FYI.

This story is over 5 years old.

africa

I figli di un guerrigliero africano hanno portato 'Call of Duty' in tribunale

Il capo ribelle angolano Jonas Savimbi, morto nel 2002, compare in un'edizione del celebre videogioco di guerra: i suoi figli hanno deciso di trascinare in aula la casa di produzione.
Capture d'écran via Activision / YouTube

Segui VICE News Italia su Facebook per restare aggiornato

Quella che si è tenuta questo mercoledì al tribunale di Nanterre, in provincia di Parigi, è stata un'udienza piuttosto particolare. La società americana Activision – che produce la celebre serie di videogame Call of Duty – si è confrontata in aula con i figli di Jonas Savimbi, un capo ribelle angolano morto nel 2002.

Al centro del caso giudiziario c'è la prima missione di Call of Duty: Black Ops II, dove appare un personaggio presentato come Jonas Savimbi. Secondo i tre figli di quest'ultimo, la rappresentazione del padre sullo schermo sarebbe "diffamatoria" e "lesiva dell'onore."

Pubblicità

Sentita dall'emittente radiofonica RFI, l'avvocatessa di Activision – Etienne Kowalski – ha invece parlato di un ritratto accurato di Savimbi per "ciò che è stato," ossia un "capo della guerriglia." Kowalski ha anche aggiunto che Savimbi aiuta il giocatore nella missione, e dunque il ritratto è "piuttosto positivo."

La sentenza è attesa per la metà di febbraio e – nel caso in cui venga stabilita la lesione all'onore – potrebbe creare un precedente nella legge francese.

"Siamo in un campo inesplorato, c'è un vuoto giuridico sulla rappresentazione di una persona reale nei videogiochi," ha spiegato l'avvocato Carole Enfert, difensore dei tre figli di Jonas Savimbi. Questi hanno tra i venti e i trent'anni, e studiano e lavorano in Francia da diversi anni.

"I figli del signor Savimbi chiedono un milione di euro alla casa produttrice del videogioco," ha sostenuto Enfert. "Per quanto possa sembrare una richiesta elevata, è una somma simbolica rispetto a quanto ha guadagnato questa azienda mostrando il padre in quella maniera."

Uscito nel novembre 2012, Call of Duty: Black Ops II è stato un grande successo commerciale: ha venduto più di 29 milioni di copie in tutto il mondo, e generato ricavi superiori al miliardo di euro.

Le scene che fanno arrabbiare la famiglia di Savimbi sono contenute nella prima missione di Black Ops II. Nell'introduzione un personaggio rievoca i combattimenti in Angola nel 1986, dicendo che "il nostro uomo sul campo è un tale di nome Jonas Savimbi. Quello era più fuori di me." Savimbi appare poco dopo: il giocatore lo vede soprattutto intento ad arringare le sue truppe, lanciare granate a mano e stare in piedi sopra il tetto di un veicolo blindato.

Pubblicità

"Uno dei figli di Jonas Savimbi, nel 2014, ha scoperto sui social network l'esistenza di questo personaggio," dichiara Carole Enfert, "ed è rimasto sconvolto dalla somiglianza e dalla violenza. Lui e i suoi fratelli si sono sentiti chiamati in causa."

Più volte, il personaggio presentato come Savimbi parla dei suoi nemici. Lo si sente urlare, ad esempio, frasi come "sono deboli, facciamoli fuori!" o "Morte al MPLA!" (una fazione opposta). Dopo una decina di minuti passati sul fronte, il giocatore ottiene un'informazione da Savimbi per poi congedarsi da lui e raggiungere un'altra postazione con un elicottero.

Una figura di primo piano nella storia angolana

Il videogioco fa parte di una serie di successo creata nel 2003, nella quale il giocatore interpretata uno o più combattenti in prima persona. In genere, si basa su storie di guerra di finzione o realmente esistite.

Nel settembre del 2014 uno degli sceneggiatori del videogame è stato assunto dall'Atlantic Council - un gruppo di studio che collabora con NATO e Esercito Americano - per stilare una lista di scenari catastrofici che rischiano di includere il coinvolgimento degli Stati Uniti.

La prima missione di Black Ops II rievoca un conflitto storico realmente esistito: si tratta della guerra civile angolana, che nel corso di tre decenni ha provocato circa 500mila morti.

Vecchia colonia portoghese, l'Angola ottenne la sua indipendenza nel 1975, dando il via a una serie di lotte intestine per il controllo del potere tra i diversi gruppi armati.

Pubblicità

L'Unione Nazionale per l'Indipendenza Totale dell'Angola (UNITA) di Jonas Savimbi si opponeva al Movimento Popolare di Liberazione dell'Angola (MPLA), un gruppo filocomunista sostenuto da Unione Sovietica e Cuba. Dopo gli accordi di pace siglati nel 1991, Jonas Savimbi ha poi però ripreso la lotta armata fino alla sua morte, nel febbraio del 2002, per mano delle forze inglesi.

Leggi anche: Perché Wall Street si è innamorata del nuovo supercomputer di Google, e perché farebbe bene a temerlo

"Era un combattente, certo, ma pur sempre un uomo politico circondato da molti alleati, come Nelson Mandela" e gli Stati Uniti, ha spiegato a VICE News l'avvocato dei figli di Savimbi. "Ciò che contestiamo al videogioco è il fatto che mostra solo un volto di Jonas Savimbi, presentandolo come un barbaro."

"Il processo non potrà essere in grado di stabilire se Savimbi sia stato un buono o un cattivo," ci ha spiegato Carole Enfert, che evoca piuttosto una azione di giustizia che permetta di "chiarire" il quadro legale degli autori del videogioco.

"Oggi è toccato a Jonas Savimbi, ma potrebbe trattarsi di chiunque: vi piacerebbe finire in un videogioco senza aver possibilità di esprimere il proprio parere? A me no."

In Francia, la diffamazione è definita come "imputazione di un fatto non effettivamente accaduto che mina l'onore e l'onorabilità di una persona."

Commercializzato nel 2012, Black Ops II potrebbe quindi beneficiare della prescrizione, essendo l'accusa di diffamazione collegata a un reclamo da presentare entro tre mesi dalla pubblicazione del prodotto contestato. Cosa che irrita non poco Carole Enfert: "I miei clienti non sono dei gamer, non sono mai stati informati riguardo all'uso della loro immagine."

Pubblicità

Se il processo di Nanterre riconoscerà l'aspetto diffamatorio della faccenda, ci troveremmo al cospetto di "un precedente nell'universo videoludico francese," ha continuato Carole Enfert.

Contattata da VICE News mercoledì scorso, Etienne Kowalski - il legale responsabile di questo caso per Activision - non è stato in grado di replicare. La risposta della giustizia francese è attesa per metà febbraio.

Leggi anche: Windows 3.1 è ancora vivo, e ha mandato in tilt un aeroporto di Parigi


Segui Pierre-Louis Caron su Twitter : @pierrelouis_c Segui VICE News Italia su Twitter e su Facebook

Immagine via Activision / YouTube