Un birrificio di Londra combatte la povertà con la birra

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Un birrificio di Londra combatte la povertà con la birra

James Nida, fondatore del Pretty Decent Brewery Co., dona parte del ricavato delle sue vendite a un'associazione che aiuta l'Africa sub-sahariana a non rimanere senz'acqua potabile.

Un paio d’anni fa mi sono trasferito nella zona est di Londra, immaginando (ingenuamente) di ritrovarmi in un posto pieno di pub tradizionali e di abitanti dell’East End pronti a supportarli e a riempirli, con tanto di racconti sulle vicende dei gemelli Kray di sottofondo. Speravo anche in bar sullo stile DIY capitanati da nerd della birra bonaccioni, intenti a spillare delle ale a gente del vicinato appena tornata dal lavoro. Con mio sommo dispiacere, però, la realtà mi ha posto davanti uno scenario diverso, fatto di cocktail costosissimi serviti in una piscina di palline per adulti o, in alternativa, in locali a tematica “prigione.” Insomma, andare a bere qualcosa fuori non bastava, serviva sempre un fattore extra, di novità.

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Fortunatamente, i miei sogni di gloria alcolici si sono realizzati con l’ultimo trasloco a Leytonstone, nella parte nord orientale di Londra, e più precisamente quando mi sono imbattuto in un arco ferroviario.

Il Pretty Decent Brewing Co. è gestito da James Nida, amante della birra da sempre e precedentemente impegnato nel settore della beneficenza. Il suo locale si è incastrato alla perfezione in un arco ferroviario a Forest Gate, una stradina tranquilla del quartiere, e da un lato è pieno di tini per l’ammostamento della birra, dall’altro di tutta l’attrezzatura necessaria a mandare avanti un bar (con tanto di lucine che rendono magica l’atmosfera). Nel mezzo del Pretty Decent Brewing Co. ci sono dei mobiletti traballanti che James a ricavato da dei bancali di legno.

James parte subito con le prime rivelazioni. “Sarò onesto con te. Mia mamma ha cucito i cuscini del divanetto.”

James Nida, fondatore del Pretty Decent Brewing Co. a Leytonstone, nell' East London. Tutte le foto sono dell'autore.

Sorseggio una delle stout di James (che posso tranquillamente annoverare fra le stout migliori che io abbia mai assaggiato), e nel mentre mi meraviglio di come sia riuscito a unire un birrificio a una sala bar in un posto così picco. Facendo tutto da solo, poi.

“Credo sia grande la metà del birrificio più piccolo che esista al mondo, ed è una cosa impegnativa da gestire. Però è anche un po’ il bello di produrre la birra. Puoi farne 10000 litri o 10, l’importante è curarne il processo in ogni suo aspetto, solo così la birra che ne uscirà fuori sarà eccezionalmente buona.”

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L’idea di aprire un birrificio è balenata nella testa di James Nida una sera dopo essersi trasferito a Londra, quando era uscito per la prima volta fuori con suo fratello. “Stavo provando una birra, ne ricordo ancora il nome, era una Southville Hop della Bristol Beer Factory, e ho realizzato che al mondo ci fosse di più della Heineken alla spina. Cavoli, si può bere questo anziché quello. E da lì è partito tutto.”

Nida controlla il process di fermentazione.

L’amore per la birra si è quindi trasformato in ossessione per James, che ha iniziato a lavorare una volta a settimana in un microbirrificio a Croydon. Nel giro di breve tempo, i suoi amici avevano iniziato a complimentarsi con lui per i litri di birra che produceva, apprezzandone sinceramente il gusto.

“Ai miei amici, alle persone, la mia birra piaceva davvero. E non lo dicevano solo per gentilezza, mentre speravano in una bottiglia di BrewDog,” ricorda James.

Il proprietario del Pretty Decent Brewing Co. desiderava anche mantenere il suo prodotto semplice, perché doveva rispecchiare un po’ quelle che erano le sue abitudini “alcoliche.”

“Non sono la classica persona che prova 20 birre diverse a notte. Mi piace rimanere fermo a una o massimo due. E volevo questo si riflettesse nella mia birra, ne volevo creare una che non stancasse, una da poter bere tutta la notte, che fosse semplice e accessibile.”

Anche il passato nel settore della beneficenza ha fornito input creativi a James, che ha presto capito di voler includere nel suo Pretty Decent un qualcosa che andasse oltre al mero profitto economico.

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La zona bar al Pretty Decent Brewing Co., con i mobili riciclati realizzati da Nida.

“L’acqua è un privilegio, ed è anche una delle porte principali che, se aperte, aiutano i paesi del Terzo mondo a intraprende la strada dello sviluppo economico e sociale. Il mio birrificio, così come qualsiasi altro birrificio, dispone dell’ulteriore privilegio di poter usufruire dell’acqua per produrre la birra. Per questo ho deciso di devolvere 15p ricavati da ogni birra alla Pump Aid, un’organizzazione che si occupa di costruire pompe e distributori per l’acqua nella zona sub-sahariana dell’Africa.”

Se consideriamo il fatto che il Pretty Decent sia in piedi da nemmeno un anno, il fatto che una fetta così grande dei guadagni sia devoluta in beneficenza è più che ammirevole. Intanto, comunque, Nida sta già pensando a come espandere il suo progetto.

“Non potete immaginare a quanta gente piaccia venire qui e si senta poi utile nel citarmi che il 90% delle imprese vada in perdita nel primo anno d’attività,” continua James, prendendola sul ridere. “Però sì, ecco, lo scopo è di trovare altri investimenti e far salire qualcun altro a bordo.”

Al momento il Pretty Decent conta solo su di una persona, ed essere il responsabile di tutto è abbastanza pesante. Non si può compromettere nulla, dal numero di luppoli al bilancio, e Nida è il responsabile di ogni cosa, quindi chiunque vorrà far parte del Pretty Decent dovrà entrare nell’ottica della filosofia del birrificio stesso.

"Il mio birrificio, così come qualsiasi altro birrificio, dispone dell’ulteriore privilegio di poter usufruire dell’acqua per produrre la birra."

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“La cosa peggiore che può capitare è ritrovarmi un hipster dal fare distaccato dietro al bancone. Il mio bar non ha un tema particolare, e se una famiglia vuole entrare con tanto di bambini al seguito, anche se questi decidono di togliere oggetti dal muro, va benissimo! Chiunque vuole portare cani è ugualmente ben accetto. Louie prima è entrato con lo zio novantenne. Io voglio che questo posto sia per e di tutti.”

Tuttavia, fino a data da destinarsi, Nida continuerà ad essere solo nella gestione del locale. E nulla sembra più spaventoso del passare i mesi a produrre una birra, offrirla a un cliente e poi rimanere a guardare le sue espressioni mentre la prova davanti a te, che la servi da dietro il bancone. Cosa succede se ti accorgi che la odiano?

“Se non sono al 100% soddisfatto con quello che ho creato, non permetto nemmeno che arrivi al bancone. Giusto per fare un esempio, ho questa partita di birra che ad aroma non mi soddisfa appieno e, anche se si tratta di 400 bottiglie, non la venderò. Rimarrà lì, penso proprio la berrò io.”

A differenza dei bar a Shoreditch, Nida prende in gran considerazione tutto quello che esce dei pensieri e dalla bocca dei suoi clienti, che non dà mai per scontati.

“Forse suonerà di cattivo gusto, ma io credo davvero che scegliere il Pretty Decent anziché un pub della propria zona sia un privilegio,” conclude Nida. “Cerco sempre di raccontare la storia delle birre che servo a chiunque ne ordini una, a volte facendo un po’ il nerd sui luppoli e sul lievito, a volte semplicemente spiegando quale sia la birra più vicina, a gusto, alla San Miguel. Chiunque può assaggiare la birra prima di comprarla. Io stesso vorrei farlo in un posto nuovo, mai provato prima.”