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Musica

Colonne sonore bellissime: Toy Story

Sì, avete letto bene: la colonna di Toy Story è bellissima.
Mattia Costioli
Milan, IT

Nel 1995 l'idea stessa di film d'animazione è cambiata drasticamente, con l'uscita di Toy Story, diretto da John Lasseter, l'umanità ha dovuto fare i conti con il primo film totalmente realizzato in computer grafica. Un bel salto nel futuro, che in pochi anni ci ha permesso di spendere il prodotto interno lordo dell'Africa per far fornicare Angelina Jolie con Beowulf. Questo e altri meriti hanno portato il film di Toy Story a diventare la prima cosa con cui sono andato sotto, ero piccolo, ma ancora oggi mi cascano inesorabilmente addosso valanghe di sentimenti ogni volta realizzo che è solo un film. La colonna sonora di Toy Story è stata una piccola rivoluzione, quantomeno in casa Disney, e nel tempo ho capito il perché.

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Toy Story, fin dai primi storyboard, è stato pensato per essere un buddy film, e non un musical di quelli tipici della Disney in cui, ad un certo punto, i personaggi vanno in corto circuito cerebrale e cominciano a cantare quello che stanno pensando e/o facendo. Dio solo sa la fatica che devono aver fatto Lasseter e il suo team di nerd per ribadire colpo su colpo ai capoccia di Disney che Toy Story non sarebbe mai potuto essere un musical, e io non posso fare a meno di essere loro grato per ognuno dei no che hanno pronunciato. Provate a immaginarvi Woody che ad un certo punto attacca con qualche canzone melensa, o che semplicemente esce dalla realtà narrativa per mettersi a cantare, la verità è che si sarebbe trasformato da cowboy figo e irriverente a macchietta inutile e fastidiosa. Non ho nessun sentimento negativo nei confronti dei classici musical della Disney, dico solo che una scelta di questo tipo, con la sceneggiatura di Toy Story, avrebbe distrutto quella sospensione dell'incredulità che gli spettatori (tutti, non solo i bambini) riescono a concedere a questa storia. Probabilmente sembra quasi una sciocchezza, ma Toy Story è assolutamente plausibile per tutti i suoi 77 minuti, malgrado la storia parli di giocattoli senzienti. Nel film non c'è nemmeno un secondo dedicato a spiegare perché i giocattoli siano senzienti, o come lo siano diventati, perché debbano nascondersi dai bambini o perché Buzz sia convinto di essere un vero astronauta, sono tutte domande che nemmeno io, fino a cinque minuti fa, mi ero mai posto. Non è sufficiente pensare "ok, è un film per bambini", semplicemente sono tutti personaggi così ben caratterizzati da riuscire a reggere sulle proprie spalle il peso di qualsiasi giustificazione o antefatto riguardanti la loro storia. Sono assolutamente convinto che se al posto di Randy Newman fosse stato imposto qualcuno come Tim Rice, che soltanto un anno prima era riuscito a far accadere un capolavoro come la colonna sonora de Il Re Leone, Toy Story non avrebbe funzionato, e io sarei qui a scrivere di un film con le persone vere. Un'ipotesi tremenda di cui il destino non ha voluto macchiarsi.

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"Ok, Woody e Buzz non cantano, ma vogliamo comunque delle gran canzoni a sottolineare quello che gli succede." L'accordo tra Lasseter, Pixar e Disney era più o meno questo, e la scelta di assegnare il compito a Randy Newman è stata quantomeno bizzarra. Sì certo, aveva già lavorato ad alcune colonne sonore (tra cui quella, sicuramente bellissima, di Ragtime), ma questo non sembrava averlo reso un cavallo sicuro su cui puntare per un film d'animazione, diciamo che in un'ipotetica lista di persone adatte, io l'avrei messo subito dopo qualche dittatore o stragista. Anche la sua nomea, appena superati i confini di quella cerchia di fan (composta più che altro da altri cantautori, più ricchi e più famosi di lui), non era certo quella di autore scanzonato o particolarmente malleabile. Quindi il rischio era, di nuovo, di finire per svolazzare sopra le righe, rendendo caricaturale un film che non aveva alcun bisogno di esserlo, oppure di caricarlo di un peso assolutamente superfluo.

Pericolo scampato, evidentemente tutte quelle storie su Newman che con sua bellissima musica guadagna meno del commercialista di Neil Young sono vere, quindi qua si è costretto ad impegnarsi un bel po' (tendo a immaginarmi la Disney come un'azienda che paga piuttosto bene i suoi dipendenti). "Nel 1969 Paul McCartney mi disse al telefono che se non avevo denaro per vivere potevo provare a scrivere una canzone per Mary Hopkin, una folksinger gallese che aveva firmato per la Apple. In realtà, mi ha trattato come un morto di fame. Non l'ho mai dimenticato", ha dichiarato qualche anno fa. "È diverso scrivere questa musica. Le mie canzoni sono più ruvide, sono costretto a cambiare il mio approccio, in tutti i sensi. Non è che puoi dire dannazione in una canzone per la Disney." La parte divertente di tutto ciò è che nel frattempo la Disney non riconosceva minimamente la bontà dei suoi sforzi, cosa resa evidente, ad esempio, dallo spot andato in onda per pubblicizzare l'uscita nelle sale dei cinema: dopo aver affidato tutta la colonna sonora a Randy Newman, il trailer uscì con "They Boys Are Back In Town" dei Thin Lizzy come sfondo.

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I brani cantati della colonna sonora si limitarono a tre pezzi: "You've Got A Friend In Me", "Strange Things" e "I Will Go Sailing No More", e Newman dispose di una libertà d'azione pressoché totale nel comporli dato che, partendo da uno script generico di ciò che sarebbe successo nella scena, sceneggiatura e composizione musicale sono andate praticamente a braccetto, questo per sottolineare nuovamente quanto Lasseter e Pixar ci tenessero a non realizzare un film Disney coi computer, ma qualcosa che godesse di una personalità propria. Il risultato, per quanto riguarda la prima traccia, è una specie di bellissimo videoclip, il primo realizzato interamente in computer grafica, in cui la canzone di Newman e la presentazione di Woody e Andy godono della stessa dignità e importanza sullo schermo, ma in un modo assolutamente diverso rispetto a quanto fatto da tutti i lungometraggi Disney precedenti, la canzone non è alcun modo invadente, ma d'altro canto è assolutamente necessaria.

A questo punto diventa doveroso segnalare la versione italiana, che si trasforma in "Hai Un Amico In Me" e viene affidata a Cocciante ed è, ovviamente la versione che ho ascoltato io da piccolo. La possiamo apprezzare in questa interpretazione a Un Disco Per L'Estate, in cui Riccardo fa anche finta di suonare il pianoforte mentre l'orchestra schiocca le dita a tempo.

"You've Got A Friend In Me" negli anni è diventata la canzone più famosa di Newman, quelle 8 note iniziali sono diventate assolutamente riconoscibili da chiunque, al contrario di lui, che ha goduto si e no di un decimo di quella fama.

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"Strange Things" accompagna la scena in cui Woody perde il primato tra i giocattoli in favore di Buzz, sta andando in scena il primo momento psicologicamente traumatico del film: il rifiuto. Woody viene messo da parte e chiuso al buio da qualche parte, una situazione che, chi più chi meno, abbiamo vissuto tutti, eppure tutto si muove su binari tragicomici che non erano mai stati esplorati in casa Disney. Al di là di Woody, personaggio positivo, che prova sentimenti negativi (gelosia, rabbia) nei confronti di un altro personaggio positivo che ha l'unica colpa di essere un idiota, è altrettanto interessante notare come il testo della canzone non sia minimamente adatto ai bambini, o almeno, non ai bambini a cui immagino voglia rivolgersi la Disney: You got someone you think you know well / It turns out a stranger / The minute you turn your back / You're in it all by yourself. Questa ambiguità di Woody, a metà tra protagonista buono e gran pezzo di stronzo, è probabilmente ciò di cui io sono innamorato e, credo, che Newman abbia interpretato questa roba alla perfezione.

Il terzo e ultimo cantato del film è "I Will Go Sailing No More" ed accompagna il secondo psicodramma del film, in cui Buzz vede in televisione la sua pubblicità e si rende conto di non avere il minimo contatto con il mondo reale. Anche in questo caso l'immagine è molto evocativa, e lo sviluppo non è estremamente prevedebile: rifiuto della realtà, attività pericolose, un mezzo tentativo di suicidio, e tante altre cose di cui ho scoperto che le aziende si preoccupano enormemente. Dietro quel "Go Infinity And Beyond" prima del salto e della conseguente caduta c'è tutto: sogni che si spezzano, illusioni inculcate a forza da qualcun altro, delusione e vane speranze.

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Negli anni, dopo aver un pochino scoperto chi è Randy Newman, ho sempre immaginato che ci fosse un piccolissimo legame tra "Sail Away" e "I Will Go Sailing No More", che Randy fosse in qualche modo riuscito a raccontare il sogno americano per immagini, dopo averlo così precisamente raccontato con la sua canzone. Sail away-sail away / We will cross the mighty ocean into Charleston Bay // In America every man is free / To take care of his home and his family / You'll be as happy as a monkey in a monkey tree / You're all gonna be an American. Ecco sì, negli anni per me la distanza tra il corrimano e la finestra era l'Oceano, o forse stavo solo cercando di nobilitare la musica di un film da cui ho imparato un modello di comicità infallibile, ad avere paura del futuro e a rendermi conto che la realtà che ci circonda ha una data di scadenza, in qualsiasi misura tu la prenda. Il resto del film è accompagnato da temi che saltano da un angolo all'altro, seguendo in parte dei criteri più tradizionali per i lungometraggi Disney, accompagnando e sottolineando tutte le azioni del film, li potete ascoltare tutti qua sotto, nella playlist di Spotify. Alcuni momenti sono assolutamente sublimi ("Andy's Birthday) e, sebbene si noti leggermente la mano di chi ci metteva i quattrini, resta comunque su livelli di ambigua ironia che hanno contribuito in larga parte alla genesi di Pixar come entità dalla personalità compiuta e al successo di Toy Story.

Magari Newman ha fatto questa cosa soltanto per non dover più ricevere le telefonate preoccupate di Paul McCartney, ma questo non toglie che quella di Toy Story sia una colonna sonora bellissima.

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