sbracciarsi. Mentre si avvicinava scesi dall'auto per salutarlo. Sentii la portiera destra dell'auto aprirsi. Poi si scatenò l'inferno.

All'improvviso c'era un poliziotto che mi puntava una pistola addosso. Qualcuno mi stava ammanettando tenendomi la testa contro l'auto. Dall'altra parte della macchina, un poliziotto teneva la pistola puntata contro il mio passeggero mentre un altro gli estraeva una pistola dalla giacca.

Successe tutto così in fretta che mi sentii svenire. Intanto erano arrivati un totale di 12 poliziotti in borghese, tra cui anche i due della Jetta blu. Mi perquisirono l'auto. Tentai più volte di spiegare che io non c'entravo niente con quel tizio, ma ogni volta mi premevano più forte la testa.

Solo dopo 40 minuti potei dimostrare che ero innocente, mostrando ai poliziotti il nostro scambio di mail. Dopo un'ora, la polizia mi liberò dalle manette, e solo allora mi raccontarono cos'era successo. Il mio passeggero e un complice avevano derubato una coppia di pensionati, per un bottino a cinque cifre. Per arrivare al complice, tenevano sotto controllo il suo telefono.

Non posso biasimarli: effettivamente la situazione poteva sembrare sospetta. Io in macchina avevo 1000 euro, perché sulla via del ritorno volevo fermarmi a un outlet per comprare dei vestiti, e l'auto aziendale era una grande BMW serie 5. In ogni caso, non mi scorderò mai quel lunedì mattina. Quando hai una pistola puntata addosso ti senti subito colpevole, anche se non hai fatto nulla. Tremavo e non riuscii a guidare per un po'. I due poliziotti che erano dentro la Jetta si scusarono con me, ma io gli ero grato. Il passeggero aveva cercato di salire dietro a destra. La posizione ideale per puntarmi una pistola alla testa.

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—Paul, 30 anni

RAPPORTI SESSUALI CON I PASSEGGERI

Abito e studio a Brema, ma spesso torno a Francoforte per stare con la mia famiglia. Il treno costa troppo, perciò viaggio con altre persone. All'inizio non mi faceva impazzire l'idea: stare chiusa in macchina per ore con degli sconosciuti e dover per forza chiacchierare.

Ma alla fine, dato che non avevo una lira, ho dovuto farmelo star bene. Una volta stavo tornando a Brema con un ragazzo di nome Paule. Appena sono salita sulla sua Ford rossa, mi è stato subito simpatico. Eravamo solo io e lui in macchina, e abbiamo cominciato a chiacchierare. Lui stava finendo la specialistica a Brema. Non ci è voluto molto perché l'atmosfera si scaldasse.

A metà strada è stato chiaro che prima di arrivare a casa mia avremmo fatto tappa a casa sua. Abbiamo passato una notte, la mattina e forse anche il giorno dopo insieme. Non mi ricordo esattamente perché e come ma era chiaro dall'inizio che tra noi non ci sarebbe stato nulla di fisso. Ci siamo incontrati per caso un paio di volte, e basta.

Dopo Paule però è diventato tutto molto più divertente. Ho iniziato a viaggiare sempre di più con altre persone. Soprattutto nei periodi di vacanza, quando sapevo che molti studenti si sarebbero spostati in macchina. Ho cominciato a chiamare sempre più spesso mia madre per avvisarla che ero in ritardo, e il ritardo era quasi sempre dovuto a una liaison con un altro passeggero.

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—Jasmin*, 24 anni

COMPLICE DI CONTRABBANDO

Durante l'estate del 2014, sono andato a trovare un amico a Budapest, e da lì siamo andati in Serbia. Prima di partire ho scritto online che sul ritorno da Budapest avrei avuto dei posti liberi. Mi ha subito risposto un uomo, che ha prenotato tutti e cinque i posti del mio furgone. Ho detto di sì e non ci ho pensato più.

Sulla via del ritorno non ricordavo l'indirizzo concordato, perciò ho cercato la prenotazione e la cronologia dei messaggi. Il problema era che improvvisamente la prenotazione era sparita. Gli ho riscritto, senza avere risposta. Ho dovuto rimettere online l'offerta, e subito hanno prenotato due tizi un po' sospetti. Uno voleva pagare il doppio del prezzo e l'altro non si è proprio presentato.

Fortunatamente, nel frattempo, si erano prenotate anche due ragazze, così mi sono avviato verso Monaco con loro tre. Qualche giorno dopo il mio rientro, ho ricevuto una mail dal sito di car sharing che diceva che l'uomo che aveva prenotato tutti i posti era un contrabbandiere, e che quindi la prenotazione era stata cancellata. Ho segnalato che anche i due uomini che mi avevano contattato in seguito e che mi erano sembrati sospetti, ed è venuto fuori che erano anche loro contrabbandieri.

Non so se sono in contatto con l'Interpol o come cavolo fanno, ma sta di fatto che tutte le piattaforme di car sharing avvertono nei loro termini e condizioni che queste persone tentano sempre di sfruttare il servizio. E, anche se io non sapevo che stavo commettendo un reato, l'ho commesso lo stesso.

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—Moritz, 30 anni

LA COPPIA DELL'ORRORE

Era un giorno caldissimo dell'estate del 2007 quando sono salita sulla Mercedes W 123 di una coppia. Condividevamo un obiettivo: andare da Berlino a Monaco spendendo il meno possibile. All'inizio era tutto ok. Viaggiavamo con i finestrini abbassati, il tettuccio spalancato e rispettando i limiti di velocità.

"Tra poco salirà un'altra persona," disse il conducente svoltando a destra. Ma non arrivò nessuno, e dopo 20 minuti non avevamo più niente di cui parlare. A un certo punto, cominciarono ad andare su di giri.

L'uomo si mise a pigiare sull'acceleratore e la donna a girargli canne e stappare birre. Anche a 180km/h, viaggiavamo con i finestrini aperti. Faceva caldo, ma io sudavo per la paura perché ero sulla macchina di uno sconosciuto che sfrecciava a velocità folle in autostrada. Perché mi si stava staccando la testa per il vento. Perché non sapevo quanto avesse in mente di fumare e bere. Non volevo scendere a un autogrill e aspettare un altro pazzo, quindi sono rimasta dov'ero. Il problema è che la situazione poteva solo peggiorare.

L'inferno vero e proprio cominciò quando la donna si mise a mandare SMS. "Brutta troia di merda, congelati le ovaie e brucia all'inferno," scrisse con una serie di errori di grammatica. Chiese all'altro se c'erano errori, lui corresse qualcosa anche se ormai era sbronzo. Alla fine arrivammo a Monaco e io scappai. Nelle giornate buie sogno ancora la coppia dell'orrore in autostrada.

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—Christine, 34 anni

WORKSHOP ORGASMICO

Dopo una maratona di esami di ammissione a varie università sono riuscito a farmi prendere al corso che sognavo, ma a quel punto ero anche molto stanco e avevo voglia di passare un po' di tempo a Berlino a rilassarmi. Il conducente era un tipo dimesso. All'inizio eravamo solo noi due. Dopo dieci minuti di chiacchiere gli ho chiesto se andasse spesso a Berlino. Apriti cielo.

Mi ha raccontato che a Monaco guadagnava un sacco di soldi ma che era in fissa con una ragazza conosciuta a Berlino. "Tiene corsi di stimolazione orgasmica," ha detto eccitato. Quando erano insieme, mi ha spiegato, per 15 minuti esatti lui le stimolava il clitoride con un massaggio. "Il punto non è raggiungere l'orgasmo, è un'esperienza comune," ha continuato. Lui e la tizia erano una coppia aperta che si diceva tutto: "Mi fa male ma mi eccita anche quando mi dice che ha scopato con un altro." Anche lui voleva diventare un formatore in quell'ambito. Per farlo, avrebbe dovuto seguire un corso da 10.000 euro, e volare una volta al mese a New York. A quel punto, ho avuto la sensazione che si aspettasse che io fossi interessato.

Era interessante che fosse così aperto sessualmente, ma non mi fregava poi molto di cosa faceva con la ragazza. Poco dopo è salito un altro ragazzo. Aveva i capelli lunghi e gli occhiali, e anche lui aveva circa trent'anni. Dieci minuti dopo gli ha fatto la mia stessa domanda e ha avuto la stessa risposta.

Il nuovo passeggero era estasiato. Anche lui stava imparando ad aprirsi con gli altri, ad essere in possesso di sé e vivere il sesso come esperienza. Come un ragazzino che si spara una sega per la prima volta, ho pensato. A quel punto mi sono limitato ad ascoltare. Il nuovo arrivato ha raccontato che una volta ha fatto un'orgia con la sua ragazza, il suo migliore amico e la ragazza di lui. Quest'ultima non l'ha presa benissimo e ha lasciato l'amico, e allora lui si è messo a "prestare" la sua ragazza all'amico.

Quando siamo arrivati il conducente mi ha ringraziato di essere stato con lui. Poi ci ha invitati per una seduta con la sua amica berlinese. Per salutarci ci ha abbracciati a lungo. Il giorno seguente ho pure pensato di andarci, e se fossero stati tipi diversi forse l'avrei anche fatto. Ma loro me l'avevano proprio fatta scendere.

—Dami, 24 anni

*Il nome è stato cambiato. Foto di copertina di Peter Kadeen