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10 domande che hai sempre voluto fare a un ladro

"Se si tengono le chiavi nella toppa è più facile per un ladro entrare?" Lo abbiamo chiesto a Vincenzo Pipino, uno dei ladri più famosi d’Italia.

Siamo cresciuti in una società che insegna a non rubare, eppure la figura del ladro rimane una delle più celebrate, dalla letteratura al cinema. E proprio sul grande schermo sta per arrivare la storia di un “mariolo” italiano: Vincenzo Pipino, il 'ladro gentiluomo' veneziano diventato mitico dopo essersi indebitamente appropriato di quintali d’oro, centinaia di carati di brillanti e pietre preziose.

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Ma il pallino di Pipino è sempre stato l’arte, una passione che l’ha spinto a entrare nella pinacoteca di Palazzo Ducale a Venezia o nella galleria privata di Peggy Guggenheim non certo munito di biglietto, e a trascorrere in carcere 35 anni in tutto. Tra i quadri più celebri su cui ha allungato le mani, Il Fonteghetto della Farina di Canaletto rubato a casa dell'industriale Alberto Falk nel 1998.

Oggi, all’età di 75 anni suonati, a lui sono dedicati un libro autobiografico, Rubare ai ricchi non è peccato; un documentario che ne racconta le gesta; e un film in produzione a Hollywood sulla sua rocambolesca vita. A interpretarlo sarà Dustin Hoffman.

Ecco cosa mi ha raccontato Pipino della professione di ladro dopo essere tornato completamente libero il 31 maggio 2018.

VICE: Ciao Vincenzo, raccontaci la prima volta che hai rubato.
Vincenzo Pipino: La primissima volta ho rubato un bidone di latte da 50 litri davanti a una latteria. Avevo otto anni. Il bidone l’ho portato dove abitavo, in un piccolo campiello di Venezia dove mia madre l'ha diviso con le famiglie povere, compresa la nostra. Mi sentivo un piccolo eroe perché le famiglie in seguito mi attendevano per dare da bere il latte ai loro bambini. Ho continuato finché a dieci anni mi hanno preso. Mi sono buscato un sacco di botte ma non mi hanno condannato perché ero troppo giovane.

Non hai mai avuto paura durante un colpo, o poi a vivere con l'ansia di essere scoperto?
Certo che sì, ma la prima capacità di un ladro è sapere convivere con le emozioni, paura compresa, e non farsi condizionare. La paura più grande rimane quella che il furto fallisca dopo averlo studiato e ristudiato magari per un mese intero. Comunque, la nostra filosofia ci porta a essere consapevoli del fatto che prima o poi possiamo essere arrestati.

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Però se ripenso alla volta in cui ho avuto più paura, paura vera e tangibile, è stata quando da un tetto è scivolato un mio complice perché piovigginava e i coppi erano bagnati. Si è attaccato a un’antenna ma pesava troppo. Stava per cadere da decine di metri, sarebbe morto senza dubbio sul colpo, ma sono riuscito a prenderlo per un braccio. Mi vengono ancora adesso i brividi… Il momento più difficile durante un furto è proprio difendersi dall’adrenalina che si sprigiona in quegli attimi, un’esplosione di potenza impressionante che solo un ladro esperto sa affrontare e controllare. Altrimenti sei fottuto.

Ti è mai successo che un colpo, una rapina degenerasse in qualcos’altro?
Non ho mai fatto una rapina, soltanto furti. La differenza è enorme: le rapine hanno sempre qualcosa di brutale per l’uso di un’arma e lasciano un segno ineliminabile alle persone che le subiscono. Credo che un rapinatore sia un ladro mancato: una rapina dura pochi minuti mentre un furto può durare anche due giorni, quando rimani nascosto in un buco ad aspettare l’attimo giusto per uscire. Inoltre non ho mai usato armi, nemmeno un temperino. Ho sempre fatto colpi a mani nude e non ho mai torto un capello alle persone che derubavo.

A proposito, ti è mai capitato di trovare qualcuno in casa mentre stavi per fare un colpo?
Sì, una volta è entrata la proprietaria. Sapevamo bene chi era perché avevamo studiato il colpo nei minimi dettagli. Era una contessa e ci ha chiesto, “Chi siete?” Le abbiamo risposto molto tranquillamente e con voce calmissima, “Contessa, siamo i ladri, non si preoccupi. Niente paura, non la faremo del male,” e siamo usciti. Ma prima di uscire le abbiamo portato di sopra le valigie.

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Quale tipo di refurtiva è più piazzabile?
Nessuna refurtiva è davvero piazzabile se non hai un buon ricettatore. Però sicuramente le cose più rivendibili sono i gioielli e l’oro.

La paura dei ladri è davvero, davvero diffusa. Perché, secondo te?
Credo sia sensato potersi difendere, però penso che la vita di una persona valga più di tutto il denaro del mondo. Permettere alla società di usare indiscriminatamente le armi è come tornare nel Far West.

Per quanto riguarda invece la paura che assale chi viene derubato di essere derubato di nuovo, ho notato che la cosa che più infastidisce è trovare i cassetti delle mutande vuotati, con la biancheria intima buttata all’aria. La gente si sente "violata". Quando ho intuito questa sensazione di violenza intima, non ho mai più lanciato mutande e reggiseni ma mi sono limitato a palparli con delicatezza per assicurarmi che non ci fossero nascosti dentro soldi o gioielli.

È vero che se la chiave è nella serratura è più facile entrare in casa? Più in generale, come si può rendere la vita difficile ai ladri?
Su internet esistono dei kit per aprire le serrature e le porte blindate, ma spesso sono pubblicità ingannevoli. Non esistono allarmi sicuri e nemmeno vetri anti-intrusione: io li aprivo con estrema facilità, ma non ti posso dire come per ovvie ragioni… Sarebbe come se un prestigiatore divulgasse i trucchi del mestiere. E tu pensa che mio fratello, Alfredo, fa il mago! Entrambi facciamo sparire le cose. Lui poi lui le fa ricomparire, io no.

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Tornando ai trucchi del mestiere, posso solo dirti che quando chiudi una porta blindata non devi mai dare mandate pari: sempre dispari! Per quanto riguarda i posti in cui nascondere soldi e gioielli, anche lì non esiste niente di sicuro. Un ladro inesperto si infila immediatamente nelle stanze da letto mentre un ladro esperto sa subito dove mettere le mani. Non hai idea di dove ho trovato gioielli e denaro… C’è chi crede che il frigorifero, il battiscopa o le scatole delle scarpe siano posti sicuri, ma sono tra i primi in cui un ladro va a guardare.

Se fossi ancora in attività, mi prenderei un cane “cerca-soldi”, un cane addestrato ad annusare banconote, come quelli che usano i poliziotti in aeroporto. Te lo porti in una casa, lo fai annusare dappertutto e sei a posto. Comunque anche dall'altro lato, tra le “armi” di difesa migliori contro i ladri c’è proprio il cane. Spesso e c'è un cane si cerca un altro posto (alcuni scelgono la via del boccone avvelenato ma non è certo il mio caso e voglio credere che non sia il caso di tanti altri miei “ex colleghi”—come ti dicevo, una vita è più importante di tutto il denaro del mondo, e non intendo solo quella umana). Invece gli allarmi e i sistemi di sicurezza elettronici in generale attirano i ladri come il miele attira gli orsi: più ce ne sono, più un ladro è invogliato a entrare.

Sei noto come “ladro gentiluomo” e hai fama di aver sempre trattato tutti e tutto, refurtiva compresa, con rispetto. Se mi metto nei panni di un derubato non è facile crederci, ma esiste davvero, almeno in determinati casi, la cosiddetta 'morale dei ladri'?
Io avevo formato una banda di quattro persone, tutte con la stessa filosofia: rispetto per le persone, niente armi, mai rubare ai poveri, ai medici, agli avvocati e, soprattutto, ai magistrati e ai poliziotti. Nelle gioiellerie lasciavamo sempre una parte dell’oro e non toccavamo mai i gioielli in lavorazione e in riparazione perché quelli erano di clienti che li avevano già pagati.

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Non credere che un ladro sia avido in assoluto. Il furto è un’avventura emozionante, è segreto e scoperta, in definitiva uno svelamento: un palazzo violato è, per me, una principessa che si concede al migliore dei campioni. Il furto è poesia, rispetto dell’opera, e, soprattutto, rispetto per il derubato e nessuna violenza. Questa secondo me è la morale che un ladro può adottare per non scadere nella barbarie.

La tua passione è sempre stata l’arte, lo dimostra il fatto che sei diventato famoso come ladro di quadri quotatissimi. Come si scopre un falso d’autore?
Nei musei o alle mostre difficilmente trovi un falso, ma comunque un ladro esperto si informa bene prima. Io andavo alla Biblioteca della Marciana a Venezia a studiare i miei colpi. Voglio sottolineare che tutti i dipinti da me trafugati sono ritornati integri ai legittimi proprietari. Previo un piccolo contributo per il “trasporto”…

Tra i più belli ch’io abbia mai avuto tra le mani c’è Il Fonteghetto della Farina di Canaletto, un vero capolavoro (quotato allora, nel 1998, quattro miliardi di lire). Ho avuto l’onore di portarmi a casa anche opere di Picasso, di Magritte, di Tiepolo. Ho rubato dipinti del Settecento, quotati centinaia di migliaia di euro, a casa di privati, sostituendo gli originali con riproduzioni. Ho sempre amato l’arte in tutte le sue forme, e rispetto non soltanto le tele dipinte: se entrando in una casa trovavo un mobile dei Settecento, non lo scassinavo ma cercavo di aprirlo impiegandoci anche due ore.

C'è un colpo di cui ti penti?
Quello in una gioielleria a Ferrara. Anche se abbiamo lasciato una buona parte del bottino in negozio, il proprietario si è sentito male ed è finito in ospedale. Per fortuna si è ripreso subito.