50 bar provincia di salerno
Tutte le foto di Gaetano Del Mauro per gentile concessione di Cinquanta. Collage by Vice 
Cibo

Il bar in provincia di Salerno che fa drink incredibili ispirati agli anni '50

A Pagani, vicino Salerno, tre ragazzi hanno deciso di aprire un bar ispirato alla gloria dei bar anni '50.
Andrea Strafile
Rome, IT

Ci siamo detti: ma al nostro paese chi lo farà mai un lavoro del genere? Non vogliamo vedere i nostri figli vivere una Pagani deserta

L’invenzione della Barbie, la Guerra Fredda, le schedine del Totocalcio e il primo Sanremo sono alcune delle storie alla base della cocktail list di Cinquanta-Spirito Italiano. Il filo che le unisce è un decennio dove sono successe un sacco di cose tra cui, tra l’altro, l’invenzione del bar all’italiana, che questi ragazz* hanno deciso di riportare in auge. I gloriosi anni Cinquanta insomma.

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In un’Italia della mixology dove i migliori cocktail bar si spartiscono il primato quasi soltanto nelle grandi città come Milano o Roma, apparentemente poteva sembrare una follia aprire un bar a Pagani, un paesino dell’entroterra campano. Eppure due ragazzi, che qui, tra Napoli e Salerno, sono nati e cresciuti, non solo hanno deciso di aprirne uno, ma di farlo diventare fra i migliori posti in cui bere in Italia.

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Tutte le foto di Gaetano Del Mauro per gentile concessione di Cinquanta

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Quando arrivi da Cinquanta-Spirito Italiano sembra di essere catapultato in uno di quei diner americani che si vedono nei film: quelli sulle strade secondarie, non quelli di New York. La differenza sostanziale sta nel fatto che se giri la testa dal neon puoi vedere una signora seduta su una sedia con tanto di grembiule e aria torva.

“Il Bar Sport è andato a morire: è rimasto perlopiù appannaggio dei vecchietti”

“Volevamo fare un bar all’italiana, nato da un’esigenza che era sia territoriale sia aggregativa,” mi dice Alfonso Califano, uno dei due soci che gestisce la sala. “I caffè sono sempre stati il luogo dove la gente si incontrava, dove sono nate alcune delle migliori idee. E la cosa più affine a noi e all’Italia in generale era il modello di bar tipicamente del dopoguerra.” Quei bar che si sono un po’ persi con l’andare dei decenni, con le pareti rivestite di legno, ormai sostituiti spesso da bar in cui le sedie da esterni di Leroy Merlin la fanno da padrone.

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“Il Bar Sport è andato a morire: è rimasto perlopiù appannaggio dei vecchietti. E noi volevamo riportarlo in vita con una formula ovviamente che fosse contemporanea ma mantenesse la stessa anima dei nostri nonni che si riunivano al bar tutto il giorno,” continua Natale Palmieri, l’altro socio di Cinquanta, che sta dietro al bancone insieme alla bartender Marianna Di Leo.

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Il "78 Giri" ispirato al primo Festival di Sanremo del 1951

“Ogni ingrediente rappresenta una donna che è per noi fonte di ispirazione: abbiamo tequila e mezcal per Frida Khalo”

Da Cinquanta si inizia la mattina con la formula tutta italiana di caffè e giornale e si finisce la sera con una cocktail list che ha da subito ammazzato i soliti spritz, completamente basata su fatti e aneddoti degli anni ‘50 in giro per il mondo. “Volevamo raccontare gli eventi di quel decennio attraverso i dettagli più piccoli,” mi dicono tra un sorso e l’altro di un Martini Cocktail dedicato alla regina Elisabetta (che fu incoronata nel 1953).

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Il Crodino si beveva rigorosamente con una crosta di zucchero

“Uno dei cocktail più apprezzati in questi primi mesi è il 4 Barbie e Fragolino,” mi dice la bartender Marianna Di Leo. “Una rivisitazione del Quattro Bianchi e Fragolino — ok, ho l’ossessione per gli anni ‘90 — dedicato alla Barbie, nata nel 1959. Ogni ingrediente rappresenta una donna che è per noi fonte di ispirazione: quindi abbiamo tequila e mezcal per Frida Khalo, il ginepro per la britannica Twiggy, il triple sec rappresenta Amandine Henry (capitana della nazionale di calcio francese, NdR) e poi il Pisto, un mix di spezie tipico delle nostre parti che ho associato alla chef Rosanna Marziale.” Della serie scordatevi l’Invisibile alla Fragola come lo ricordavate.

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Il "Quattro Barbie e Fragolino", una rivisitazione dell'Invisibile alla Fragola

Per tornare verso l’Italia, invece, re indiscusso è il Tredicissimo, un inno liquido a quando si andava al bar per vedere i risultati delle partite tutti insieme e sperare di averle imbroccate tutte al Totocalcio (negli anni Cinquanta i risultati da indovinare erano di tredici partite). Dentro ci trovi Biancosarti, Crodino, Braulio e Campari, tutte cose che si bevevano al bar in quegli anni. Per completare il tutto un bordo di zucchero alla Big Babol.

“Perché il Crodino si beveva rigorosamente con una crosta di zucchero e perché nel 1961 l’Inter, che perse lo scudetto contro il Catania, era quotato così basso che se invece avesse vinto ti ci saresti potuto prendere al massimo un pacchetto di Big Babol,” mi racconta Natale. Il sottobicchiere è chiaramente una schedina.

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Il "Tredicissimo" si rifa a quando si andavano a vedere i risultati delle partite nei bar di paese.

Ah, per accompagnare il tutto il cibo non è tipico degli anni ‘50, ma si sono studiati alcuni piatti che creano dipendenza. Tipo la focaccia di patate con topping vari che è una cosa incredibile. O la bomba alla vaniglia se è mattina o se è notte e ci si vuole riprendere con stile dalla bevuta.

Alfonso, Natale e Marianna non sono solo tre persone che hanno deciso di scommettere sulla provincia. Sono voluti tornare, ma ognuno di loro prima di Cinquanta si è fatto la pelle dura in Italia e all’estero. “Io sono stato a Londra sei anni,” mi dice Alfonso. “Ho lavorato in vari posti tra cui in sala al Dundelyan (oggi Lyaness, NdR) a Londra, che è stato anche il miglior bar del mondo. Lì ho imparato la cura maniacale al dettaglio, ho affinato come trattare il cliente. Insomma ci siamo detti: ma al nostro paese chi lo farà mai un lavoro del genere? Se non lo facciamo noi non lo farà nessuno. Non vogliamo vedere i nostri figli vivere una Pagani deserta, questo posto ha un sacco da dare.” Natale era sempre rimasto a Pagani, aprendosi un bar tabaccheria e stando prima dietro la caffetteria e poi dietro il bancone. E Marianna, che è di Salerno, era appena tornata da anni di esperienza al MAG e al BackDoor di Milano.

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Focaccia cotto e toma di jersey

Cinquanta non è una scommessa vinta perché fanno da mangiare e da bere da dio. Hanno vinto perché nel giro di qualche mese si è riempito di gente del posto, dei paesi e delle città vicine. E la gente ci va perché a quanto pare avevano ragione loro: un bar conviviale, come solo i baretti degli anni ‘50 sapevano essere, ma contemporaneo era esattamente quello di cui c’era bisogno.


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