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Quattro persone raccontano com'è lavorare il giorno di Natale in Italia

"I clienti ne combinano di tutti i colori tutto l'anno. Ma a Natale è peggio, anche perché arrivano clienti non abituati che vanno al cinema solo a Natale e solo per il cinepanettone."

In Lavanderia c'è chi lavora anche a Natale è il titolo di un racconto di fantascienza di Charles Stross. Come ho scoperto facendo ricerca per questo articolo, però, è un titolo ingannevole: le lavanderie a Natale sono tutte chiuse. E del resto anche in quella di cui parla l'autore non si fa il bucato ma si protegge la terra da minacce aliene occulte.

Ma a parte difendere la terra, ci sono molte altre categorie di lavoratori per cui il giorno di Natale non significa ingozzarsi, giocare a tombola e collassare davanti alla tv. Ad esempio chi lavora nella sanità, nelle ferrovie, in aeroporto o in certi servizi di ristorazione come McDonald's, che a Natale è aperto.

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Per molti l'idea di lavorare il 25 dicembre—o più in generale durante questo periodo natalizio—può sembrare un sacrificio esagerato, e al tal proposito il candidato premier del M5S Luigi Di Maio ha proposto di chiudere tutti i negozi durante le feste, perché "i bimbi devono crescere a contatto con i loro genitori" e "famiglie più felici sono la premessa di una Italia più forte."

Altre persone, però, sono comunque contente di farlo—vuoi per normalizzare la giornata ed evitare pranzi ansiogeni coi parenti, vuoi perché si guadagna di più. Abbiamo così parlato con alcuni di loro per sapere come vivono il fatto di lavorare durante le feste. Si sono delineate quattro situazioni: l’acquisto del regalo dell’ultimo minuto, il pranzo al ristorante, il Natale dai nonni in casa di riposo e, ovviamente, il cinepanettone al multisala, da cui comincia questa rassegna.

MIRKO, 36 ANNI, RESPONSABILE DI UN MULTISALA

Mirko. Tutte le foto per gentile concessione degli intervistati.

VICE: Ciao Mirko. Tu lavorerai a Natale, giusto?
Mirko: Sì, il 24, 25, 26 e anche 1 e 6 gennaio. Sono responsabile di un multisala. E anche proiezionista. In realtà mi occupo un po' di tutto: dalle sale di proiezioni, al bar, alla cassa. Siamo due strutture, una da sei sale e una da quattro. Io gestisco una delle due.

È la prima volta che lavori durante le feste?
Sono almeno 15 anni.

Addirittura. Sempre nello stesso posto?
Esatto. Ho cominciato come bigliettaio proprio nei giorni di festa, da studente universitario.

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Ti pesa lavorare a Natale?
No, però ormai ho dimenticato cosa voglia dire. Per me le feste natalizie significano soprattutto lavoro, anche perché in questo periodo facciamo l'incasso che ci permette di sopravvivere durante l'anno. E da quando sono responsabile, circa tre anni, significano in primo luogo più stress. [Sotto Natale] l'affluenza aumenta, per questo aumentiamo anche lo staff. Personalmente le mansioni sono identiche ma aumenta la mole di lavoro, e anche gli orari: si lavora molto si dorme poco. Si perde la cognizione del tempo.

Visto che sei il responsabile, quelli chiamati a lavorare a Natale come la prendono?
Gli stagionali cambiano ogni anno, di solito sono universitari. La prendono bene ma difficilmente tornano.

La tua famiglia come prende il fatto che lavori a Natale?
I miei genitori vanno in Molise dai miei nonni, a me il pranzo con i parenti peserebbe. Il 24 lavoro fino alle 21 e poi passo serata a casa da solo, cucinando pesce, ubriacandomi e guardando Una poltrona per due. È una mia tradizione e non mi pesa. Per me le feste significano poco. Amo i lunedì. E i giorni feriali.

Com'è il pubblico del cinema natalizio? Capita che causino problemi? Ci sono stati episodi particolari?
I clienti ne combinano di tutti i colori tutto l'anno. Ma a Natale è peggio, anche perché, solo per quei giorni, arrivano tante persone da fuori città: clienti non abituati che vanno al cinema solo a Natale e solo per il cinepanettone.

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Una volta, la sera della vigilia è capitato un episodio strano. Il 24 noi facciamo solo spettacoli pomeridiani, quindi chiudiamo alle 8. Mentre stavo facendo le operazione di chiusura—spegnere tutte le luci, accendere l'allarme, e così via—avevo notato una sagoma che si aggirava nel buio: un signore si era addormentato in sala e pensava che ci fosse un secondo spettacolo. Ci fu un delirio, manovre complicate per evitare di far scattare l'allarme, che avrebbe significato l'arrivo della polizia. Per fortuna ci siamo riusciti, altrimenti sarei dovuto rimanere tutta la sera con la polizia, ed era pur sempre la viglia di Natale.

LAURA, 33 ANNI, FIORAIA

Laura.

VICE: È la prima volta che lavori a Natale?
Laura: Lavoro per questa azienda da quasi sei anni ed è il mio quarto Natale operativo. Il primo anno mi aspettavo di lavorare essendo una delle ultime arrivate, gli anni successivi no. Per fortuna, in accordo con i miei capi, siamo noi dipendenti a dare o meno la disponibilità per la giornata festiva. Per esempio, quest’anno sono lavorativa proprio perché sono stata io propormi e lavorerò in un altro punto vendita rispetto a quello in cui lavoro quotidianamente; anche la scelta del cambio di negozio è stata una mia richiesta per motivi logistici e per motivi personali, ed è stata accolta.

Tenere aperto il negozio anche a Natale secondo te è una buona idea?
Inizialmente trovavo assurdo lavorare la mattina di Natale, soprattutto perché non vendiamo un bene indispensabile. Oggi, lavorare il giorno di Natale per me è diventato come lavorare ogni giorno. Capisco perfettamente la scelta dei miei titolari di tenere aperti, mezza giornata, 3 dei 5 punti vendita perché ci sono clienti che vogliono ritirare il centrotavola all’ultimo o che arrivano per acquistare un regalo. E scegliendoti quella mattina, poi ti scelgono sempre anche per questo servizio efficiente reso in un giorno festivo.

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Quindi ti sei offerta perché condividi la politica aziendale?
Sì ma non solo. Ci sono anche motivi personali che sono, in effetti, decisivi. Fa molto, a mio parere, il fatto che negli anni alcune cose sono cambiate, come le mie tradizioni e chi mi aspetta a casa. Ora lavorare a Natale mi pesa molto meno.

Il 25 ci sono mezzi pubblici a sufficienza per raggiungere il posto di lavoro? Lavorerai da sola o con dei colleghi?
La mattina di Natale lavorerò in un negozio molto vicino a casa mia, facilmente raggiungibile anche a piedi, e lavorerò in un team composto da me e altre due persone. Nel punto vendita di mia provenienza, invece, sarei stata da sola. Inoltre, a farci compagnia ci sarà anche uno dei due capi. Questo è un grande piacere, perché non ti senti come il dipendente sfruttato messo lì a lavorare anche la mattina di Natale. Anzi, è ancora più bello fare questa chiusura insieme a lui ed essere resa partecipe del bilancio del Natale lavorativo.

RAFFAELLA, 42 ANNI, INFERMIERA IN UNA CASA DI RIPOSO

Raffaella e Michele, suo compagno e collega.

VICE: Vi è già capitato di lavorare durante le feste?
Raffaella: Parecchie volte. In realtà in casa di riposo, come in ospedale, si segue una turnazione ma non sempre è rispettata, quindi ci troviamo a lavorare anche per più anni di fila. Almeno siamo entrambi del mestiere e lavoriamo nella stessa struttura, quindi ci capiamo.

Il lavoro è più pesante a Natale? Svolgete mansioni diverse?
È decisamente più sfiancante, perché non è una giornata come le altre. I residenti sono più agitati, emozionati, perché tornano a casa con i parenti oppure i parenti vengono a trovarli per mangiare con loro. Molti vogliono farsi belli, le signore vogliono andare dal parrucchiere…

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Dovete addirittura accompagnare gli ospiti dal parrucchiere?
Sì, ma si trova all'interno della struttura, come manicure, pedicure… Siamo fortunati perché lavoriamo in un posto bello e ben gestito, con tanti confort per gli ospiti. Ecco, forse dovremmo precisare che la nostra struttura si trova in Svizzera: siamo frontalieri. In Italia nel nostro settore si guadagna troppo poco. Ci sono anche da noi ottime strutture, con gente motivata, ma la differenza la fa il denaro a disposizione.

Come procede la giornata degli ospiti?
Alcuni tornano a casa dai parenti, un po' tutti a orari diversi: chi la sera del 24, chi la mattina del 25. Questo già è un po' complicato da gestire. In altri casi è la famiglia a venire qua, soprattutto per chi non ha piacere o fa fatica a spostarsi. In genere per gli ospiti si tratta di giornate belle ma molto molto faticose. Ci sono anche dei bambini delle scuole che vengono a fare gli auguri: tutto per mantenere il clima più allegro possibile.

L'atmosfera che si respira quindi è allegra?
Si cerca di renderla tale. Naturalmente dipende da ospite a ospite: ognuno prende le feste in modo diverso a seconda della propria situazione di salute, del proprio carattere e dalle esperienze di vita e i ricordi del passato. Le feste sono anche un momento delicato in cui rischia di aumentare la depressione, come del resto succede anche fuori dalla casa di riposo.

Ti ricordi di qualche episodio in particolare accaduto mentre lavoravate sotto le feste?
Tre anni fa abbiamo dovuto isolare un intero reparto di ben 36 persone perché c'era stata un piccola epidemia di influenza, nonostante i nostri ospiti siano tutti vaccinati. È stata una scelta non facile, ma la struttura comprende circa 100 persone, non potevamo rischiare che si ammalassero tutte, personale compreso. Il guaio è stato che, essendo il giorno di Natale, molti parenti erano già arrivati pensando di portare a casa i loro cari o di passare del tempo con loro. Ci sono state parecchie proteste da entrambe le parti, molta confusione e anche qualche fuga.

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Cioè alcuni residenti sono fuggiti dalla quarantena?
Sì, e abbiamo chiuso un occhio. Ci dicevano che per loro questo Natale poteva essere l'ultimo. E non avevano tutti i torti. Come negarglielo?

MARIO, 31 ANNI, RISTORATORE

Mario.

VICE: Di cosa ti occupi?
Mario: Gestisco un ristorante, specializzato nella valorizzazione dei prodotti del territorio e in genere del Sud Italia. Sono titolare da quattro anni ma faccio questo lavoro da quando ero un ragazzino, perché è il lavoro di mio padre.

Cosa significa per te lavorare a Natale? È un grosso sacrificio?
No, non posso dire che sia un sacrificio. Non mi manca perché la famiglia in realtà è al lavoro con me e visti i tempi che corrono, con i costi che prevede un'attività commerciale, se c'è lavoro si è solo più contenti.

Com'è la tipica clientela natalizia?
Di solito si tratta di una clientela che ha da festeggiare qualche evento particolare: anniversario di matrimonio, battesimo, o semplicemente gente che preferisce mangiare fuori, anche se è una minoranza. In ogni caso, visto che siamo già aperti per un evento, offriamo un menu fisso anche a chi vuole fare da noi il pranzo di Natale.

Ma chi si sposa a Natale?
Ti assicuro che c'è gente che si sposa anche il 31 dicembre sera! Poi magari si parla di grandi anniversari: 30 o 50 anni. Una volta si festeggiava in casa, non c’erano i matrimoni sfarzosi di oggi e si badava meno al fatto che fosse una data festiva. Altre volte la data coincide con il compleanno e si preferisce festeggiarlo al ristorante.

La mole di lavoro è molto diversa dagli altri giorni?
Stando alla mia esperienza non direi. Cioè, dipende: l'anno scorso non abbiamo nemmeno aperto perché non avevamo nessun evento prenotato, due anni fa invece eravamo aperti. Una volta che inizio diventa una normale giornata di lavoro. Chi fa questo lavoro, insomma, è abbastanza abituato.

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