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Tecnologia

I fiumi europei sono pieni di cocaina, e le anguille non la prendono bene

Certi sollazzi del weekend stanno mettendo le povere anguille a rischio estinzione.

L'anguilla è l'animale sfuggente per definizione, ma a quanto pare c'è una sostanza da cui non riesce a sfuggire: la cocaina. Le acque dei fiumi delle grandi città contengono tracce di sostanze tossiche dannose per i pesci, e una pubblicazione italiana su Science of the Total Environment ha monitorato nello specifico l'impatto della contaminazione ambientale sull'organismo delle anguille europee (anguilla anguilla.) I risultati dello studio suggeriscono che potrebbe essere proprio la cocaina a influenzare le loro migrazioni, fondamentali per la riproduzione della specie.

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I ricercatori hanno fatto vivere per 50 giorni dei gruppi di anguille all'interno di vasche che replicavano le condizioni chimiche dei fiumi delle grandi città — che contengono 20 miliardesimi di grammo di cocaina per litro di acqua (20 ng/l). Il lavoro è stato diretto da Anna Capaldo, ricercatrice dell’Università Federico II di Napoli. Ho parlato al telefono con lei per farmi spiegare le conseguenze sulla salute delle anguille che nuotano nelle acque contaminate dalla nostra cocaina.

"Dato che finiscono sulle nostre tavole, era importante capire l'impatto sulla salute umana di queste sostanze assunte indirettamente attraverso il cibo. Inoltre, le anguille sono una specie a forte rischio di estinzione, classificata come 'in pericolo critico' dalla Lista Rossa della Iucn — l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura. Ultimo ma non meno importante, sono una specie che può essere definita un bio monitor della contaminazione ambientale, ovvero animali in grado di dirci qualcosa sullo stato di salute di un ecosistema," ha spiegato la dottoressa Capaldo.

Ma dove si concentrano le tracce di cocaina nelle anguille? "Per prima cosa nel cervello, poi nel fegato e nei reni che la metabolizzano. Subito dopo vengono la pelle, l'intestino e l'apparato endocrino. Il nostro studio è andato a esaminare in particolar modo le tracce di cocaina nei muscoli, che sono la parte che viene mangiata. Questo è importante anche perché le anguille sono animali migratori, e da questa migrazione dipende la loro sopravvivenza. Affrontano migrazioni anche di 6mila chilometri, che richiedono riserve di energia e muscoli in perfetta salute," ha continuato.

Le anguille, infatti, si spostano in massa per migliaia di chilometri verso il mar dei Sargassi — nell'oceano Atlantico Nord Occidentale. Proprio quella zona è il luogo in cui avviene la riproduzione degli esemplari di tutto il mondo. Non si sa ancora precisamente il motivo, ma sappiamo per certo che i loro piccoli non sopravvivono in assenza dell'ambiente del mar dei Sargassi.

"La cocaina danneggia organi che sarebbero fondamentali per qualunque pesce, neppure un periodo di riabilitazione in acque pulite è bastato a ripristinare le loro funzioni biologiche," ha spiegato la ricercatrice. Lo studio ha rilevato che la sostanza presente nelle vasche ha reso le anguille iperattive, e ha provocato lesioni muscolari, alterazioni delle branchie e cambiamenti ormonali.

Il ciclo di 'vita' della cocaina è di 16/18 ore, dopo questo tempo la sua concentrazione in acqua dimezza. Ma ovviamente, essendoci un'immissione continua, il tasso di sostanza nei fiumi non decade. Anguille a parte, finiamo tutti per venire a contatto con queste sostanze attraverso l'acqua del rubinetto — oltre che con le banconote. Sono sempre di più le ricerche condotte già diversi anni fa che dimostrano la presenza di droghe e metabolitici in acqua. Le nostre acque, inoltre, sono contaminate da metalli pesanti, pesticidici e antibiotici.