Salute

Perché ora ci sembra che il tempo passi così lentamente?

Abbiamo chiesto a un esperto perché gennaio e il tempo in casa sembrano non passare mai—soprattutto rispetto ai primi lockdown del 2020.
Nana Baah
London, GB
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Foto di Chris Bethell.

All’ennesimo lockdown nazionale o parziale che viene instaurato, non sarà stato impossibile provare una specie di nostalgia per il primo. A marzo del 2020 era quasi primavera, l’idea di andare a fare una passeggiata con un’autocertificazione in tasca faceva ancora un po’ ridere e pensavamo che le cose sarebbero tornate alla normalità entro l’estate. Le restrizioni in autunno sono passate in fretta, perché ci eravamo un po’ ripresi in quella specie di pausa estiva o per l’avvicinarsi della fine dell’anno. Questo periodo, invece, ha tutto un altro sapore.

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Può darsi che sia così perché è gennaio—notoriamente il mese peggiore dell’anno—o perché questa volta non c’è una data di scadenza all’orizzonte, o perché il sentimento di lutto permea ormai qualsiasi aspetto della vita. A prescindere, è stato dimostrato che restrizioni, coprifuochi e quarantene varie stanno condizionando la percezione del tempo—e un paio di settimane possono sembrare davvero lunghe mesi o anni.

Ho parlato con il dottor Luke Jones, professore di psicologia all’Università di Manchester che si occupa proprio di percezione temporale, per scoprire perché il periodo di restrizioni attuale ricorda uno di quei corridoi infiniti dei cartoni animati.

VICE: Salve, dottor Jones. Rispetto all’anno scorso, questo periodo di limbo sembra durare da secoli. È normale sentirsi così?
Luke Jones:
Sì, certo. Questa volta siamo in attesa del momento in cui sappiamo che le cose dovrebbero tornare alla normalità. C’è un vaccino all’orizzonte, e su di questo sono riposte tante speranze che rendono l’attesa più ansiosa. Quando sei in attesa di un evento ‘risolutivo’ [anche se è difficile, ora, dire quanto], il tempo che ti separa da quel momento appare sempre durare più a lungo che se fossi in attesa di qualcosa di brutto.

Perché?
Stiamo parlando di percezione dello scorrere del tempo, ovvero quanto velocemente ci sembra che il tempo passi, o quanto a lungo è durato un certo evento. Sappiamo che un intervallo di tempo fitto di impegni o divertente passa più velocemente di uno vuoto, ripetitivo o noioso. Per questo, se hai un sacco di impegni durante una settimana, quella settimana passerà più in fretta.

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Durante il lockdown, le persone hanno meno interazioni sociali e molte non stanno neanche lavorando. Non c’è più differenza tra la settimana e il fine settimana, per cui lo scorrere del tempo è rallentato perché non fai che pensare al senso del tempo in sé. Guardi l’orologio e non c’è niente che ti distrae.

Come elaboriamo il tempo, normalmente?
C’è la percezione della durata di qualcosa (per esempio un evento), che le persone sono in genere molto brave a stimare, in prospettiva o retrospettiva. Se ti chiedessi quanto tempo è trascorso da quando ti ho risposto all’email che mi hai mandato, non sapresti dirlo con precisione, ma sapresti dare una stima di massima. Quella stima è basata su quante altre cose sono successe da quando hai ricevuto quella email.

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Photo: Chris Bethell

Perché allora il primo lockdown è stato diverso?
Ci sono un sacco di differenze tra i vari lockdown. Il primo era una novità assoluta. Nonostante fosse un momento di paura e ansia, era anche in parte emozionante. Inoltre era quasi primavera. Infine, al tempo, nessuno aveva idea che la pandemia sarebbe durata così tanto. Ora non possiamo contare su nessuno di questi fattori.

Ci sono altre ragioni per cui le persone si sentono disorientate?
C’è un fattore di orientamento temporale, che significa chiedersi, “In quale momento mi trovo?” Non c’è distinzione tra settimana e fine settimana e le cose che in genere accadrebbero durante l’anno non sono accadute. Niente viaggi o gite durante i ponti, niente ritrovi caotici di famiglia e vecchi amici a Natale e niente cenoni a Capodanno, senza contare che, probabilmente, non hai fatto grandi vacanze neanche durante l’estate. Tutte queste cose che in genere demarcano il nostro tempo, non sono avvenute. Dunque il fatto che sia già gennaio suona strano.

Avere una data certa per la fine del lockdown e della pandemia farebbe scorrere il tempo più velocemente?
Da un lato, non vedresti l’ora che quel momento arrivi, come quando eri bambino e aspettavi Natale—e sembrava sempre che il Natale non arrivasse mai. Dall’altro, avere una data certa allevierebbe comunque la sensazione di incertezza generale, e il tempo passerebbe più in fretta.

L’intervista è stata editata per ragioni di brevità e chiarezza.