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Una guida per non grillini per evitare di farsi fregare dalle provocazioni grilline

È tutto molto semplice.

La caratteristica principale di una malattia autoimmune è l'incapacità del sistema immunitario di spegnere gli attacchi contro l'organismo, anche dopo la fisiologica risposta infiammatoria. Non c'è antibiotico in grado di contrastarla, la patologia deve fare il suo naturale corso. Questo è più o meno il tipo di pessimismo che nutro per il Movimento 5 Stelle: non credo ci siano molti modi per contrastarlo politicamente; anzi, è impossibile non notare l'entusiasmo e la curiosità che suscita nell'elettorato.

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Gran parte di questa alterità politica e di questa inattaccabilità di Grillo risiede nel linguaggio. Come Trump, il Movimento 5 Stelle è incomprensibile per parecchi di noi: le contraddizioni, le zone d'ombra, le manifeste stronzate provocazioni, la prassi politica—come appunto il sostegno a Trump e Putin espresso nella recente e discussa intervista al francese Journal du dimanche.

Molti tendono ad attribuire la solidità del corpo elettorale dei 5 Stelle a una generale polarizzazione della discussione politica, a una sorta di abbassamento generale del livello del dibattito, ormai determinato da chi urla più forte. Quella che però la maggior parte delle persone chiama polarizzazione a me sembra essere un più semplice—e naturale, dopo questi anni—ritorno alla centralità del "partito" come soggetto politico, come portatore di una narrazione. In questo senso è un movimento storico più che normale: anni e anni del centrodestra fantasma di Berlusconi, anche lui corpo estraneo all'Istituzione, contrastati da un centrosinistra sostanzialmente incapace di esprimere una dottrina politica ed economica non dico vincente, ma almeno comprensibile.

In questo paesaggio di desolazione alla Fallout 4 si è innestata una narrazione—quella dei 5 Stelle—orgogliosamente identitaria e gonfia di cose da dire. Molte delle quali magari un po' zoppe a livello logico-formale, ma non importa: questa base elettorale non è seducibile con la dialettica e le ragioni che storicamente la sinistra ha dispiegato per raccogliere consensi, proprio perché parla tutta un'altra lingua e ragiona in modo diverso.

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Ad esempio si può dire quanto si vuole che il Ministero della Propaganda del Popolo per controllare i giornalisti non sia proprio una grande idea, oppure si può far notare l'incoerenza a livello di alleanze europee. Ecco: il giorno dopo usciranno comunque dei sondaggi in cui il M5S è il primo partito in Italia. Un po' come non è servito prendere in giro Trump, un po' come non è servito offenderlo, un po' come non è servito indignarsi. Rosicare, puntualizzare, sottrarsi: non funziona.

Le colpe originarie di questo impasse, se esistono, sono parecchio risalenti nel tempo. Se, in linea teorica, è possibile ricostruire un processo di disaffezione di cui il Movimento è il fenomeno ultimo dell'incapacità di una classe dirigente tradizionale anziana, nella pratica non esiste—a quanto pare—nessuna nuova classe dirigente in grado di impostare una narrativa alternativa sufficientemente attraente. Un grosso limite è rappresentato dal fatto che, privi di direzione certa, i nostri rappresentanti eletti reagiscono più o meno con la stessa ingenuità di noi uomini e donne medi.

La maggior parte delle volte infatti, soprattutto sui social, ma anche nella vita, un non grillino tende a reagire sulla base della frustrazione a questa sorta di paralisi espressiva che vive nei confronti dei grillini, mettendo in atto una serie di comportamenti nocivi per se stesso e per il prossimo—ma non per i 5 Stelle. Ecco alcuni degli esempi più diffusi:

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PARAGONARLI DI CONTINUO AI FASCISTI Basta. Non fa bene a nessuno. Davvero. Soprattutto perché non è vero.

Dietro il Movimento 5 Stelle non c'è nessun progetto politico forte con radici precise, non è ancora decifrabile cosa ci sia dietro a dire il vero, a parte la parola #onestà e variegate forme di rabbia. Il tipo di adesione che raccoglie il Movimento è molto più simile al consenso trasversale espresso dalla Democrazia Cristiana e da Berlusconi, paradossalmente.

I modi autoritari esibiti non hanno nulla di ideologico, tanto che scarrozzano insensatamente dal pauperismo francescano alle sanzioni, alle espulsioni, e ai post contro i migranti. Quelle cose per loro hanno più o meno la stessa funzione delle scene di sesso e delle sparatorie nei film: servono per creare pathos a buon mercato e riempire i buchi di sceneggiatura.

RIDICOLIZZARLI SENZA PIETÀ Lo so: è molto difficile. Il libro autobiografico di Di Battista o uno status Facebook a caso di Paola Taverna sono una provocazione molto più potente di qualsiasi affermazione politica possano mai fare. Appena ne leggo una riga sento tutte le periferie industriali e i quartieri dormitorio del mio cervello, dove abitano il sarcasmo e la frustrazione, attivarsi in un colpo solo.

Il fatto è che ricordo perfettamente chi è stato l'ultimo a causare questa specie di risata universale e protratta nei suoi oppositori, incapaci di prendere sul serio la sua candidatura prima e la sua ventennale linea di governo poi. Non credo di dover davvero scrivere di chi sto parlando. Gli elettori grillini sono tanti, sono troppi per poter essere derisi senza soluzione di continuità come un NCD qualsiasi. Per la stessa natura del loro Movimento non rappresentano interessi corporativi, sono dei Viet Cong del malcontento che possono venire fuori in qualsiasi momento da qualsiasi passato politico.

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Ridicolizzarli non farà altro che amplificare la loro rabbia, il senso di esclusione dalla politica tradizionale su cui hanno costruito la loro moralità che sarà anche provvisoria, ma ragiona su un'ottica di inclusione. Acuirà quel profumo di martirio per un bene più grande, che già sentono fortissimo.

IGNORARLI E/O INSULTARLI

Vedi sopra. INDIGNARSI E SCANDALIZZARSI Ecco un'altra sorpresa: le cose che spaventano del Movimento sono esattamente i motivi per cui la loro popolarità è in continua crescita.

Quella che l'elettore medio "tradizionale" percepisce come arroganza istituzionale, per i militanti del Movimento è capacità di parlare con chiarezza anche in sedi prima percepite come inaccessibili al singolo cittadino. Quella che l'elettore medio "tradizionale" vede come propaganda volgare o pericolosa viene percepita dai militanti come un linguaggio semplificato e universale, forse ancora imperfetto ma amico, comprensibile.

Soprattutto, il Movimento non si esime dal dare voce in modo sfacciato all'infinita preoccupazione e paranoia di fasce demografiche molto estese a cui per anni solo la destra si è degnata di parlare (male). La voce del Movimento può suonare aliena al suddetto elettore perché è la voce di quelle fasce demografiche appunto, silenti per un bel po'. E se suona sgraziata è perché è priva di un qualsiasi filtro, di qualsiasi visione che un vero partito con delle basi politiche solide sarebbe stato in grado di dare—ma non il Movimento che è condannato a funzionare da megafono e non da guida per la sua gente. NON C'È NESSUN "BUON SELVAGGIO" Un sacco di persone danno per scontata una sorta di ignoranza diffusa quando si parla di 5 Stelle. Non è così. Si tratta di un gruppo di persone parecchio numeroso e diversificato, unito da fattori emotivi più che censitari o culturali. Sono idonei al confronto dialettico, anche se un po' refrattari.

Misurarsi in un confronto con dei 5 Stelle sulla concretezza di alcune delle loro proposte è più utile di cominciare ogni discorso con una condiscendente arringa di venti minuti su quanto sia antidemocratico il funzionamento interno del loro partito.

Lo sanno. Non gli importa. Nella loro scala di valori, questa sembra essere una delle tante cose infinitamente più piccole rispetto a Fiducia e Onestà. Scardinare i limiti della loro mitologia legata al Garante, all'onestà a tutte le loro peculiarità può essere utile, ma non decisivo. Nel momento in cui si riuscisse a far implodere il sistema assemblato da Grillo e Casaleggio ci si troverebbe lo stesso di fronte a masse che si esprimono solo per ultrasuoni non udibili dalla classe dirigente, ma udibilissimi da chi sostituisce un apparato ideologico con la demagogia immediata. Cercare di riportare con loro il dibattito alle materie specifiche e alla prassi governativa, per quanto possibile, sembra essere l'unica soluzione più o meno sana. L'elenco infatti potrebbe continuare ancora a lungo, ma queste rimangono in generale tattiche di guerriglia per la resistenza: finché non verrà trovata una chiave per ridurre questo Grand Canyon di incomunicabilità—per fortuna a intuito non sarebbe un compito mio, ma della classe dirigente del PD, quindi siamo in una botte di ferro—possiamo continuare serenamente a spaventarci e sfottere mentre la popolarità del Movimento ingrossa.

No dialogo, no party. E sarà bene che lo capiamo presto, perché ormai comincia a sembrare davvero probabile che "ci vediamo al Governo, sarà un piacere" (semicit.).