Ossì è la fanzine erotica che tutti in Italia stavamo aspettando
Tutte le foto per gentile concessione dell'intervistata. 

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Ossì è la fanzine erotica che tutti in Italia stavamo aspettando

"Trovi un giornaletto porno dietro un cespuglio al parco e ne vorresti avere uno tutto tuo: a me questa voglia non era mai passata," ci ha detto la fondatrice Alice Scornajenghi.

Giovedì scorso era un giorno come un altro nel mio portafoglio annuale di giornate lavorative, fino a che mi è arrivata la mail di Alice Scornajenghi, copywriter romana che ha da poco fondato la fanzine erotica Ossì. Questo mi ha svoltato la giornata per vari motivi, editoriali prima che sensuali: da anni infatti nel nostro paese il racconto erotico è abbandonato e considerato un prodotto di scarsa rilevanza (scommetto che l'unico esempio che vi viene in mente in questo momento sono gli Harmony che avete forse trovato in cantina, al massimo studiato all'università se avevate lezione di Letteratura di genere).

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Ossì invece è un 'giornaletto porno' figlio della tradizione di quelli che i vostri fratelli maggiori trovavano nelle vetrine laterali delle edicole. È composto da un racconto erotico e immagini soft porno nuove (soprattutto tette e bocche, occasionalmente una ragazza che si lecca un ginocchio) sovrapposte a ritagli di riviste anni Settanta—segnalate con una patina rossa nell'impaginazione—e il suo fine dichiarato non è quello di scandalizzare né insegnare qualcosa (con PornHub a disposizione, dai), ma piuttosto proporre un'evoluzione di un genere narrativo che in Italia è stato messo nell'angolo, dimenticato. E che invece ha tanto da dare.

Ho chiamato Alice per parlarne.

VICE: Ciao Alice, come è nata l'idea di fare una fanzine erotica quando, da un punto di vista 'strumentale', abbiamo tutti i mezzi per arrivare al porno, online?
Alice Scornajenghi: L’anno scorso per motivi di salute ho dovuto passare lunghi periodi in ospedale, e in quelle settimane di astinenza forzata—non avevo neanche il conforto di PornHub perché non mi bastavano mai i giga—ho riscoperto un vecchio amore per la narrativa erotica e ho realizzato che è difficilissimo trovare prodotti moderni. Trovavo o cose terribili oppure i forum dove magari ogni tanto qualcosa di carino c’è pure, ma si perde in un marasma di robe sciatte. Da lì è nata l’idea di fare questa fanzine.

Quindi l'amore per la narrativa erotica da dove ti arriva?
L’amore per la narrativa erotica ce l’ho sempre avuto, oltre a leggerne tanta durante l'adolescenza mi sono anche laureata su una scrittrice italiana che si occupava di erotismo e che negli anni Sessanta è anche stata sottoposta a processo. Secondo me ha ancora tanto da dire come genere, può ancora evolversi, proprio come è avvenuto per altri generi. Un thriller nasce per creare suspence, così come un racconto erotico per suscitare eccitazione, ma oggi ci sono thriller che pur restando tali sono andati molto oltre in termini letterari. Volevamo creare uno spazio dove anche il racconto erotico potesse ambire a qualcosa di più in termini di idee, scrittura, verità del racconto.

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Foto di Elena Atzori per Ossì Magazine.

Sul mercato non mancano fanzine che tocchino l'erotismo, il corpo e la nudità (penso ad esempio a I want to live guilty di Giulia Boggio, o a Bakeca di Anna Adamo e Marco Valli) da un punto di vista visivo, ma per la narrativa negli ultimi anni non ricordo uscite in questo senso.
Esatto, era un po’ quella la voglia. E anche da un punto di vista visivo poi tra quelle che ci sono in giro molte sono patinate, mentre l’idea era di rivisitare il giornaletto porno. Sarà capitato anche a te, sono quegli incontri che fai da ragazzina, trovi un giornaletto porno dietro un cespuglio al parco e ne vorresti avere uno tutto tuo: a me questa voglia non era mai passata. Per arrivare all'azione è stato fondamentale l’incontro con Francesca Pignataro, l’art director, con cui per motivi logistici ci siamo scritte via mail ma ci siamo capite subito. Quando lei mi ha mandato la copertina quasi ho pianto di gioia: è pop, esplicita e irriverente, proprio come volevo che fosse.

Poi noto che avete stampato in risograph, e questo rende le fanzine tutte un po' diverse l'una dall'altra, proprio in perfetto stile autoprodotto… Senti, ero anche curiosa di sapere da dove ti sono arrivati i contenuti, che sono poi tutti femminili.
Esatto, abbiamo stampato risograph da Press Press & Spazio Florida, per far apprezzare da subito il mood dell'autoproduzione. Per quanto riguarda i contenuti, ho semplicemente sparso la voce—sai, ho un po' di amici che lavorano nel mondo dell'editoria. All'inizio non avevo l'idea di fare una roba tutta al femminile, è stato un po’ un caso, anzi, diciamo che quasi tutte le candidature che mi sono arrivate erano di donne ed è stato bellissimo. Secondo me c’è proprio tanto erotismo che da parte della donna vuole venire fuori raccontato così, in maniera esplicita, un po' porno.

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Secondo te c’è meno vergogna da parte delle donne oggi a scrivere un racconto erotico?
Non so se è questione di vergogna o un bisogno di tirare fuori qualcosa a livello espressivo, forse ad oggi le donne si sono espresse molto di meno in termini di erotismo, quindi superano più facilmente la vergogna perché c'è un altro obiettivo, più grande. O semplicemente hanno più voglia di mettere in gioco questa parte di sé, più curiosità di vedere cosa ne viene fuori.

Quello che mi è piaciuto del racconto che abbiamo pubblicato è che Emilia, l'autrice, ha messo in campo una sua verità nel trattare il sesso: il pezzo è una distopia erotica, un po' un Black Mirror porno, e come ti dicevo uno degli obiettivi della fanzine è proprio di dare un respiro al genere pur mantenendo il sesso e l'eccitazione al centro. Cioè, non è una scena di sesso all'interno di un racconto…

Volevo anche che ci raccontassi un po' della parte fotografica, che unisce foto di Elena Atzori a foto ritrovate tratte dall'immaginario pornografico anni Settanta.
Le foto di Elena ci piacevano perché non sono patinate, sono sexy ma vere, le abbiamo scelte istintivamente perché ci sembravano in linea con la fanzine. Con Francesca volevamo inserire anche delle immagini più esplicite, e per quelle abbiamo fatto un po’ di ricerca tra le riviste pornografiche italiane degli anni Settanta.

Foto di Elena Atzori per Ossì Magazine.

È stato un vero vaso di Pandora: ho scoperto che l’industria dei giornaletti porno degli anni Settanta era super fiorente, un nostro fiore all’occhiello. Al di là di alcuni contenuti sessisti e di un certo modo stereotipato di trattare il sesso, ci hanno stupito l’impostazione super pop e l’ironia. Su tutte ci è piaciuta SUPERSEX, un magazine di fotoromanzi porno totalmente fuori di testa che per certi versi è diventato un po’ un nostro punto di riferimento.

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Ho anche visto l'anticipazione del prossimo numero, da cui mi pare di capire che si parli di un mondo in cui gli uomini sono produttori di sperma 'da banco', che viene usato come prodotto di bellezza e benessere. Ecco, non so se vuoi spiegarci meglio.
Be', è un racconto anche un po' più ironico del primo, tutto ambientato in questa fattoria biologica in cui gli uomini vengono munti. Lo trovo super eccitante e divertente. Sai, nella tradizione della rivista cartacea abbiamo voluto mettere dentro l'anticipazione per creare una fidelizzazione nel lettore.

Ossì #1 è disponibile in 250 copie numerate, e si può acquistare alle presentazioni e richiedendolo tramite DM su Instagram, nonché in alcune librerie. Per tutte le informazioni scrivete alla pagina Facebook di Ossì.

Foto di Elena Atzori per Ossì Magazine.

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