Nucillo liquore campano
Tutte le foto di Gaetano Massa
Cibo

Il Nucillo è il nocino campano bevuto da Bill Gates e negli hotel più lussuosi al mondo

Siamo a piedi del Vesuvio: qui 'E Curti, osteria che risale al Dopoguerra, ha messo in bottiglia questa ricetta antica e segreta, vendendola in tutto il mondo.

L'annata cambia di volta in volta, come pure l'area territoriale da dove provengono i malli delle noci per la lavorazione. "Ciò garantisce un prodotto unico, artigianale, talvolta imperfetto com'è la natura",

Si chiama Nucillo e non Nocino, come nel resto d'Italia, per differenziarlo da quello prodotto al Nord, in Emilia, soprattutto. È un liquore tipico ottenuto dalla macerazione nell'alcol del mallo delle noci raccolte nella notte di San Giovanni (tra il 23 e 24 giugno). Ma in un paesino alle pendici del Vesuvio, Sant’Anastasia, è diventato raffinato ed esclusivo come uno champagne.

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Noci provenienti da veri e propri Cru —almeno sette diversi tra Costiera Sorrentina ed Amalfitana, Cilento ed Irpinia. Anche le annate sono uniche e con caratteristiche da millesimati. A detenere l’antica ricetta datata 1894, e il primato di esportazioni all’estero, è la famiglia Ceriello, che dal 1924 gestisce la storica locanda 'E Curti, così chiamata per la statura dei due fondatori, i fratelli Luigi e Antonio, affetti da nanismo. E sono proprio loro a portare antiche ricette da tutta Italia nella provincia di Napoli. Dal 1938 al 1952 girano in lungo e in largo lo Stivale e le colonie italiane del nord Africa con il circo della famiglia Togni, ma anche con Orfei e Embell-Riva. A quei tempi nobili, sindaci, farmacisti, marescialli dei Carabinieri, parroci si fregiavano di invitare a pranzo o a cena gli artisti "forestieri”. Ed è a queste tavole privilegiate che 'E curti ebbero modo di conoscere la migliore tradizione culinaria italiana. 

Siamo nel secondo Dopoguerra, l'Italia appare provata dal conflitto mondiale, ma la voglia di ricominciare è tanta, si tocca con mano. 'E Curti si sentono all'altezza dell'occasione che si profila dinanzi ai loro occhi, quella di passare dal tendone del circo ai fornelli: rilevano così l'osteria dello zio Monaco. Il resto è storia.

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Oggi la locanda 'E Curti, con il suo Nucillo famoso in tutto il mondo e i piatti della cucina tipica sono un esempio virtuoso di come famiglia e azienda possano convivere sotto lo stesso tetto.

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Angelina Ceriello. Tutte le foto di Gaetano Massa

Appena dopo il lockdown del 2020, mamma Angelina, classe 1943, nipote in linea diretta dei fratelli Luigi e Antonio Ceriello, apre una location nuova di zecca con la figlia Sofia a guidare insieme a lei la brigata in cucina ed il figlio Enzo a fare da Ceo e condurre le attività di distribuzione del Nucillo in Italia come all'estero. Proprio di fronte all'antica osteria al civico 6 di via Padre Michele Abete, nel centro storico di Sant'Anastasia. Un locale in stile provenzale, un intero palazzetto dove c’è anche la loro residenza. I piatti da provare, però, rimangono sempre gli stessi: gli ntruglietielli, involtini di budello; il soffritto, piatto a base di interiora del maiale; lo stocco con le patate, stoccafisso della vicina Somma Vesuviana importato dai mari del Nord e cotto lentamente.

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Enzo ha 50 anni circa, e con il suo Nucillo, un liquore fatto in casa dalle nonne, ha raggiunto traguardi insperati arrivando al Beverly Wilshire Hotel di Los Angeles. Lì il Nucillo di 'E Curti è di casa, anzi di stanza. Viene infatti regalato agli ospiti delle suite in formato da 10 cl, con tanto di etichetta BW. Un'altra trovata geniale di casa Ceriello. Il progetto si chiama "Su misura" e consente di poter realizzare confezioni personalizzate, non soltanto da dieci centilitri ma anche da venti e cinquanta cl, in bottiglie con base larga e dalla forma tondeggiante. Ricordano molto i formati delle profumerie parigine di Sant'Honoré. Ecco come tradizione e customizzazione si fondono amabilmente in un mix glocal.

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Basti pensare che i liquori 'E Curti si trovano ora nelle stanze dei più famosi hotel del mondo, da Capri alla Costa Azzurra fino a Stati Uniti e Caraibi. 

Gli uomini non l'hanno mai saputa, la ricetta neanche io la so. Da queste parti si pensa che noi ragazzi tendiamo a 'venderci' per poco…

"Produciamo 40 mila bottiglie all'anno, che vendiamo in 23 diversi paesi. All'estero, siamo soprattutto in Usa, Francia e Svizzera. In Italia praticamente ovunque, attraverso 600 punti di distribuzione e vendita. Negli Stati Uniti vengono stappate ogni anno almeno 10 mila bottiglie del nostro Nucillo, 30 mila nel resto d'Europa e del mondo", racconta con una punta d'orgoglio Enzo D'Alessandro, che nel 1997 ebbe l'intuizione di imbottigliare l'elisir vesuviano per farne un vero e proprio brand del Made in Italy.

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"Nel nostro quartier generale di Sant'Anastasia avviene tutto al momento, senza scorte di magazzino e in linea con le esigenze del cliente. In venti giorni siamo in grado di trasferire la soluzione alcolica dalla 'botte' alla bottiglia", tiene a sottolineare. Un risultato frutto di studi di laboratorio, che hanno dato il via libera allo stoccaggio del liquore in grosse damigiane di vetro tenute all'aria aperta.

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Con l'elevata gradazione alcolica a proteggerne il composto, fatto di alcool puro ma anche di spezie provenienti dalle fasce tropicali del pianeta (Madagascar, India, America Centrale). Un tocco di cosmopolitismo gastronomico antelitteram, in grado di donargli un aroma particolarissimo. Inconfondibile. Si tratta di chiodi di garofano, noce moscata e cannella. Niente caffè. Ingrediente che invece ricorre nelle ricette delle massaie del posto. Ma non si vendono migliaia di bottiglie in giro per il mondo con un fatturato a sei zeri riproducendo semplicemente una ricetta contadina. "Quella originale, la conoscono soltanto le donne di famiglia. Oggi, mia madre Angelina e mia sorella Sofia. Presto anche la mia nipotina. È segretissima. Gli uomini non l'hanno mai saputa, neanche io la so", spiega Enzo D'Alessandro. Perché? "Da queste parti si pensa che noi ragazzi tendiamo a 'venderci' per poco...".

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Ma non è soltanto la ricetta ad essere unica. L'annata cambia di volta in volta, come pure l'area territoriale da dove provengono i malli delle noci per la lavorazione. "Ciò garantisce un prodotto unico, artigianale, talvolta imperfetto com'è la natura", aggiunge Enzo. Già, un colore ed una consistenza inconfondibile, con il suo caratteristico pulviscolo scuro che tende a depositarsi sul fondo della bottiglia per via del filtraggio eseguito - rigorosamente a mano - con un panno di tela d'Olanda del corredo della compianta zia Assunta (sorella dei Curti). Un elemento che sta a testimoniare una volta in più la qualità e, soprattutto, la tracciabilità - dall'inizio alla fine - di questo elisir. 

Parliamo di una decina di anni fa, il nostro distributore di zona aveva terminato le bottiglie, mi fiondai subito al porto perché il fondatore di Microsoft potesse (…) far conoscere il liquore alle persone con lui in vacanza

Ma quella di mamma Angelina e dei figli Sofia ed Enzo è anche una battaglia identitaria. Nella nuova location inaugurata in piena pandemia a Sant'Anastasia si mangia un pasto completo con cinquanta euro e diverse portate, mentre un light lunch è a trenta euro. È un'osteria di lusso, con interni curati in ogni minimo dettaglio, tavoli allestiti in giardino per la bella stagione (in totale 120 coperti tra dentro e fuori).

Alla base però c'è una filosofia rivoluzionaria e per niente chic. "Il nostro è un luogo iperdemocratico, qui può mangiare chiunque, dal parcheggiatore all'imprenditore di successo. Il mio motto è rendere democratica l’eccellenza", spiega Enzo. Anche se non nasconde di aver visto servire il suo Nucillo ai grandi nomi del jet set internazionale. Come quella volta che raggiunse in tender Bill Gates al largo di Amalfi perché aveva finito le scorte di Nucillo per i suoi ospiti a bordo dello yacht. "Parliamo di una decina di anni fa, il nostro distributore di zona aveva terminato le bottiglie, mi fiondai subito al porto perché il fondatore di Microsoft potesse far cambusa nel modo più appropriato e far conoscere il liquore alle persone con lui in vacanza", racconta Enzo D'Alessandro.

Oggi altri grandi nomi della ristorazione e dell'enogastronomia non sanno rinunciare al Nucillo 'E Curti. Uno su tutti: Alain Ducasse, che ne ordina 12 cartoni ogni anno. Un prodotto unico, già "benedetto" in passato dal compianto Gino Veronelli, l’iniziatore del giornalismo enogastronomico Italiano, che da 'E Curti era di casa.

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