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Le cose che non fanno più ridere in Italia nel 2016

Non è che la satira italiana sia morta o sia stata sempre censurata: è che ha sempre fatto schifo. Ecco quindi una pratica guida per orientarsi fra le numerose cose che non fanno più ridere in Italia nel 2016.

Fra le tante combinazioni casuali di parole che ci piace ripetere senza soluzione di continuità, in un non ben identificato punto fra "Trenitalia merda" e "i quotidiani non vendono più una copia" c'è anche "la satira italiana è morta."

La polemica tra Scanzi e Luttazzi di questi giorni non ha fatto che riportare a galla l'idea, ma la leggenda ha radici ben salde e vuole che, dopo un ventennio di violenta repressione berlusconiana, la satira sia stata brutalmente silenziata dalla pax democristiana distesa in ogni angolo del Creato dal governo Renzi.

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In realtà la censura, che pure c'è stata, non ha influito particolarmente: il punto è che a noi la satira ha sempre fatto abbastanza schifo.

In Italia non le abbiamo mai dato enormi spazi—se non si contano quei pochi nomi incisi nel tungsteno di cui sono fatte tutte le sedie nelle sale riunioni Rai—ma soprattutto non le abbiamo mai veramente permesso di entrare nel discorso popolare, preferendo un tipo di comicità non necessariamente più basso ma di sicuro più immediato e innocuo.

Anche la satira politica, che tradizionalmente qui è quella che attecchisce di più, si è più o meno sempre servita di un linguaggio imitatorio e di caricature. È sempre stata una comicità aderente al particolare e molto poco interessata all'astrazione teorica: è più rilevante—oltre che più divertente, pare—l'imitazione che Crozza fa dell'accento sudamericano del Papa che strutturare un discorso generale sull'invadenza del cattolicesimo nella vita collettiva italiana.

Non che ci debba importare per forza qualcosa, ma qui manca l'ambizione politica e filosofica della stand up comedy americana e contemporaneamente manca anche l'attitudine commerciale a provocare il pubblico e l'analisi del contemporaneo contenuta e accettabile di un programma mainstream come il Saturday Night Live.

Ovviamente questo non vuol dire che non abbiamo avuto forme di satira con un buon tasso di aggressività: semplicemente però l'eredità di quella cosa gigantesca e rispettabile chiamata "commedia all'italiana" si è rivelata negli anni più fedele di un herpes, lasciando poco spazio alle forme più feroci e più di parola.

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È anche per questi motivi che la comicità emergente di internet ha preso una piega da infestazione: perché si è dovuta caricare una delle funzioni primarie della satira, cioè il commento immediato sul reale che i comici professionisti non riescono a esprimere con efficacia. Così magari non avremo la possibilità di sentire la brillante analisi delle headline nazionali fatta da qualche persona di talento, ma nessuno potrà mai toglierci l'opinione di Selvaggia Lucarelli e di cojone95 di Spinoza sulle unioni civili o le strategie economiche di governo. Fortunelli.

Questa continua pioggia di spiritosi da ogni dove ha forse reso difficile orientarsi, ed è per questo che di seguito c'è una pratica guida alle numerose cose che non fanno più ridere in Italia nel 2016.

LE BATTUTE SU ARGOMENTI NAZIONALPOPOLARI

Vedi alla voce: i marò, Fabio Volo, il Family Day, le differenze fra uomini e donne, Salvini e così via.

La ragione per cui non fanno più ridere è che non c'è alcun tipo di elaborazione, intuito o sovvertimento nel commentare qualsiasi cosa con "e i marò?" come una specie di bot: come immaginabile, la ripetizione ossessiva e prevedibile uccide ogni cortocircuito di significato che avevamo brillantemente immaginato di causare.

Allo stesso modo, chiunque ormai sa che Milano è una città tutta pazza dove fa più freddo che a Roma o che i lettori di Fabio Volo non vinceranno mai un campionato di professori di letteratura, ed è parecchio difficile che da quella raffinata battuta che avevamo in serbo sugli abbonati di Libero scaturisca più di un sospiro amareggiato.

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LE CARICATURE DEI POLITICI

Lo sport preferito del comico italiano sono le caricature dei politici: una gioiosa gang bang di vocine, faccette, accenti fiorentini e parrucche. Parecchie di queste imitazioni in passato erano anche godibili, ma sono rimaste cristallizzate nel tempo in una inutile dimensione di sfottimento—spesso concentrato sui difetti fisici—senza andare mai in una direzione davvero polemica o aggressiva basata sulle idee espresse da quei personaggi.

Inoltre c'è un jet lag notevole e inspiegabile da parte dei comici italiani nell'assorbimento delle nuove priorità dell'attualità politica. Con la conseguenza che il discorso primario spesso rimane incastrato in riferimenti passati e insensati e il risultato è che siamo ancora qui a lamentarci di un governo caduto tre anni fa. Utile, oltre che divertente.

LE BATTUTE BECERE SULLA DESTRA

Mi hanno dato una notizia in anteprima mondiale assoluta: Formigoni non è la persona più illuminata di questa terra. Incredibile! Ma non è finita qui: Giorgia Meloni ha strumentalizzato politicamente la notizia personale della sua gravidanza e poi si è arrabbiata perché la notizia personale della sua gravidanza è stata strumentalizzata anche dagli altri. Da non crederci, lo so.

Quando si dice che la satira non deve necessariamente essere rispettosa si intende in situazioni di questo tipo, e io sono d'accordo. Un personaggio pubblico politicamente esposto deve valutare l'uso che intende fare della sua vita privata ed essere disposto a subire la satira anche brutale che deriva dal trovarsi in una situazione di potere. Deriva, appunto, da un ruolo—non da una condizione umana personale. È il piccolo e sottile motivo per cui gli insulti non fanno ridere e la satira sì.

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ABATANTUONO, SIANI, BISIO TUTTA QUELLA COMMEDIA "ITALIANI BRAVA GENTE"

Vedo la gente morta.

LA SATIRA "INFORMATA" STILE GRILLO, SABINA GUZZANTI, LE IENE

Non è neanche tanto quello che dicono o la criticabile "onestà intellettuale" di tutto il lato "informativo" di questo tipo di umorismo—che in genere a loro piace chiamare "controinformazione" e al resto del mondo piace chiamare "cazzate ridicole". È che c'è proprio qualcosa nel loro tono moraleggiante che mi mette subito a mio agio, facendomi sentire come una piccola valvola impazzita nella scatola cranica troppo stretta di un dobermann. Almeno i preti ti fanno innervosire gratis a messa e se ho voglia di litigare preferisco loro, mi sembra anche di fare una cosa più utile alla comunità.

Ma questo potrebbe essere un problema mio.

GUARDARE/RILEGGERE IN MODO IRONICO FENOMENI TIPO MARIA DE FILIPPI O BARBARA D'URSO

La tipologia di battute più insulsa, fra quelle che ci fanno sentire migliori del prossimo, è il commento a quadrupli strati di ironia di fenomeni di massa particolarmente grevi e di cattivo gusto. Spesso è in deliziosa combo con un certo elemento di—attenzione—snobismo verso quella che viene percepita come cultura ufficiale. Non so se sia un mio limite di comprensione, però dopo qualche secondo non riesco più a distinguere uno spettatore "serio" da uno spettatore "meta" di C'è posta per te. E di sicuro non lo distingue l'auditel e non lo distinguono gli investimenti pubblicitari su quella roba.

Per concludere, se adesso la situazione della satira in Italia è piuttosto buia non è perché Renzi ne abbia fatto uno strumento di potere o perché sia stata messa al confino da Silvio. I comici italiani spesso sono fermi a categorie di pensiero anziane, all'idea del "repertorio" e della caricatura, accumulando per forza di cose un ritardo sul ragionamento collettivo. Internet li brucia sui tempi di reazione, prendendogli dalle mani il commento al reale che dovrebbe essere il loro piatto forte. Peccato che il club dei comici di internet nella maggior parte dei casi non abbia gli strumenti, il talento e la profondità di analisi necessari perché la comicità prenda il peso politico e la forza che servono a trasformarla in satira.

Ma forse la differenza non è così rilevante. Lo sanno tutti che basta mettere un hashtag davanti a una sbrodolata di banalità un po' mainstream ma anche un po' scorrette per far ridere le persone, no? Nel dubbio non dimenticarti: #carlocontinegro

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