Cultura

Come fondare una casa editrice indipendente e farla funzionare

Tra poco Not festeggerà i suoi primi cinque anni con un sacco di eventi fichi. Ripercorriamo la sua storia insieme a Valerio Mattioli e Clara Ciccioni.
Niccolò Carradori
Florence, IT
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Non importa essere un insider dell’editoria per comprendere quanto aprire una collana indipendente che pubblichi soltanto libri in cui crede, senza rimpinguare le casse con i memoir sgrammaticati degli influencer di Instagram, sia già di per sé un’impresa ardua. E lo sarebbe ancora di più se questa ipotetica collana decidesse di pubblicare libri molto complessi, con una forte connotazione politica e teorica, magari tentando di introdurre nel dibattito italiano temi come l’accelerazionismo, l’afrofuturismo, la teoria queer o il pensiero apocalittico.

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Nel panorama editoriale italiano, però, c’è una collana che non solo è riuscita a rimanere ligia all’ortodossia dei summenzionati intenti, ma anche a rompere la membrana della propria bolla. Sto parlando di Not, la collana di NERO Editions, che da ormai cinque anni continua a sfornare novità.

Per festeggiare il compleanno il 14 ottobre partirà un gigantesco evento—AMMASSO—che per tre lunghi mesi accompagnerà i lettori di Not con panel, live e dj set. Ho sfruttato l’occasione per domandare a Valerio Mattioli e Clara Ciccioni—editor della collana—come si fa a far funzionare un progetto del genere, com’è la quotidianità nello staff editoriale, come scovano i loro autori e come continuerà ad evolvere.

VICE: Partiamo dall’inizio. Come è nata la formula editoriale di Not?
Valerio Mattioli
: L’idea era quella di portare in Italia autori e temi che ci interessavano da tempo ma che nessun editore sembrava filarsi, uno di quei classici casi del genere “se non lo fa nessuno, allora facciamolo noi.” Con Valerio Mannucci e Lorenzo Gigotti di NERO [casa editrice romana specializzata nel mondo dell’arte, della critica e della cultura contemporanea] ci siamo quindi messi a stilare una lista di titoli stranieri con cui eravamo fissati e di cui in determinati ambienti già si parlava molto, ma che nessuno aveva ancora tradotto in italiano.

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Conserviamo ancora quella lista e diversi di quei titoli siamo infine riusciti a pubblicarli: Realismo capitalista di Mark Fisher, Iperoggetti di Timothy Morton, Tra le ceneri di questo pianeta di Eugene Thacker, l’opera omnia del Comitato Invisibile, tutto il filone che per comodità chiameremo “accelerazionista,” e così via. 

Ai tempi NERO già operava come editore d’arte, ma non aveva una vera esperienza nel cosiddetto mercato librario generalista. Quindi la prima idea fu di proporci ad altre case editrici già consolidate, presentandoci come possibili curatori di una specifica collana “teorica-speculativa.” Le risposte però (se arrivavano) erano sempre “non ci interessa” oppure “non capiamo di cosa state parlando.”

Quindi cosa successe?
A quel punto è stato fondamentale l’arrivo di Corrado Melluso, che era già stato editor di Baldini & Castoldi e che ha insistito perché lanciassimo un progetto tutto nostro anziché rivolgerci ad altri. Corrado è stato importantissimo perché nessuno di noi aveva un’idea chiara di come funziona tutto quel sistema assurdo che passa per distributori, promotori, librerie e copertinari. Nell’ottobre del 2017 abbiamo lanciato il nostro sito-rivista e nel gennaio del 2018 come primo titolo abbiamo pubblicato il già citato Realismo capitalista di Mark Fisher. Che, abbastanza a sorpresa, è andato benissimo sin da subito e questo chiaramente ha aiutato a farci conoscere.

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Da allora sono passati cinque anni e nel frattempo sono cambiate parecchie cose, a cominciare dall’arrivo di Clara. Nel frattempo, Corrado se ne è andato e adesso la redazione di Not è composta—oltre che da noi due—da Alessandra Castellazzi, Carlotta Colarieti e da Laura Tripaldi che cura il sito. 

Come avviene il processo di acquisizione e di scouting in una collana come la vostra? 
Clara Ciccioni:
Rientra nell’obiettivo di portare in Italia una serie di titoli e autori che sono già al centro dell’attenzione a livello internazionale. L’attenzione alla cosiddetta “theory” rimane sicuramente una costante di Not: questo però non significa soltanto seguire autori o editori stranieri di riferimento, ma anche (soprattutto) cercare di intercettare i “focolai” di dibattito attraverso altri canali, i social ovviamente e le community di lettori. 

Accanto a questo lavoro di “importazione”, abbiamo cominciato a guardare di più a quello che succede in Italia e a pubblicare autori e autrici più o meno esordienti che hanno progetti interessanti. Mattia Salvia ne è l’esempio più recente. Il suo progetto su Instagram Iconografie del XXI secolo ci è piaciuto tantissimo fin da subito, perciò è venuto abbastanza spontaneo voler fare un libro con lui, e lo stesso è successo con Medusa di Matteo de Giuli e Nicolò Porcelluzzi, nato da una newsletter originariamente “prodotta” proprio dal sito di Not.

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Immagino che, come ogni casa editrice, riceverete anche numerosi manoscritti l’anno da aspiranti esordienti. Come vi comportate in questi casi? Quanto tempo potete dedicare? 
Mattioli:
Sai che di manoscritti non ne arrivano tantissimi? Forse la gente è intimidita dal fatto che abbiamo pubblicato tomi tipo Cosmotecnica di Yuk Hui. Piuttosto, una delle funzioni del nostro sito-rivista è proprio quella di ospitare autori e autrici che magari non hanno mai pubblicato altrove, ed è da lì che potenzialmente possono nascere idee per titoli e volumi più corposi.

Cosa vi colpisce in un testo, e cosa invece tendete a correggere nella fase di editing?
Ciccioni:
Il lavoro sui testi prende buona parte delle nostre energie, e per ogni titolo l’editing è una nuova avventura, visto che lavoriamo su libri molto diversi per contenuti e scrittura. Trattandosi in gran parte di traduzioni, ci preoccupiamo molto di scegliere la traduttrice o il traduttore che ci sembra adattarsi meglio al libro: nel caso dei testi più teorici e complessi tendiamo a preferire persone che abbiano competenza sull’argomento al di là del fatto che traducano o meno per professione (se poi lo fanno, tanto meglio), in modo che le traduzioni siano accurate nei contenuti e poi noi possiamo lavorarci preoccupandoci soltanto di migliorare la resa e la leggibilità.

Per i libri di narrativa, i saggi meno accademici o i testi più ibridi invece è diverso: in questi casi ci affidiamo a persone di cui apprezziamo anche la scrittura oltre alle competenze, e il lavoro di editing è facilitato. In ogni caso, sia con i traduttori che con gli autori di opere inedite il processo di editing e revisione avviene sempre in collaborazione e le scelte sono sempre concordate e ragionate insieme.

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Ci sono aspetti del lavoro editoriale che fanno la differenza per il successo di una collana come Not, e che magari da fuori non si vedono? 
Mattioli:
A parte che parlare di “successo” per una piccola collana indipendente mentre fuori la gente si compra il libro di Cazzullo su Mussolini mi sembra un pizzico esagerato, ti direi: non so, suppongo che a uno sguardo esterno Not venga vista come un progetto un po’ strano, un po’ matto, ma anche serio, ragionato e che propone temi interessanti, almeno spero. Siamo anche l’unica casa editrice che pubblica dei mixtape fatti come si deve, credo. Nonché l’unica casa editrice che si è cimentata in un dissing rap rivolto contro il Foglio, che ci aveva dedicato un articolo non proprio benevolo: ecco, quello è forse il momento più alto che abbiamo toccato in questi cinque anni di attività. 

Quando si parla di libri e di vendite in Italia la situazione è sempre molto confusa. Per la maggior parte delle case editrici un libro che vende 4000-5000 copie è andato super bene. Come vi rapportate al concetto di tiratura e di vendita? 
Ciccioni:
Nella cosiddetta piccola editoria o editoria indipendente (che poi significa la gran parte degli editori italiani) 4000-5000 copie più che un buon risultato sono un trionfo vero e proprio! Questo vale soprattutto nel nostro caso e per il tipo di libri che pubblichiamo, che spesso non possono aspirare a un pubblico “di massa.”

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Poi ci sono casi come Realismo capitalista in cui le vendite sono andate ben oltre le previsioni e la tiratura iniziale si è rivelata decisamente sottostimata. Rapportarsi con tirature e vendite, comunque, se da un lato è fondamentale per portare avanti un progetto editoriale evitando la bancarotta, dall’altro è piuttosto complesso e oserei dire a volte perfino doloroso per una collana come Not, che è mossa più dal desiderio di pubblicare e diffondere i libri che ci piacciono che da calcoli sulla vendibilità, il target o altre parolacce aziendali.

Penso che questo discorso valga per molti editori indipendenti. In questo momento poi il quadro è ulteriormente complicato dagli aumenti continui dei costi, che ci costringono a fare considerazioni che fino a qualche tempo fa erano più marginali: valutare gli anticipi fino all’ultimo centesimo, considerare fino allo stremo lunghezza e foliazione, cose così.

Quanto è importante il processo di promozione, e quali sono secondo voi gli aspetti che fanno la differenza nella diffusione di libri così connotati come quelli che pubblicate? 
La promozione è ovviamente fondamentale, e in questo senso Not si è posta da subito in maniera un po’ diversa rispetto al classico progetto editoriale, creando una sorta di contenitore culturale dentro al quale oltre ai libri ci sono un magazine online, eventi dal vivo, concerti, mixtape, ecc.

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E questo contenitore ha un’estetica propria e molto riconoscibile che sicuramente contribuisce all’attenzione che si è creata intorno alla collana. Così è successa questa cosa piuttosto insolita nel panorama editoriale italiano di avere una specie di fandom che si estende oltre le lettrici e i lettori “forti” dei libri.

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La locandina dell'evento.

A tal proposito: so che per festeggiare il quinto compleanno avete in programma una grande iniziativa con il vostro pubblico. Di che si tratterà?
Mattioli:
È una specie di lunga marcia kamikaze che partirà il 14 ottobre e che ci vedrà impegnati tutti i venerdì (o quasi) fino al 27 gennaio. Tra di noi lo chiamiamo “Il tour mondiale di Not a Roma” perché ogni settimana saremo in un quartiere diverso, toccando Grandi Capitali come Centocelle, Montesacro, Quadraro, Pigneto nei posti che in questi cinque anni ci sono stati in qualche modo a fianco, siano essi centri sociali, club, localacci di borgata, studi d’artista.

Ogni volta ospiteremo dibattiti con prestigiosi panelist quali Filosofia Coatta, Simone Pieranni, Momoka Banana, Ilenia Caleo ecc., ma anche live e dj set con ospiti sia locali che internazionali. Sempre che nel frattempo non scoppi una guerra atomica, si intende.

Accelerazionismo, teoria queer, afrofuturismo, antropocene, pensiero apocalittico. Quale altro dibatto avete intenzione di lanciare in Italia nei prossimi anni? 
Ciccioni:
Diciamo che innanzitutto questi dibattiti e macro-temi sono ancora vitali e lo sono sempre di più anche nell’ambito della narrativa, che rispetto alla saggistica teorica aggiunge quell’elemento visionario che, com’è successo con la fantascienza e succede con la fiction speculativa contemporanea, può essere anche più efficace e illuminante per capirci qualcosa del presente e del futuro prossimo. Più in generale, ora ci interessa allargare lo sguardo da un punto di vista geografico al di fuori del mondo anglofono, continuando l’esplorazione cominciata con libri come La Fila di Basma Abdel Aziz o 6|5 di Alexandre Laumonnier. Tra le prossime uscite ci sono titoli da Cina, Nigeria, Germania, Messico, Olanda…

AMMASSO, la lunga marcia per festeggiare i 5 anni di Not, prenderà il via il 14 ottobre al Brancaleone (Roma), ospiti Mattia Salvia e il News Editor di VICE Italia Leonardo Bianchi, il dj set di Oli XL e il live di Arssalendo. Maggiori dettagli qui.

Valerio Mattioli e Mattia Salvia hanno precedentemente scritto e lavorato con VICE Italia.