Tutto comincia quando Öhrn scopre e "decide di conoscere più a fondo la figura della azdora romagnola, termine dialettale che indica la 'reggitrice', la padrona del focolare, unica responsabile della condotta della casa. Ruolo femminile centrale e di grande autorità nelle geometrie familiari, non le è permessa alcuna assenza, alcun sentimento distruttivo al fine di preservare l’equilibrio dell’economia domestica. Öhrn riconosce nella azdora un potenziale di liberazione e di uscita da uno status quo culturale—così recita la presentazione ufficiale del progetto.?Alos racconta: "Markus da sempre lavora moltissimo con la musica, e quindi ha chiesto alla compagnia teatrale italiana Motus se conoscessero una donna che facesse musica estrema, magari con un immaginario black metal—esclusi il regista e un attore, siamo infatti tutte donne nello spettacolo. E gli interessava anche l’approccio, diciamo, femminista allo spettacolo. Da qui è nata la collaborazione"."L'azdora romagnola è la padrona del focolare, unica responsabile della condotta della casa. Ruolo femminile centrale e di grande autorità nelle geometrie familiari"
"Santarcangelo è un festival speciale, come la popolazione che abita qui", racconta ?Alos. "A volte lascia in giro per il paese poster o cartoline con una call che descrive le figure ricercate da registi per laboratori o spettacoli. Lo stesso è stato fatto per Markus, dicendo che ci sarebbe stato questo regista svedese che cercava delle signore, delle azdore, per la sua pièce teatrale. Senza dire di cosa si sarebbe trattato. Si sono presentate in quaranta."E ancora: "L’adzora, questa figura romagnola, è tipo una matriarca. Quello che è rimasto a livello contemporaneo di questa figura sono per la maggior parte delle cuoche, e molte pensavano che questo regista volesse, che ne so, cucinare, fare della pasta fresca in scena. Si sono presentate nella maniera più spontanea e ingenua del mondo e si sono ritrovate invece a fare tutt’altro".Le vere protagoniste di Azdora sono una quindicina di signore romagnole, coinvolte nel progetto senza sapere che si sarebbero ritrovate a suonare black metal.
"Molte pensavano che questo regista volesse, che ne so, cucinare, fare della pasta fresca in scena. Si sono presentate nella maniera più spontanea e ingenua del mondo e si sono ritrovate invece a fare tutt’altro."
La provocazione, che ?Alos ha sempre portato in scena fin dai tempi delle Allun, la sua prima band, veicola sempre un messaggio di liberazione da stereotipi e categorizzazioni. "Queste donne sono completamente estranee a questo mondo, non hanno mai ascoltato questo tipo di musica e non sono mai andate a concerti di questo tipo. Anzi, magari vanno a ballare il liscio e vanno in chiesa. Però hanno deciso di mettersi in gioco, e il bello è che può far divertire chiunque"."Quando abbiamo proposto loro di suonare, tutte hanno detto 'Davvero possiamo suonare la chitarra? Wow, mi sarebbe sempre piaciuto…' Per una donna di 60 anni mettersi per la prima volta a suonare, o a cantare, è un'esperienza intensissima. Le prime volte lavoravamo solo sulla voce, le facevo cantare in growl. Ho insegnato loro quello che faccio io normalmente. Questa è una forma di liberazione, perché ti porta ad esplorare una parte di te che non conosci, e ti fa sfogare, ti fa divertire. Crea un senso di condivisione, perché passano molto tempo assieme e condividono molte emozioni, come ad esempio il fatto di imparare ad ascoltarsi"."Proprio un concerto, enorme, una cosa di quelle che noi musicisti ci sogniamo, qualcosa di veramente apocalittico".
Parlando con ?Alos mi torna in mente Strategie del rumore della ricercatrice Martina Raponi, in cui descrive genesi e storia del noise. "È la manifestazione più compiuta di una comunicazione che avviene attraverso le vibrazioni, e che influisce—e influenza —principalmente attraverso il corpo, inteso come carne pulsante e capace di sentire, dove ciò che conta è cosa il corpo recepisce, sbarazzandosi del linguaggio, tornando a un livello primordiale di potenzialità, in cui a ricoprire un ruolo primario sono l’efficacia e l’incisività. Non importa che ci sia messaggio, l’importante è che arrivi, e che i corpi lo sentano". E ancora, nelle stesse pagine: "ogni Rumore evoca un’immagine di sovversione", e questo è tanto più vero quanto più un concerto noise come quelli di ?Alos si svolge davanti a un pubblico."La cosa principale è andare oltre il genere, ma non semplicemente a livello sessuale. Alla fine tutto è uno, tutto si unisce e si fonde e si incastra."
Alos?: Molti di quelli che ci vengono a vedere si divertono ma altri restano veramente spaventati, perché non si aspettano un concerto così intenso. Spesso gli spettatori vogliono solo essere fruitori passivi, guardare un concerto senza essere davvero toccati. La cosa bella invece è quando dentro di te si muove qualcosa e si crea un’interazione con il gruppo e la musica. È il lato magico di un concerto, e vedo che pian piano molti stanno cominciando a sentire questo desiderio di far parte di un rito contemporaneo. Il mio approccio è noise o black metal, ma non è la cosa fondamentale: è il mio modo di vivere il rito e di cercare di coinvolgere il pubblico attorno a me in un’esperienza emotiva, collettiva e catartica".
Quando ho cominciato, frequentavo un centro sociale a Vigevano, La Sede. Ne faceva parte anche Patrizia Oliva, con cui abbiamo deciso di fare un gruppo. Io prima non suonavo, al massimo organizzavo concerti. E invece bbiamo messo insieme le Allun, con quest’idea di suonare assieme tra donne, e in uno spazio autogestito e occupato. Poi le cose si mettono in moto, prendono un loro percorso.Che cosa è successo quindi?
In quegli anni c’erano già dei gruppi femminili, realtà come le riot grrrl, ma noi volevamo un po’ staccarci da quello, almeno come approccio musicale. Eravamo abbastanza lontane dal punk, forse facevamo avanguardia, qualcosa di iperpersonale ed estremo, collegato al lato performativo. Usavamo oggetti tradizionalmente femminili come il minipimer, la macchina da cucire, oggetti da cucina. C’era una piccola scena, ricordo il gruppo di donne romane Motorama, con cui siamo andate in tour varie volte. Non so, i tempi non sono cambiati così tanto… anzi, forse sono anche più grigi in certi ambiti. L'approccio dei gruppi femminili è cambiato, femminismo e causa queer si sono fusi per esempio, c’è un approccio più propriamente queer-femminista, una critica verso l’omofobia e il maschilismo. Oggi la connotazione politica sembra molto più forte e diretta".
Perché hai sempre cercato di portare in scena la figura femminile?"Usavamo oggetti tradizionalmente femminili come il minipimer, la macchina da cucire, oggetti da cucina."
Innanzitutto, "figura femminile" non significa solo l’essere donna. Ad esempio mi ha sempre affascinato il cibo perché è uno degli elementi fondamentali dello stereotipo. Il mio modo di suonare e di stare in scena è ispirato da questa espressione della femminilità, sia in ambito psicologico che nell’ambito sociale in senso stretto. Il mio secondo disco solista per esempio, Ricamatrici, era tutto basato sulla macchina da cucire. Nella mia visione doveva essere come un piccolo musical sullo stile di Dancer in the Dark.Che cosa ti aveva spinta a fare un disco del genere?
Mi ero appena trasferita a Berlino e sentivo questa cosa dell’immigrazione, che è quello che succede anche adesso, uno emigra pensando di andare a fare qualcosa di bello e a volte finisce magari a fare un lavoro peggiore di quello che faceva nel proprio paese, e molte donne finiscono per fare le sarte, o qualcosa che abbia a che fare con il cucito. Quel disco voleva portare l’attenzione proprio su questo. Penso che il femminismo molte volte sia anche il fatto di supportare attivamente altre donne, il fatto di appoggiarsi l’una all’altra. Non è una cosa da niente".Segui Noisey su Instagram, YouTube e Facebook. Marco è su Instagram. Ascolta la musica di ?Alos e OvO su Bandcamp e segui i progetti di Stefania Pedretti su Facebook..