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Qualche giorno dopo, poi, c'è stato un cambio di rotta: il proprietario del furgone non era affatto un pedofilo e tutta la vicenda non era altro che un malinteso nato da una bugia raccontata da due bambini ai genitori, come ha spiegato lo stesso proprietario del furgone in una lettera al Mattino."Sabato 20 febbraio," ha scritto l'uomo, "mentre transitavo nel centro del paese in cui abito ho notato che due bambini, incuriositi dalla tipologia del mio furgone, mi gesticolavano a mo' di saluto. Assolutamente non ho posto alcuna attenzione nei loro confronti e ho proseguito la mia marcia facendo rientro a casa. Incredulo e scioccato, nella mattinata di lunedì 22 febbraio sono venuto a conoscenza da mia moglie che su WhatsApp e in seguito su tutti gli altri social stava girando un messaggio vocale nel quale una mamma di Sant'Angelo di Piove segnalava un potenziale adescamento a danno di minori, e la descrizione del mezzo e del conducente erano quelli del mio veicolo."A quel punto, l'uomo ha fatto quello che farebbe ogni persona sana di mente in quella situazione: è corso dai carabinieri e ha chiarito la cosa, dopodiché ha scritto ai giornali per fare in modo che si sapesse che era una bufala.Evidentemente, però, la falsa notizia deve aver circolato ancora un po' visto che solo qualche ora fa—diversi giorni dopo la risoluzione della vicenda—è dovuta intervenire a smentirla la pagina Facebook ufficiale della polizia, che ha invitato "a verificare la veridicità di ciò che viene postato in rete, perché come abbiamo sempre detto quello che per noi può sembrare un semplice gioco o avviso innocente per molti può trasformarsi in un vero e proprio incubo."
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Che è poi lo stesso appunto fatto al termine della sua lettera dal proprietario del furgone, che per colpa della superficialità di alcuni nell'usare i social è finito proiettato nella trama de Il sospetto."A causa dell'utilizzo smodato, superficiale e senza scrupoli di un social network, la mia persona è stata infangata da un'accusa infamante," ha scritto, "che ha messo in pericolo tutta la mia famiglia oltre a disonorare il nostro buon nome. […] È imperdonabile e inaccettabile che la vita di qualcuno venga diffamata e saccheggiata e poi pensare che qualche parola di scuse sia sufficiente per far tornare tutto come prima."E in effetti tutta questa storia dimostra un'altra volta come una circostanza apparentemente banale sia potenzialmente in grado di distruggere la vita di una persona, specie se si tratta di qualcosa in grado di risvegliare paure ancestrali.Segui Mattia su TwitterSegui la nuova pagina Facebook di VICE Italia: