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‘L'ultimo re della Giamaica’: le nazioni che potrebbero respingere la monarchia dopo la morte di Elisabetta II

La regina Elisabetta II ha regnato su 32 nazioni, ma il suo successore è capo di soli 15 stati. Quanti altri paesi si dichiareranno indipendenti?
Giacomo Stefanini
traduzione di Giacomo Stefanini
Milan, IT
Re Carlo III in visita in Giamaica nel 2000.
L'allora principe Carlo ritratto durante una visita in Giamaica nel 2000, mentre indossa un copricapo donatogli da Rita Marley, vedova di Bob Marley. Foto: Tim Graham Photo Library via Getty Images

Al momento della sua morte, la regina era ancora alla guida del Commonwealth—un’organizzazione di 54 nazioni che collaborano nel campo del commercio, dell’ambiente e dei diritti umani.

Quando la regina Elisabetta II è ascesa al trono, 70 anni fa, ha preso in mano un impero ormai al tramonto, ma che in passato aveva esercitato la propria autorità su una fetta enorme delle terre emerse. Nel suo momento di massima estensione, è stato teorizzato che una persona su quattro al mondo fosse suddita britannica.

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Nel Ventesimo secolo, però, le cose sono cambiate. La Gran Bretagna si è ritirata da alcuni territori, mentre altri hanno lottato per guadagnarsi l’indipendenza. Delle 32 nazioni in cui la Regina ha regnato durante la sua carriera, 17 l’hanno in un modo o nell’altro esonerata da quel ruolo.

L’ultima è stata Barbados, soltanto l’anno scorso. Il paese caraibico ha sollevato la monarchia britannica e ha eletto un suo nuovo capo di stato, la presidente Dame Sandra Prunella Mason. Ora che il regno di Elisabetta II è finito, in molti si chiedono se altri stati imboccheranno questa strada.

Al momento della sua morte, la regina era ancora alla guida del Commonwealth—un’organizzazione di 54 nazioni che collaborano nel campo del commercio, dell’ambiente e dei diritti umani. Quasi tutte le nazioni coinvolte sono state parte dell’Impero britannico, ma la regina in persona ha dichiarato che “il Commonwealth non ha nulla a che vedere con gli imperi del passato.”  

Anche se si trattava di un ruolo di rappresentanza, la regina era comunque capo di stato di 15 nazioni nel gruppo del Commonwealth, tra cui Regno Unito, Australia, Canada, Nuova Zelanda e Giamaica. Magari non aveva un grande potere in questi paesi, d’altronde non lo aveva nemmeno nello stesso Regno Unito, ma era comunque considerata una leader e la sua approvazione era necessaria per la formazione di ogni nuovo governo.

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Con un nuovo leader—Re Carlo III—al timone, ora potrebbe essere il momento ideale per mettere in atto altri grandi cambiamenti. Ma quali sono i paesi più propensi a tagliare i ponti con Buckingham Palace?

Giamaica 

L’isola dei Caraibi spinge già da un po’ in questa direzione, e il governo aveva già dichiarato che la Corona inglese sarebbe stata rimossa dalle cariche dello Stato entro il 2025. Tuttavia, servirà il voto di maggioranza nel parlamento giamaicano e un voto diretto da parte della popolazione.

Nei primi mesi del 2022, il Duca e la Duchessa di Cambridge sono incappati in diversi incidenti diplomatici durante una visita in Giamaica; tra cui quello in cui il principe William è stato costretto a farsi riprendere accanto al primo ministro Andrew Holness, mentre questi promette l’indipendenza della nazione.

Belize, Bahamas, Grenada, Antigua e Barbuda e St. Kitts e Nevis

La Giamaica non è l’unica nazione caraibica che vuole mollare la monarchia. Dopo la visita dei Cambridge in Belize, nello stesso “tour infelice” della Giacaica, uno dei ministri del paese ha sferzato il parlamento dicendo: “È ora che il Belize faccia il prossimo passo e si appropri definitivamente della sua indipendenza.”

Almeno altre cinque nazioni caraibiche hanno indicato di voler diventare delle repubbliche, anche se non c’è ancora nulla di definitivo.

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Australia 

Nel 2006, l’allora primo ministro australiano John Howard diceva: “Non credo che l’Australia diventerà una repubblica mentre c’è la Regina sul trono,” per poi aggiungere: “Ma dopo, chissà.”

Ora la regina non è più sul trono, e c’è già chi chiede un cambiamento. Nel 1999, l’Australia ha tenuto un referendum che includeva la proposta di diventare una repubblica e rimpiazzare la regina con un presidente, ma l’idea è stata respinta.

Scozia

Anche in Scozia c’è chi ritiene che si debba prendere la palla al balzo e abbandonare la monarchia. Sono passati otto anni dal referendum per l’indipendenza, che non è passato, ma il tema è ancora al centro del dibattito politico.

L’attuale governo scozzese è stato eletto con la promessa di organizzare un nuovo referendum, ma ancora non ci si sta lavorando. Poi c’è un grosso problema: ovvero capire cosa capiterebbe alla monarchia nel caso in cui la Scozia diventasse indipendente.

Le idee sono molte e lo Scottish National Party in passato ha confermato che la Regina rimarrebbe capo di stato di una Scozia indipendente. Teoricamente, però, Edimburgo potrebbe tagliare fuori il re nel giro di pochi anni.

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E gli altri paesi?

Alcune nazioni sono più che felici della famiglia reale e non vogliono assolutamente cambiare. In aprile, la figlia di Elisabetta, la principessa Anna, è stata accolta con enorme affetto in Papua Nuova Guinea. I leader locali le hanno detto che avrebbero continuato a “onorare” i legami con la Gran Bretagna e a “renderli più grandi e più forti”.

Nel corso della sua vita, la regina ha visitato le nazioni del Commonwealth più di 200 volte. L’organizzazione ha ricevuto il plauso della comunità internazionale per il suo approccio collettivo al miglioramento dei diritti umani internazionali, ma c’è ancora molto da fare.

Dei 69 paesi che a oggi ancora considerano le relazioni omosessuali un reato, ad esempio, più della metà appartengono al Commonwealth. La maggior parte si limita a rifiutarsi di abrogare una legge introdotta dalle stesse autorità britanniche nell’epoca coloniale.