Dove mangiare a Porta Palazzo Torino
Cibo

Il mio tour alla scoperta del cibo più buono di Porta Palazzo a Torino

Siamo nel mercato più grande d'Europa, fra pasticcerie arabe, macellerie halal e ristoranti peruviani. Qui il tour del cibo migliore di Porta Palazzo.
I nostri insani food tour in tutta Italia, alla ricerca del cibo di strada migliore o ricette iconiche senza tempo.

Non tutti lo sanno, ma Torino è una città di porto. Il molo e le banchine sono le strade che tagliano Piazza Della Repubblica, Corso Regina e Corso Giulio, le navi che passano la notte, e scaricano i loro carichi di merci e persone, sono i camion dei fruttivendoli, e i tram sono maree, che riempiono e svuotano la piazza al nascere e al calare del giorno.

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Siamo a Porta Palazzo, che non è un quartiere (fa parte di Aurora) ma un pezzo di mondo che in pochi capiscono, in molti adorano e qualcuno teme, e che rappresenta Torino come pochi altri. Qui ho vissuto per quattro anni, scoprendo giorno dopo giorno tutti i posti dove mangiare benissimo spendendo praticamente nulla. 

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Non ho ancora detto che Porta Palazzo è un quartiere “multietnico”, parola che a Torino si usa quando si vuol dire che durante le mattine di mercato Piazza della Repubblica è un incrocio di culture da ogni parte del mondo. Ci sono i venditori che urlano in svariati dialetti italiani e in arabo. Ci sono gli alimentari asiatici. Ci sono i pensionati che bevono il caffè nel dehors del Mercato Centrale e millennial che cercano autenticità nella parte di mercato dedicata ai contadini.

Come ho detto, questo è un porto in cui tutti quelli che arrivano a Torino attraccano, spendono qualche giorno o qualche anno e poi se ne vanno un po’ più in là, in cerca di una casa meno ammuffita o di un po’ più di verde. Anche io ho fatto così, ma non appena posso torno a riappropriarmi dei sapori di zona.

“I peruviani vengono qui per una colazione che sa di casa: pan y chicharron, pan y chancho, pan y chorizo, insomma pane e varie tipologie di maiale e pollo”

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Tutte le foto di Lorenzo Romani.

Intanto siamo nel mercato più grande d’Europa. Tanto per orientarvi, la piazza è divisa in quattro e se immaginiamo un quadrante, partiamo in senso orario dalle ore 12, con il centro di Torino alle vostre spalle, e incontriamo prima l’antica tettoia dell’Orologio. Questa struttura del mercato coperto ha il sapore parigino delle grandi opere di inizio ‘900, ma è stata rivisitata da Michelangelo Pistoletto con l’inserimento dell’opera “love differences”, ovvero scritte al neon di colori diverse che in tante lingue ribadiscono l’amore per le differenze. Qui ci trovate i banchi boutique e il mercato dei contadini.

Continuando in senso orario attraversate Corso Regina e vi trovate nel clou del mercato, tra affari e prese in giro, mettetevi alla prova e vedete se riuscite a portare a casa una borsata di orgoglio o di frutta appassita. Ancora oltre è il regno di vestiti, borse e mutande, mentre l’ultimo quarto della piazza è occupato dal dibattuto PalaFuksas trasformato in Mercato Centrale, ovvero in una versione più globalizzata e cara dell’adiacente Tettoia dell’orologio.

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Youness Rahhabi. Tutte le foto di Lorenzo Romani.

Ora è il momento di mangiare: oltre ad essere tornata nei miei luoghi preferiti, mi sono avvalsa della consulenza di Youness Rahhabi. Dopo aver passato 12 anni a svegliarsi in piena notte per andare al Mercato Centrale a comprare frutta e verdura, arrivare per le 5 di mattina in Piazza e passare la giornata a convincere madamine, turisti e studenti a comprare la sua frutta, ora Rahhabi fa l’elettricista, ma il sabato lo si trova qui, ad aiutare gli amici a impilare in modo ordinato le albicocche, a bere una tazza di tè e fare il punto sulle novità del mercato.

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Insieme a lui siamo andati in giro a mangiare nei migliori locali di Porta Palazzo, in senso orario, così alla fine dell’articolo crederete davvero di potervi destreggiare come dei pro al mercato.

Calle Sabor

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Calle Sabor per la cucina peruviana

Calle Sabor è un mini ristorante ricavato da quello che prima era un banco all’interno dell’antica tettoia. Qui la cucina peruviana è una novità, perché questa parte del mercato era rimasta fortemente italiana, legata alla vendita di prodotti tipici. Questa ventata di Perù ha subito conquistato i pochi local che ne hanno scoperto l’esistenza e o numerosissimi peruviani che vengono qui per una colazione che sa di casa: pan y chicharron, pan y chancho, pan y chorizo, insomma pane e varie tipologie di maiale e pollo, succhi spremuti all’istante e bevande super energetiche come la quinoa e la maca.

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Il ceviche di Calle Sabor

Io faccio un mix lasciandomi ispirare dalla bevanda alla quinoa calda, dal succo di maracuja e dalla vera star del luogo: il ceviche. Prendo quello misto, il più grande che c’è: sono soltanto 10 euro di persico e calamari freschissimi, serviti con choclo e insalata.

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​Tutte le foto di Lorenzo Romani.

Venite, sedetevi al bancone e assaggiate tutto, difficile sbagliare, anche perché quando la proprietaria del posto è sbucata dalla cucina e ha visto che avevo qualche difficoltà a finire il bibitone alla quinoa ha subito trovato una soluzione: lasciarlo raffreddare, berlo con ghiaccio e la prossima volta mischiarlo con la maca (una bevanda a base dell’omonima radice). Non vedo l’ora di tornare per darle ragione.

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El Rahma

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El Rahma. Tutte le foto di Lorenzo Romani.

Lasciamo alle spalle piazza della Repubblica e facciamo una diramazione leggermente a Nord, in piazza Don Paolo Albera: un parcheggio, praticamente.

Qui il caldo sembra più caldo, sale dall’asfalto e non dà scampo. Eppure c’è un mini-market che ha coraggiosamente occupato alcuni angoli di cemento con tavolini e gazebo.

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El Rahma. Tutte le foto di Lorenzo Romani.

Entrate in quello che da fuori sembra un qualunque mini-market, dirigetevi sulla sinistra e troverete un banco macelleria halal da cui potete scegliere i vostri tagli e le vostre frattaglie preferite (15 euro al kg per vitello, agnello, pollo e altre cose sanguinolente).

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Un piatto di El Rahma. Tutte le foto di Lorenzo Romani.

Poi sedetevi comodi all’ombra afosa dei gazebo e aspettate che vi arrivi una grigliata tanto grande quanto sarà la vostra fame (il prezzo è in base al peso), accompagnata da insalata, patate fritte e enormi baguette. Inoltre il mini-market è comodissimo per scegliere una bevanda o qualche snack super economico. Alla fine il pasto è costato 7/8 euro e ha rimpinzato il fotografo di carne e la sottoscritta di contorni. Unico aspetto negativo sono i piccioni con cui dovrete condividere lo spazio. 

La Gourmandise

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La Gourmandise. Tutte le foto di Lorenzo Romani.

Finiamo il gastro tour del primo quarto della Piazza con un paradiso per i golosi. La Gourmandise è un’istituzione di pasticceria araba. Se venite il venerdì o negli altri giorni di festa troverete una lunga coda di famiglie in abito da festa intente a scegliere tra torte colorate e ricche di frutta secca. Ma per me l’unica scelta da fare è tra i pasticcini alla mandorla con o senza ciliegia, forse per un attimo ho una breve indecisione verso i dolcetti al cocco, ma finisco con il prenderli insieme a quelli al pistacchio.

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Tutte le foto di Lorenzo Romani.

Alla fine per 3,50 euro ho una buona selezione di gusti e colori. Se invece ci venite la mattina investite un euro sul mega biscotto soffice al cocco ripieno di marmellata all’albicocca.

Il Pescato del Mare

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Sull’altro lato della Piazza, quello dove i banchi sono un capolavoro artistico di frutta e verdura impilata e sempre in ordine, c’è una struttura meno nota dell’antica tettoia dell’orologio. In questa parte più dimessa del mercato coperto si trova un po’ di tutto, dalla macelleria dell’Est Europa alle spezie. Ma soprattutto c’è un angolo che passa inosservato, proprio di fronte ai banchi che vendono biancheria per la casa e make-up: è il Pescato del Mare.

Oltre a essere una bancarella di pesce fresco è una gastronomia con piatti a base di pesce come sarde in saor, lasagne gamberoni e carciofi, parmigiana di spada e melanzane, insalata russa di mare e altre prelibatezze pronte da portare a casa per farvi fare la figura degli chef. E poi ci sono i cuoppi.

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Il cuoppo de Il Pescato del Mare

Senza perdere tempo vi chiedono se lo volete da 7 o da 10 euro e si dà per scontato che sappiate che dentro ci sono gamberetti, alici e calamari fritti. Bottiglia d’acqua o bicchiere di vinello bianco da asporto, una spruzzata di limone e via, la passeggiata per il mercato può ricominciare. Ad essere del tutto sincera qui non ero mai venuta durante i miei anni di vita nel quartiere, forse pensando che il cuoppo da passeggio fosse un po’ da turista.

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Tutte le foto di Lorenzo Romani.

Ma bastano quei dieci minuti passati in coda per capire che gli avventori sono local esperti: mamme con figli, coppie di anziani, amiche in pausa pranzo. Mi pento della mia superbia al primo morso: il fritto è leggerissimo e il pesce fresco. In questo porto manca davvero soltanto il mare.

La Perla Blu

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Quando si parla di cucina marocchina a Porta palazzo c’è l’imbarazzo della scelta, ecco perché ho chiesto consiglio a Youness. Quando gli dico che non vedo l’ora di provare La Perla Blu vedo che scuote un po’ la testa. È un locale nuovo, non c’era “ai suoi tempi” e in quanto novità è preso d’assalto da tutti, cosa che a lui non piace.

Ma non demordo e scelgo di andarci in un bollente pomeriggio di metà settimana, quando pochi altri avevano l’incontenibile voglia di pastilla. Il ristorante è attrezzatissimo e dalla mattina alla sera prepara colazioni a base di Msemen, farinata di semola e omelette, a pranzo tajine di pollo e verdure o vitello e prugne, ma la specialità qui è la pastilla.

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Quella tradizionale è una torta di pasta fillo ripiena di pollo, mandorle e cannella, ma dato che non mangio la carne e questa la voglio assaggiare, prendo la versione con il pesce. 10 euro e la croccantezza della pasta svela un mix di pesce, gamberetti e spaghettini di riso. Purtroppo soltanto dopo averla mangiata tutta scopro che quella al pesce non è dolce, ma è comunque molto gustosa, lavata via da un tè alla menta servito con la giusta abilità di svolazzi da un metro di distanza.

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Tutte le foto di Lorenzo Romani.

Cibo Kenitra

Buono, dice Youness, ma il suo preferito è qualche metro più in giù lungo il perimetro della piazza. L’insegna è soltanto in arabo e traslitterato vuol dire tipo “Cibo Kenitra”. Qui lo spazio è grande e vuoto, fatta eccezione per alcuni clienti abituali. La sorpresa vera, però, è l’accesso a un pezzo di giardino silenzioso e appartato, dove un vecchio beve saggiamente il suo tè, senza che il trambusto della piazza arrivi a disturbarlo.

Qui finalmente mi concedo uno dei miei snack preferiti, fiduciosa che Youness mi abbia portato in uno dei migliori della piazza: Msemen con uovo e formaggino e tè alla menta. Questa crêpe sfogliata di origine del Maghreb è un peccato giustificatissimo, soprattutto quando è appena fatto e spalmato di formaggio industriale. Due euro.

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Non so dire se sia il più buono e anche Youness non si espone più di tanto nell’indicare dove si mangi il miglior cibo marocchino. Mi dice che è buono in tanti posti e che lui qui ha molti amici, e del resto spesso scegliamo un luogo per la compagnia oltre che per il cibo. Eppure in questo ristorante dal nome che non so leggere mi sento come a casa e mi attarderei volentieri a sorseggiare tè con il signore in giardino, ma in piazza c’è altro da mangiare!

Dato che la fetta di piazza indicata dal quadrante tra le 6 e le 9 non offre interessanti leccornie (a meno che non si entri da lì nel magico mondo del Quadrilatero, zona di cocktail bar e celebri ristoranti, ma non il nostro porto al momento), le ultime fermate ci aspettano a Nord.

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Al Jazira

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Tutte le foto di Lorenzo Romani.

Siamo sempre in Marocco, ma il mood è un po’ diverso. È come se fossimo nella zona del porto dove arrivano le navi da crociera. Via Borgo Dora è tra le vie del borgo che sin dagli anni ’80 il sabato e la seconda domenica di ogni mese—Grand Balon— ci si scambiano oggetti d’antiquariato, cianfrusaglie e qualcosa dalla dubbia provenienza.

Qui si inserisce questo ristorante specializzato in tajine, che offre un gazebo affacciato sulle bancarelle in cui, se si è abbastanza veloci, si può stazionare da veri flaneur fumando la shisha.

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Tutte le foto di Lorenzo Romani.

Io qui sono una fan delle insalate di peperoni e melanzane al forno tagliate a fette sottili e condite con cumino, uvetta e tanto olio d’oliva, ma ho mandato in avanscoperta il fotografo per assaggiare il piatto forte: tajine di pollo con prugne, mandorle e sesamo, rinforzato con un tocco di harissa. Il responso è stato super positivo, per fortuna c’era il pane arabo per fare la scarpetta.

Caffè Roma

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Caffè Roma

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E per finire qualunque pranzo, o per interrompere il vostro giro al mercato o semplicemente per farvi un regalo, ecco il vero segreto di Porta Palazzo: il Caffè Roma. Questo piccolo bar storico è una torrefazione, cosa che vi garantirà un ottimo caffè. Ma non è questo l’unico motivo per andarci. Con i mobili in legno, le scatole vintage di caramelle e di biscotti e una vetrinetta piena di mignon da collezione, qui vi sembrerà di entrare in un angolo della Torino di una volta, dove la signora al bancone parlerà in piemontese alle clienti storiche, e dove tutto assumerà i modi cortesi tipici dei locali. Io stessa quando entro mi sento in dovere di sistemarmi il vestito, controllare dove ho messo i guanti e il prendi sole.

Non c’è molto spazio per sedersi, ma non abbiate fretta di uscire e di ributtarvi in mare e ascoltate le storie di quartiere, qualche aneddoto di una volta e i pettegolezzi sempre aggiornati. Il bello del porto è che certe cose cambiano in fretta e altre non cambiano mai, quindi andate ed assaggiate: la ricerca del migliore msmen di Porta Palazzo è appena cominciata.


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