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Gli 11 libri che gli italiani fingono di aver letto

Sui libri mentiamo in continuazione: per non sfigurare, per rimorchiare, a volte senza nemmeno pensarci. Abbiamo chiesto un po' in giro, raccolto nomi e indagato sulle motivazioni e i libri che gli italiani fingono di aver letto sembrano proprio questi.

Sui libri mentiamo in continuazione: chi legge poco mente per non sfigurare, chi legge un po' mente per rimorchiare, chi legge (o scrive) per guadagnarsi da vivere lo fa quasi di riflesso, incondizionatamente—e per continuare a vivere con quello che legge/scrive veramente, soprattutto.

Qualche settimana fa, la BBC è tornata a esaminare un campione di lettori e non lettori e ha pubblicato una versione aggiornata dell'elenco di libri su cui gli inglesi mentono di più. In testa alle letture millantate di oggi c'è Alice nel Paese delle meraviglie; segue l'opera quasi omnia di Charles Dickens e non mancano Orgoglio e pregiudizio, le saghe de Il Signore degli Anelli e di Harry Potter, i colossi di Tolstoj (Anna Karenina e Guerra e pace) e addirittura 1984. Aperta parentesi: interessante notare come praticamente tutti i titoli bugiardi compaiano travestiti da libri del cuore nel listone dei "Dieci libri che ti hanno cambiato la vita" pubblicato da Facebook un anno e mezzo fa. Chiusa parentesi.

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E in Italia? Di recente da queste parti ci siamo misurati coi distillati e con l'atroce sgomento suscitato dalla loro uscita—seguito dall'immediato sollievo alla vista di Nicholas Sparks e Margaret Mazzantini nella lista dei titoli pubblicati. Eppure, al netto dell'orrore che l'idea procura ai lettori "forti", questa iniziativa un proposito nobile potrebbe perfino avercelo: far uscire i bugiardi seriali dei libri dal tunnel del "dovrei riprenderlo in mano," "l'ho letto a scuola tanti anni fa" e "tradotto proprio non rende."

Ma i titoli distillati non sono quelli su cui gli italiani mentono, quindi per adesso l'iniziativa resta tanto innocua quanto improduttiva. Quali sono i titoli su cui mentono gli italiani? Abbiamo chiesto un po' in giro, raccolto nomi e indagato sulle motivazioni, e questo è il risultato.

I malavoglia, Giovanni Verga

Ricordo ancora la prima volta che ho fatto finta di leggerlo. Era per l'interrogazione di italiano, ovviamente. La sera prima la mia compagna di banco l'ha trascorsa a leggermi il Bignami a voce alta. Io non riuscivo nemmeno a finire quello. Poi l'esame è passato e il mio rapporto con Padron 'Ntoni si è interrotto per sempre. Comunque grazie, Valentina.

Infinite Jest, David Forster Wallace

Era menzogna classica dei radical e degli addetti ai lavori, oggi è la menzogna classica di un sacco di persone che vogliono piacere ai radical o agli addetti ai lavori. Nessuno che abbia mai passato l'estate a Ginostra, sorseggiato Vermentino in Cascina Cuccagna o presenziato dopo il 2008 alla serata al circolo canottieri del Salone ha davvero la coscienza a posto con la buonanima di DFW.

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L'amica geniale, Elena Ferrante

Idem, ma dopo il 2013. (Prima ne parlavano solo gli americani, e quelli probabilmente la Ferrante la leggevano per davvero.) Comunque, proprio come per DFW, la buona intenzione di solito a un certo punto c'è, e il tomo intonso fa bella mostra sui ripiani centrali della libreria.

Ragazzi di vita, Pier Paolo Pasolini

PPP aveva capito tutto. PPP non è stato capito. PPP era er core de Roma. PPP è morto. PPP l'hanno ammazzato. Viva PPP.

Anna Karenina, Lev Tolstoj

Quando va bene, c'è sempre qualcuno che ci ricorda che tutte le famiglie felici si somigliano, mentre in quelle infelici ognuno è infelice a modo suo. Quando va male nemmeno quello, e l'unico, vero contatto tra chi finge di avere letto il libro e Lev Tolstoj è Keira Knightley.

Guerra e pace, Lev Tolstoj

Idem, ma senza la citazione dell'incipit. E con Audrey Hepburn al posto di Keira. Nel caso di Grandi Speranze di Charles Dickens, invece, a Keira Knightley e Audrey Hepburn si sostituisce Gwyneth Paltrow.

Viaggio al termine della notte, Louis-Ferdinand Céline

"Sì, letto anni fa. Ma troppe parolacce, troppo pesante, e poi lentissimo, senza una trama." E poi era nazista, collaborazionista, misantropo, "un uomo orribile", insomma. Quelli di destra lo usano come arma, quelli di sinistra come scudo, ed eccoci ancora nel 2016 a chiederci se "la biografia di un artista sia o meno indipendente dalla sua opera" e risponderci che "comunque non possiamo permettere alla biografia di un artista di rovinarci un'opera."

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Il piccolo principe, Antoine de Saint-Exupéry

Non è l'essenziale che è invisibile agli occhi. È il piccolo principe. In realtà a scuola tutti ne abbiamo letti dei pezzi, magari l'abbiamo anche rappresentato per qualche recita di fine anno (io, in terza elementare, ho fatto il fiore; avevo la cartapesta in capo e la morte nel cuore). Ma da decenni ormai lo citiamo a caso o lo snobbiamo a priori, senza ricordarci che fine faccia poi il principino e se qualcosa, alla fine, ce l'ha insegnata o no.

I fiori del male, Charles Baudelaire

Quella notte bianca in gita di classe a Praga con l'afghano e l'assenzio non vale.

Il Gattopardo, Giuseppe Tomasi di Lampedusa

"Cambiare tutto perché nulla cambi," d'accordo, ma poi? Qui è arrivata la fibra ottica e c'è gente che ancora dice che il libro l'ha letto tutto ma preferisce il film di Visconti. Peccato, perché è un gran libro. Nessuno lo saprà mai più, ma è così. Tra l'altro quella frase non l'ha detta lui, ma Tancredi, il nipote rottamatore.

L'educazione sentimentale, Gustave Flaubert

Comprato in edizione Garzanti alla prima vera, brutta crisi d'amore a causa del titolo, viene tipicamente accantonato non appena realizzi che, con le pene d'amore, la storia non c'entra granché. Da allora l'orecchia è rimasta a pagina 28. Quando rivedi Manhattan per l'ennesima volta e Woody Allen, sdraiato sul divano, lo cita fra le cose per cui vale la pena vivere per un attimo ti viene il dubbio di non averci capito una mazza. Ma anche no.

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Questi i libri che secondo il nostro sondaggio interno gli italiani fingono più o meno spudoratamente di aver letto. Ne abbiamo omesso qualcuno, senza dubbio—forse semplicemente per continuare a mentire in pace almeno su qualcosa. Ma non finisce qui.

Variante 1: i libri che siamo fieri di dire che non siamo proprio riusciti a finire (ma in realtà non ci abbiamo mai provato davvero)

_Alla ricerca del tempo perduto _di__ Proust, L'Ulisse di Joyce, L'uomo senza qualità di Musil. Nemmeno mai comprati, a dirla tutta. Le edizioni belle costano troppo e i Mammut sono troppo brutti. Prenderemo quelli di nostra madre, al momento buono. Tanto neanche lei è mai riuscita a leggerli.

A questi si aggiungono gli autori che non abbiamo mai letto e che continuiamo a citare sotto forma di aggettivi: Kafka, Orwell, Proust. Calvino e la sua leggerezza. Hanno fatto la fine del "piuttosto che": ormai più a sproposito che come si dovrebbe.

Variante 2: i libri che fingiamo di non aver letto (e invece li abbiamo letti eccome)

Cinquanta sfumature di grigio, di E. L. James, grazie al quale sappiamo ora riconoscere la voce "roca come cioccolato nero fuso al caramello"; un libro a caso di Fabio Volo (qui hanno già detto tutto i The Pills, no?); Come smettere di farsi le seghe mentali e godersi la vita, di Giulio Cesare Giacobbe. Quest'ultimo, in auge ormai una decina di anni fa, detiene ancor oggi il primato di libro più sfogliato e non comprato in tutte le Feltrinelli d'Italia. Attualmente è insidiato da L'intestino felice di Giulia Enders.

Thumbnail via Flickr.