Cultura

Sono nata senza braccia. Ecco come faccio sesso

"A un certo punto ho capito che ho due piedi funzionanti e una bocca fantastica."
Giacomo Stefanini
traduzione di Giacomo Stefanini
Milan, IT
Illustrazione di due persone a letto
Illustrazione di Cathryn Virginia.

La maggior parte di noi fa affidamento sulle mani per affrontare la vita. Questo può rendere difficile capire come le persone con disabilità che colpiscono gli arti superiori—l’assenza parziale o totale, o sviluppo atipico, di una o entrambe braccia o mani—vivono ogni giorno. Questa incomprensione può spesso tradursi in pietismo involontario e domande inappropriate—spesso riguardanti il sesso, perché chi non si trova nelle stesse condizioni fa fatica a immaginare come una persona con questo tipo di disabilità possa abbracciare, accarezzare o stimolare un partner, azioni considerate di importanza centrale nell’intimità fisica.

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Le anomalie possono essere di varia natura: più o meno estese, congenite o emerse nel corso della vita, o condizionate dagli effetti secondari della patologia che le ha provocate. Di conseguenza, non è possibile parlare di una esperienza sessuale unica per chi ha anomalie degli arti superiori. Ma gran parte delle persone che le ha, di solito, trova relativamente facile aggirare le proprie limitazioni fisiche. Il maggior ostacolo alla vita sessuale non ha nulla a che fare con il loro corpo, quanto piuttosto con la reazione che le altre persone hanno alla vista dei loro arti, o della mancanza di arti. Chi ha anomalie degli arti superiori spesso racconta di potenziali partner romantici o sessuali che non riescono ad accettare il loro corpo, o della paura di finire con una persona che al contrario li considera solo per questa loro caratteristica, per una forma sbagliata di pietà, per curiosità o feticismo.

Negli ultimi anni, le persone con anomalie degli arti hanno iniziato a condividere pubblicamente i racconti delle loro esperienze sessuali. Le associazioni hanno fondato comunità di mutuo sostegno e diffuso guide su come costruire relazioni solide e fare sesso in modo soddisfacente quando si ha o si ha acquisito un’anomalia degli arti.

Per capire meglio come funziona, VICE ha intervistato Ali Lapper, un’artista nata senza braccia e con gambe sproporzionatamente corte a causa della focomelia. Abbiamo parlato con lei e il suo partner Si Clift della realtà del sesso in una coppia in cui una persona ha anomalie degli arti.

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L’intervista è stata editata per brevità e chiarezza.


Ali: Sono stata messa in una struttura di cura a tempo pieno quando avevo sei anni, e lì sono cresciuta sentendo dire che le persone disabili non fanno sesso perché sarebbe disgustoso. Purtroppo, se quelli intorno a te insistono abbastanza, riescono a farti un bel lavaggio del cervello e inizi a crederci anche tu. Quindi sono cresciuta dando per scontato che non avrei mai fatto sesso—anche quando sono diventata sessualmente consapevole e ho iniziato a sentire di voler avere rapporti. Non credevo che avrei mai incontrato una persona disposta a fare sesso con me.

Mi sono trasferita a Londra a 19 anni e lì ho capito che ci sono uomini e donne a cui interessa soltanto la mia diversità, non io come essere umano. Per loro è un kink.

Alcuni uomini si interessavano a me e poi, dopo tre settimane, mi dicevano: “Non voglio più vederti. Ho fatto la mia esperienza”. La gente sa essere davvero subdola: fanno finta che gli piaci e poi sganciano la bomba: “Ero solo curioso”.

Non sapevo chi era sincero e chi no. Era una cosa che mi creava molta confusione, specialmente perché mi era stato detto “Non sei sexy”. Da un lato mi lusingava, e sono contenta del mio corpo, della mia sessualità. Dall’altro… Vorrei che tu fossi interessato a me come essere umano, non solo per quello che mi manca. La feticizzazione potrebbe essere positiva se avvenisse per scelta mia, come voglio io. Ma non credo sia mai successo.

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A un certo punto ho trovato una relazione che sembrava giusta. Abbiamo avuto tempo di conoscerci a vicenda. Non mi consideravo un suo fetish. Non è stato difficile capire come sarebbe funzionato il sesso. Mi sono semplicemente lasciata andare. Ero preoccupata più per il fatto che ero vergine che per la disabilità. Ed è andato tutto bene. Ricordo di aver pensato Porca vacca, che male. Farà sempre così male? Ottimo. Ma è andata sempre meglio, e mi piaceva sempre di più.

Si: Io sono cresciuto in contatto con le disabilità. Mia sorella ha la spina bifida. Avevo amici disabili a scuola. Non li ho mai considerati diversi. Non penso che fossi nemmeno consapevole di come le altre persone vedevano le disabilità. Non pensavo nemmeno che si potessero discriminare.

Ali non è stata nemmeno la mia prima partner disabile. La mia ex moglie aveva la sindrome di Silver-Russell ed era alta circa un metro e venti, e le persone di statura così bassa possono avere problemi fisici.

Ali: Ho conosciuto Si quando frequentava una mia amica. Nel corso di cinque anni siamo andati alle stesse feste, o li invitavo a casa mia. Non ho mai pensato che potessi piacergli. Poi loro si sono lasciati e lui ha iniziato a scrivermi su Instagram. Gli ho chiesto: “Ti piaccio?” E lui ha risposto: “Ovvio che sì”.

Si: Abbiamo fatto passare diversi mesi dopo la rottura prima di cominciare a frequentarci.

Ali: Non è vero. Non dire bugie. Non è assolutamente vero.

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Si: Saranno state almeno otto settimane.

Ali: Ascolta, Si. Il primo appuntamento. Ricordi cos’è successo al primo appuntamento?

Si: Ah, già. Mi ha invitato a casa sua. Pensavo che fosse solo per fare due chiacchiere e bere un tè.

Ali: È proprio un uomo vecchio stampo. L’ho invitato a letto. Mi sembrava di conoscerlo da sempre perché erano anni che ci vedevamo, quindi sapevo che non mi considerava solo una curiosità. Ma pensavo che se non gli avessi detto nulla, lui non avrebbe fatto niente, sarebbe tornato a casa. Allora mi sono messa la sua mano sotto il mento e gli ho detto: “Dai, andiamo.”

Si: Naturalmente ho accettato.

Ali: Ho detto: “Mi serve aiuto. Devi spogliarmi tu”. Per me cose del genere, in contesto sessuale e non, fanno parte di una relazione. Come ti sei sentito tu, Si?

Si: È stato molto bello. Ma, per certe cose, se non mi avesse detto lei cosa fare, io non avrei saputo come muovermi. Non volevo infastidirla o fare cose che non avrebbe trovato accettabili.

Ali: Ho imparato che devo essere io a portare avanti le cose. Alcune persone non sanno nemmeno come salutarmi. Quindi tendo a prendere il controllo e scherzare sul fatto che non ho le braccia. Probabilmente potrei farne a meno, ma mi fa piacere farli sentire a proprio agio, far capire che non rischiano di ferirmi o di offendermi. Perché le persone hanno il terrore di offenderti. Non so perché. Tu perché avevi così tanta paura, Si?

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Si: Sai che non lo so? Non penso avesse a che fare con la tua disabilità. Penso che fosse perché non volevo fare una cattiva impressione.

Ali: Non ho mai pensato che la gente si aspettasse che fossi in grado di fare atti sessuali che di solito si fanno con le mani. Probabilmente è anche perché sono così abituata a prendere il controllo che non si pone nemmeno il problema. E poi, lo vedi che non ho le braccia, quindi se vieni a letto con me non puoi aspettarti certe cose.

La gente probabilmente è più curiosa di sapere come faccio a compensare—odio questa parola—e procurare piacere senza le mani. Non ho mai pensato più di tanto a imparare a usare il mio corpo per il sesso—mi sono semplicemente adattata, agendo spontaneamente. Il sesso è una questione di istinto. Sono una persona sicura di sé. Sono sempre stata capace di riconoscere ed esprimere quando una cosa mi piace o non mi piace. A un certo punto ho capito che ho due piedi funzionanti e una bocca fantastica.

Si: Posso confermare. Devo dire che all’inizio ho pensato Uhm, interessante. Ma non ho pensato molto all’impatto che la sua diversità avrebbe avuto nel sesso. È quello che è, lo fai e basta.

Ali: Sulle posizioni, abbiamo dovuto lavorarci un po’. Non posso mettermi a pecorina. Ma un modo lo si trova sempre. Si possono usare i cuscini o mettersi sul bordo del letto. Se sei a tuo agio con l’altra persona, i vari tentativi diventano parte del gioco del sesso.

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Ovviamente, io non lo posso abbracciare. Quindi gli ho offerto la possibilità di rinunciare: “Senti, se non sei a tuo agio o non ti piace perché non posso abbracciarti, puoi andartene.” Per fortuna non è andata così.

Si: Adoro tenere Ali tra le braccia, quindi funziona alla perfezione per me.

Ali: Ho avuto relazioni in cui l’altro dopo un po’ ce l’aveva con me perché doveva aiutarmi con le azioni quotidiane, tipo anche solo grattarmi la testa. Uno mi aiutava a fare la doccia e andare in bagno, e a un certo punto ha detto: “Oh, non posso fare queste cose.” Be’, allora cosa cazzo ci fai con me? Ma ho capito presto che Si non ha alcun problema con queste attività di assistenza.

Si: Non ha alcuna influenza sul resto della nostra relazione, anche se io faccio gran parte delle tue cose intime. È come se… pettinassi i miei capelli, come se facessi queste cose per me.

Ali: Sei una persona rara. Hai passato la vita vicino a persone disabili. Probabilmente è per questo.

Si: Quello che mi infastidisce è quando la gente viene da me e mi dice: “Ah, come sei coraggioso”.

Ali: Perché ti occupi di me… Mia madre ne è un esempio lampante. Non abbiamo un buon rapporto. Ogni volta che uscivo con qualcuno e lei lo conosceva, gli chiedeva, davanti a me: “Che cos’ha Ali di sexy secondo te? Perché la trovi attraente?” E quella è mia madre. Che cazzo.

Si: Ali ha un viso adorabile e un bel paio di tette. Questa è la mia risposta.

Ali: Grazie. In effetti ho delle belle tette.

Sento anche gente che va da Si e gli chiede: “Ma quindi come fate a fare sesso?”

Si: Io rispondo: “Allora, la prima cosa che devi avere è un’erezione. Poi ti tiri giù i pantaloni. Fai bagnare un po’ la tua partner…” E quelli scappano. E io gli urlo dietro: “Ma me l’hai chiesto tu!”

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