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salute mentale

Come riconoscere la sindrome dell'impostore

Se ti senti un imbroglione, sei già a buon punto.
sindrome impostore
Foto di Ali Marel su Unsplash.

Lo sanno tutti, sei un impostore. Hai ottenuto il tuo lavoro perché hai avuto fortuna e i tuoi colleghi sono tutti molto più qualificati di te. Fai gli straordinari per cercare di rimanere a galla, ma è solo questione di tempo prima che qualcuno scopra i tuoi effettivi limiti.

Tutto questo ti suona familiare? Se sì, potresti manifestare la "sindrome dell'impostore", un concetto coniato negli anni Settanta e tornato all'ordine del giorno negli ultimi anni.

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Che cos'è la sindrome dell'impostore?

Secondo la definizione tecnica, si tratterebbe non di un disturbo, ma di un pattern fatto di pensieri e sensazioni costanti di "falsità intellettuale" e "l'incapacità di interiorizzare i propri successi professionali," spiega Holly Hutchins, docente all'Università di Houston. "La maggior parte di noi, però, pensa di essere un impostore, un bugiardo," spiega.

Chi manifesta questi pensieri, secondo Hutchins, tende ad attribuire il proprio successo a fattori esterni, come tempismo perfetto o semplice fortuna, ma allo stesso si colpevolizza in caso di errori o fallimenti. Generalmente l'impostore evita le situazioni in cui potrebbe essere sottoposto a una valutazione diretta, come la richiesta di una promozione, di un aumento o l'assunzione di nuove responsabilità in modo volontario. Lavora moltissimo fino al crollo per mantenere le apparenze e mostrarsi agli occhi degli altri come un gran lavoratore. Infine, non si prende il merito delle proprie azioni e non riesce a rilassarsi una volta raggiunto un obiettivo.

"Un elemento chiave nella sindrome dell'impostore è la costante paura di essere scoperti, che provoca forte ansia," spiega Rebecca Badawy, assistente di management presso la Youngstown State University in Ohio. "La cosa interessante, però, è che questo non compromette la performance degli impostori."

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Anzi, gli impostori hanno in genere performance ben superiori alla media. "Questo pattern colpisce infatti i professionisti di successo, che per assurdo avrebbero moltissima esperienza alle proprie spalle per giustificare le loro competenze," spiega Nick Schubert, assistente ricercatore e coordinatore al Royal Ottawa Mental Health Centre e co-autore di uno studio del 2017 sulla connessione tra sindrome dell'impostore e mancanza di autostima.

Gli impostori tendono a essere perfezionisti. "Se non sono perfetto, allora ho fallito," chiarisce Badawy, autrice di un nuovo studio condotto tra gli studenti del college—dove la condizione è generalmente molto diffusa. Il fenomeno, che sarebbe particolarmente comune fra le donne di successo, colpisce anche gli uomini e, nonostante i casi siano meno frequenti, quando si manifesta, lo fa a uno stadio più avanzato. "Nel caso in cui un uomo riceva feedback negativi o sia soggetto alla valutazione di una persona importante la sua performance sarà inferiore, mentre la stessa cosa non si può dire delle donne."

Secondo Badawy, le persone con la sindrome dell'impostore tendono a peggiorare la propria situazione, creandosi loro stessi degli ostacoli "per poi usarli come scuse in caso di fallimento," spiega. "Ad esempio, nel caso degli studenti, non studiano prima di un esame o non si impegnano nella realizzazione di un progetto."

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Ansia e depressione sono quindi un rischio tangibile per chi manifesta questi pensieri, secondo Schubert. "Queste persone hanno una paura tremenda del fallimento perché la loro autostima è continuamente a rischio," e si mettono addosso "una pressione esagerata."

È più diffusa oggi rispetto al passato?

Non è chiaro. "A me sembra più comune, ma non ne abbiamo le prove," spiega Badawy. "Credo che se ne parli di più perché sempre più persone si accorgono di avere dei sintomi."

Negli ambienti di lavoro il fenomeno è molto discusso, e tra le persone famose è particolarmente comune. "Per farsi un'idea di cosa sia la sindrome dell'impostore, basta guardare l'inizio del discorso di Natalie Portman ad Harvard," spiega. Nel video, l'attrice parla delle proprie insicurezze e della scarsa autostima che provava quando era una studentessa di Harvard. "Nei primi due minuti descrive alla perfezione il fenomeno," dice Badawy.

Presupponendo che la diffusione di questo fenomeno sia effettivamente in crescita, quale potrebbe essere la causa? "Penso che potrebbe essere per via dei ruoli sempre meno definiti," spiega. Negli anni Cinquanta e Sessanta, i ruoli di uomini e donne nella società erano ben distinti, c'erano determinati "prototipi" della società a cui tutti aspiravano. "Ora non ci sono più modelli chiave, quindi tutto è più vago e ci sono meno certezze," dice.

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Hutchins ribadisce, "I sintomi dell'impostore sono più pronunciati tra chi è stato vittima di disuguaglianza a causa della razza o del genere," spiega. "Nello studio in cui analizzo il comportamento degli impostori nell'ambito dell'università, ad esempio, i primi laureati della famiglia o gli esponenti delle minoranze dichiarano di aver vissuto in prima persona la sindrome dell'impostore nel corso del proprio percorso accademico."

Infine, Badawy sottolinea il ruolo cruciale dei social media. "Penso che i social media abbiano un impatto sull'immagine che abbiamo di noi stessi e ci mettano costantemente a confronto con gli altri," spiega. "Quando esageri con il confronto, rischi di mettere a grosso rischio l'immagine che hai di te stesso e del tuo mondo."

Cosa possiamo fare per limitare gli effetti della sindrome?

"La consapevolezza è già una buona base, basterebbe già sapere che questo fenomeno esiste ed è correlato alle nostre competenze," spiega Badawy.

"Anche parlarne con dei pari può aiutare," aggiunge Schubert. Sapere che anche i nostri colleghi provano le stesse sensazioni può aiutare molto, normalizzando l'esperienza e rafforzando i legami.

Hutchins è d'accordo. "Quasi tutti, a un certo punto della loro carriera, hanno avuto qualche sintomo della sindrome," conferma. "Il momento pericoloso è quando credi di essere l'unico e sviluppi un approccio negativo verso queste sensazioni."

Per Hutchins, parlare di queste sensazioni con un terapeuta o un professionista della salute mentale può aiutare a identificare i "blocchi", o le convinzioni sbagliate che non corrispondono alla realtà.

"La sindrome dell'impostore è legata al valore che attribuiamo al nostro lavoro," spiega. "Tutti dovrebbero conoscere questi meccanismi psicologici problematici e imparare a contrastarli."