Musica

Bassi Maestro ci ha svelato che fine ha fatto l'hip hop

Con il suo nuovo disco del progetto North Of Loreto, Bassi è andato oltre il rap e ha messo tutto sul piatto della house music.
Daniele Ferriero
Milan, IT
Bassi Maestro
TUTTE LE FOTOGRAFIE PROMOZIONALI SONO DI Francesco Caracciolo E GENTILMENTE FORNITE DALL'UFFICIO STAMPA DELL'ARTISTA

La notizia non ci ha colti impreparati. Era luglio dell’anno scorso, il 2019, e ce ne andavamo in giro con Bassi Maestro per le strade di NoLo, sentendoci dire: “Per uno come me, con gusti così eclettici, è difficile dare un’identità forte a un progetto. Con North Of Loreto ce l'ho fatta: al di là di alcune influenze italodisco, è un disco inequivocabilmente black, però non voglio darmi limiti. Potrebbe evolversi in una vera e propria band, potrei far uscire un pezzo house puro in stile Chicago 1985. Chissà. Questo è un inizio.”

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Dall’inizio alla realizzazione non è passato poi molto tempo, eppure eccoci qua con il nuovo parto a nome North of Loreto da parte di Bassi, e con un disco, M, che suona persino meglio di quanto non fosse lecito attendersi: in pieno spirito house, tra linee di synth acidi e riflessi di quell’epopea tra anni Ottanta e Novanta, Chicago e New York. Benché fossimo preparati, il disco è venuto fuori veramente bene, tanto che ne abbiamo approfittato per parlarne un po’ con lui.

North of Loreto M

Noisey: Con l'approdo del rap sui canali generalisti, abbiamo avuto l'impressione che questa cultura avesse trovato il suo apice. Al contrario, era solo l'inizio. Con l'avvento della cosiddetta nuova scuola e della trap il pubblico si è moltiplicato, e lo stesso è successo all'industria, ai ricavi e ai riflettori. Domanda secca: te lo aspettavi?
Bassi Maestro: Non saprei risponderti, arrivato a questo punto non mi interessa, è un campionato troppo diverso. Di quale musica stiamo parlando? Ma, soprattutto: stiamo davvero parlando di musica? Perché pochi di quelli che sono in classifica al momento fanno musica, mi sembra piuttosto che mettano in musica tutte le apparenze e gli status mediatici. Non mi interessa. L’industria discografica ufficiale al momento si limita a potenziare quello che ha già hype mediatico, tipo gli influencer, o a distribuire le etichette che hanno artisti con un bel seguito.

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Per una vita intera hai lavorato nell'hip hop, su dischi epocali, collaborazioni, programmi e persino Festival nazionalpopolari. Di cosa ha voglia ora Bassi Maestro, però? E cosa si vede a fare tra 10 anni?
Mi sembra abbastanza chiaro che chiuso il capitolo rap rimanga la musica, il mio ruolo come Dj e produttore, non più legato esclusivamente al mio circuito storico ma in espansione verso nuovi circuiti più interessanti e creativi.

“Pochi di quelli che sono in classifica al momento fanno musica, mi sembra piuttosto che mettano in musica tutte le apparenze e gli status mediatici.”

Tra 10 anni farò di sicuro ancora il dj, schiena permettendo! Trovo che nel circuito della musica elettronica, anche ad alti livelli, rimanga la voglia di fare sempre e comunque dei percorsi spinti dalla voglia di qualcosa di nuovo, e soprattutto ci sia un bel supporto motivato da chi segue le ondate indipendenti.

Il primo passo di North Of Loreto era funk, soul, Detroit-sound, boogie, cioè un'ondata anni Ottanta da campionare, scratchare e rimiscelare: le fondamenta dell'hip hop. Quali sono le fondamenta del rap e della trap di oggi, invece?
Fa ridere come in Italia la Trap sia diventato un genere, completamente slegato da qualsiasi riferimento culturale e musicale. Ora si dice “facciamo un Trap”, ti rendi conto? Come se si fosse aggiunta la “T” al Rap. Solo da noi c’è questa povertà costante di assimilazione dei fenomeni che vengono ridotti ai minimi termini fino alla naturale autodistruzione. Chi fa “Trap” adesso, soprattutto gli artisti pop, non ha capito che il futuro del pop è già su altri binari, ascoltate Miley Cyrus o Charlie Puth o ancora meglio Anderson .Paak e fatevi un’idea di come si producono i dischi. Il rap hardcore di oggi invece spesso è un triste riciclo del passato con poco o niente di innovativo, tipo “Ah quanto vorrei aver vissuto negli anni 90”, senza invece valorizzare il presente e dare un contributo creativo. Inspirarsi al passato è una cosa, riciclare stili e idee senza avere knowledge non porta lontano.

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Bassi Maestro

In una nostra intervista su NoLo di qualche tempo fa ci avevi raccontato di aver smesso con i DJ set. Eppure oggi ti ritroviamo tra House Music, Chicago, linee acide di synth, sfumature italo disco e funk a profusione. Possiamo quindi aspettarci di vederti tornare tra mixer e piatti a qualche serata?
Forse mi avevate frainteso: ho smesso completamente di suonare nei club. Nelle discoteche. Non faccio più quei dj set perché mi portavano solo frustrazione. Chi mi segue sa invece che faccio solo quello, praticamente metto solo dischi, Ahahah! Ad esempio, ho un canale Twitch (“busdeez”) dove si è creata una bella community di gente che cerca contenuti musicali diversi, e io suono per loro. Molti dei miei dj preferiti suonano ancora, e molti artisti propongono un bel recupero di sonorità house classiche e elettroniche.

Honey Dijon, o anche roba tipo Purple Disco Machine, sono dei bei progetti “Old to the new”, e la roba funziona bene sia sul dance floor che in auto, per farti due esempi a caso. Per ora si suona a casa in streaming, ma speriamo che presto tutto torni alla normalità. Mi piacerebbe tornare presto in America e in Giappone, ma anche provare a suonare in Canada o in Messico, posti che mi hanno sempre incuriosito a livello artistico.

“Chi fa ‘Trap’ adesso, soprattutto gli artisti pop, non ha capito che il futuro del pop è già su altri binari, ascoltate Miley Cyrus o Charlie Puth o ancora meglio Anderson .Paak e fatevi un’idea di come si producono i dischi.”

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Inoltre: è questo, ormai, che dobbiamo aspettarci da Bassi, o è solo un desiderio collaterale, un omaggio, la voglia di fare quello che si è sempre fatto con l'hip hop, e cioè confrontarsi con un orizzonte infinito di suoni?
Questo non lo so, mi lascio guidare dall’istinto. Questo disco mi serve per aprirmi a un mercato diverso, che è quello a cui sono poi indirizzate anche le mie release vinyl only, e i re-edit su 12”. Magari il prossimo album sarà disco, o un bel mix di tutte queste esperienze. Di sicuro non rap, questo te lo posso garantire, basta! Ho dato.

Recentemente abbiamo ricordato un disco importante come "Endtroducing….." di DJ Shadow, un approccio che ora sembra distante milioni di anni luce dall'attuale scena rap. Quali produttori della nuova ondata pensi però abbiano qualche punto in comune con questa cultura? E, invece, con i suoi latini, il tuo rapporto è cambiato?
Mi piacciono molto producers tipo Stro Elliot e Caserta, credo che rappresentino un bel legame tra la tradizione del sampling e la voglia di esplorare nuovi territori. Invece, non sono mai stato un esperto di Latin Sound, timidamente compro i dischi che mi piacciono ma mi manca la cultura base… Faccio invece fatica col reggaeton, lo odio, è proprio una roba di vibes, ritmica e di produzione per me insopportabile, ma lo sanno tutti… oramai non è una novità (ride, NdR).

Bassi Maestro

Oggi si parla tanto di nuova wave dance e di rap sui beat elettronici. Eppure è un modo di mettersi sul beat e di fare rap che esiste da una vita. Perché secondo te si fatica a considerare la house di Chicago e il rap di allora, cosa sta succedendo?
Stiamo scoprendo l’acqua calda perché rap e house in America sono sempre andati a braccetto soprattutto fino ai primi anni ‘90. I tempi non erano ancora maturi qualche anno fa; quando ad esempio uscì Crookers Mixtape io avevo in cantiere un intero progetto elettronico sotto il nome di Mr. Cocky ma non l’ho mai fatto uscire perché la gente ragionava ancora troppo a compartimenti stagni. Adesso chiaramente nel pop e nel rap l’alternativa della produzione alla battuta lenta della Trap è raddoppiare e mettere la cassa in quarti. Approccio lazy ma efficace.

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Cosa puoi raccontarci della tua collaborazione con Fabio "Veezo" Visocchi, ormai collaudata?
Conosco Veezo da quando militava nel gruppo Loop Therapy, abbiamo fatto un pezzo assieme e da allora abbiamo sempre in qualche modo collaborato. Come tutte le nuove generazioni di musicisti Jazz, a Fabio piace esplorare. La sua forza, oltre che quella di essere un mostro delle keyboards, è la capacità di saper programmare tutto e scegliere i suoni giusti per le tracce su cui lavora. Per il disco abbiamo lavorato a distanza durante il lockdown ma siamo spesso in studio assieme a lavorare su progetti paralleli e produzioni al momento ancora Top secret.

“Stiamo scoprendo l’acqua calda perché rap e house in America sono sempre andati a braccetto soprattutto fino ai primi anni ‘90.”

Quanto continua a esserci di Milano tra queste tracce?
Sostanzialmente mi piace Milano e non mi ci voglio allontanare. Non voglio approfittare della città, è che mi trovo a mio agio, i miei amici sono quasi tutti qui, mi piacciono le strade e il modo freddo e classico di approcciarsi alle relazioni lavorative. Negli ultimi anni si respira questa volontà di diventare sempre di più una città conformata agli standard internazionali, ma non è un male, è un passaggio necessario. Zone come la mia, quella di NoLo, mantengono intatta l’attitudine di appartenenza e di scambio, la soddisfazione di fare incontri interessanti anche adesso che dalla vita non ci si aspetta mai niente di nuovo.

“Io vengo da un mondo dove stai sempre a pensare alle visualizzazioni. È pieno di gente che fa musica che non le piace, lavora con gente che non le piace, partecipa a eventi che non le piacciono. Piuttosto che fare musica così, vado a lavorare in banca e suono nel tempo libero.” Ci avevi detto nell'intervista già citata prima. E oggi com'è la situazione? Meglio la banca?
Non è cambiato nulla anzi. Confermo e sottoscrivo, anche se fortunatamente posso continuare a suonare anche solo nel tempo libero senza dover andare a lavorare in banca!

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