illustrazione: un uomo e una donna sdraiati che fanno sesso, con occhi disincarnati che li guardano.
Illustrazione di Djanlissa Pringels.
Cultura

Sbaglio se preferisco le storie da una notte alle relazioni?

E come evito che i miei amici giudichino la mia vita sessuale?
Daniele Ferriero
traduzione di Daniele Ferriero
Milan, IT
Tu scrivici, noi rispondiamo.

Durante la quarantena su VICE avevamo avviato un appuntamento periodico, una specie di angolo in cui raccogliere i nostri pensieri, metterli sotto forma di domanda e lasciare che fosse una figura esperta a rispondere. Ora, anche tramite il contributo di altre redazioni di VICE, il discorso è stato ampliato. Da come fare i conti con un amore non corrisposto a come gestire coinquilini insopportabili, proveremo a offrire qualche consiglio. Oggi parliamo di come viene percepita la vita sessuale delle donne e cosa questo implica per loro.

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Ehi VICE,

Da adolescente il sesso non mi interessava. Mentre le mie amiche erano ossessionate dai primi baci, io giocavo con le Bratz e guardavo Disney Channel. I ragazzi mi irritavano e sono arrivata all’università ancora vergine.

Durante i primi tre anni mi sono concentrata sullo studio, ma qualcosa è cambiato quando ho iniziato il master. Credo che la mia pubertà sia iniziata in quel momento e abbia mandato fuori controllo gli ormoni. Ho anche capito abbastanza in fretta che non cercavo né volevo una relazione stabile.

Quello stesso anno ho avuto la mia prima esperienza a tre, ho fatto sesso con uomini e donne e ho anche frequentato un “sex party” giusto per curiosità. Durante l’ultimo anno di studi credo di essere andata a letto con 20 ragazzi. Non mi sembrava una cifra così strabiliante, ma i miei amici la pensavano diversamente.

La mia migliore amica mi ha poi rivelato di essere preoccupata per la mia salute mentale e sostiene che il modo in cui gestisco i miei rapporti intimi sia indicativo di un problema più profondo. Mi son sentita così tanto umiliata e scioccata da estraniarmi completamente e continuare a rigirarmi in testa quelle parole. Forse c’era davvero qualcosa che non andava in me?

Dopo aver finito il master la situazione si è calmata, ma continuo tuttora a preferire le relazioni puramente fisiche. Alle volte, però, quanto i partner da una notte e via prendono e se ne vanno, mi chiedo se stia sbagliando tutto e questa sensazione arriva a perseguitarmi per giorni interi.

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C’è qualcosa di sbagliato in me? E cosa rende una persona “facile”?

T.


Cara T.,

La nostra esperienza del sesso è sia complessa che individuale e privata. Viene modellata, in parte, dal modo in cui le persone vengono cresciute, dalle preferenze personali e dalla società in cui viviamo—che include anche le persone di cui scegliamo di circondarci. Non esiste una regola d’oro di ciò che determina una vita sessuale sana e salutare. E, anche se esistesse, di certo non si baserebbe sul numero di persone con cui facciamo sesso.

È importante ricordare che ogni persona ha i propri tempi, e scopre o inizia a capire ed esplorare la propria sessualità a ritmo diverso. In sostanza, non esiste il normale o l’anormale—a prescindere che tu vada a letto con cento persone o con zero, l’unica cosa importante è il modo in cui il sesso ti fa sentire e quello che ti fa provare.

“Le persone che cominciano a fare sesso più tardi rispetto alla media di solito procedono poi più velocemente,” spiega Ingar Tempels, sessuologa presso Il Centro per la Sessuologia di Amsterdam. “Durante l’adolescenza una persona potrebbe impiegare tre anni per andare dal primo bacio all’esperienza sessuale, ma è probabile che una persona adulta impieghi molto meno. È importante conoscere e indagare la propria sessualità in un modo adatto all’individuo e, soprattutto, è importante godersi il viaggio.”

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Per quanto riguarda il modo in cui il sesso ti fa sentire, Tempels suggerisce di porsi queste domande: come vivi le tue esperienze sessuali, ti piacciono? Percepisci mai un senso di vuoto o disagio dopo il rapporto sessuale? Se la risposta all’ultima domanda è positiva, Tempels ti invita a prenderti un momento per riflettere sulle tue motivazioni: “Stai cercando di riempire un vuoto o di scongiurare la solitudine? Ti fa sentire come se avessi più valore? Desidereresti un altro tipo di intimità?”

Nel suo centro, Tempels ogni tanto ha incontrato qualche persona che utilizza il sesso come uno strumento di convalida—una mossa forse non troppo accorta. “Queste persone non vivono il sesso necessariamente come qualcosa di gradevole,” spiega. “E in realtà è molto più piacevole se lo fai perché sei del giusto umore.

Sulla base della lettera che ci hai inviato, questa necessità di convalida non sembra esserci. È chiaro che ti piace sperimentare e ti senti a tuo agio nel farlo. Tanto è vero che non hai messo in discussione il tuo approccio al sesso finché i tuoi amici non hanno cominciato a commentarlo.

Pare proprio tu stia facendo esperienza di una forma di “slutphobia”, la paura di essere considerata una “poco di buono”—un meccanismo innescato dal senso di colpa e di vergogna di cui le donne devono spesso fare esperienza per il semplice fatto di avere e soddisfare dei desideri sessuali. Ricorda: sei l’unica persona in grado di giudicare la tua vita sessuale.

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Forse le osservazioni dei tuoi amici hanno offuscato la percezione che hai di te, e la cosa ti rende più difficile goderti l’intimità. Secondo Tempels, è però importante ricordare che le opinioni altrui sono spesso legate alle loro idee riguardanti la sessualità. Magari si comportano con le migliori intenzioni, ma le loro preoccupazioni potrebbero benissimo nascere da una forma di pregiudizio.

Sempre secondo Tempels, in parte deriva dal modo diverso in cui vengono cresciuti gli uomini rispetto alle donne, con un tipo diverso di educazione sessuale. “Se sei una donna e ti piace sperimentare con diversi partner sessuali, verrai spesso invitata a controllarti o darti un contegno.” Al contrario, ai ragazzi “potrebbe essere semplicemente consegnato un preservativo e tanti saluti.”

Per quanto riguarda invece la questione di cosa renda una persona “una poco di buono”, l’unica risposta che possiamo darti è: sei tale solo quando decidi tu di esserlo, e solo quando diventa una parola con la quale scegli di identificarti perché secondo il tuo punto di vista ha una connotazione positiva. “Personalmente, non amo il moralismo giudicante associato a termini simili. Io non li userei, per tutto il contorno di significati e la cornice di riferimenti associati,” specifica Tempels. “In special modo se si considera che quando si tratta di ragazzi ancora oggi fare tanto sesso significa aver fatto qualcosa di ‘figo’.”

Troppo spesso, quando si parla di sesso, il fatto di concentrarsi solo sulla sicurezza e sulla salvaguardia delle donne contribuisce a confermare l’idea che una donna sessualmente attiva stia sbagliando. “La situazione sta migliorando,” conclude Tempels. “Ma la tua lettera è la prova che la nostra società ha ancora parecchia strada da fare, quando si tratta del piacere femminile.”