Ho passato 27 giorni di vacanza in Sicilia quest’estate e durante quei giorni, oltre a mangiare un sacco di granite, sono andato alla ricerca di un’alga rossa. Trovarla è difficilissimo perché di quest’alga commestibile siciliana ne rimane poca, pochissima.
Pubblicità
U Mauru è un’alga tipica della costa catanese: rossastra e callosa, è stata per molto tempo la merenda dei pescatori che rientravano dalle battute di mattina. La strappavano dagli scogli, la condivano con limone e sale e se la mangiavano lì, a bordo, prima di rientrare a riva. Oggi però non è più così facile trovarla sugli scogli vicino la riva. Spesso a prenderla ci vanno i sommozzatori che, il più delle volte, tornano a mani vuote. E così la tradizione del Mauru sta scomparendo alla velocità della luce: resiste in sparuti ristoranti e trattorie in un tratto che va da Acireale a Catania. Meno di 20km di costa in tutto.“Il Mauru cresce dove l’acqua salata incontra acqua dolce in mare e solo dove è pulita. Inoltre cresce su scogli di origine vulcanica. Capisci bene che sono condizioni difficili da trovare.”
Quando ci hanno parlato sul nostro profilo Instagram di quest’alga ci hanno avvisato che sarebbe stato difficile trovarla. Mai, però, avrei potuto immaginare di diventare amico delle pescherie e di sommozzatori di mezza Sicilia Orientale pur di trovarla. Ho chiamato letteralmente ogni giorno, sempre più disperato. La risposta è stata, sempre: “nun ci nnè mauru, Andrea.” Non c’è Mauru. E se pure gliene avessero portata, non ce ne sarebbe stata più di una vaschetta. Al ventisettesimo giorno ho scovato su internet un ristorante ad Acireale che lo serviva. Mi ci sono fiondato.
Pubblicità
Purtroppo il ristoratore, dopo la mia visita, mi ha chiesto al telefono di non divulgare né il suo nome, né quello della trattoria. Probabilmente tutto il mistero e l’alone di illegalità dietro il Mauru lo ha spaventato, anche se sarà lui stesso a spiegarmi più avanti che non esistono leggi specifiche su quest’alga.
Ma torniamo alla trattoria: mi siedo e mi portano un piatto di alghe condite come si faceva una volta (sale, limone e pepe) per assaggiarlo in purezza. Il sapore è quello di uno scoglio. Avete presente quando bevete acqua di mare perché vi siete tuffati male? Quello, ma con una nota ferrosa amplificata per mille. Il tutto con una consistenza fibrosa e callosa.La stagionalità del Mauru va da marzo a giugno e, più si va avanti, più saprà di iodio e assumerà un colore rosso
“A seconda del periodo il sapore cambia tantissimo,” mi spiega il ristoratore, appassionato di Mauru, che si va a prendere da solo. “Agosto non è il periodo migliore, anzi: non è proprio periodo. La stagionalità del Mauru va da marzo a giugno e, più si va avanti, più saprà di iodio e assumerà un colore rosso.” Il Mauru nella pasta con i frutti di mare, però, era una bomba: un po’ di cottura attenua parecchio il sapore — un sapore che, sappiatelo fin da ora, rimane in bocca per ore.
Nessuno vuole parlare del Mauru
Ormai una trentina d’anni il Mauru è circondato da un alone di mistero. Non puoi semplicemente andare in pescheria e chiederlo: quasi sempre ti squadreranno dalla testa ai piedi, a volte intensamente. Per fortuna avevo con me un amico di quelle parti pronto a rispondere in dialetto e abbassare la tensione. Ma cosa ci può mai essere di così oscuro in un’alga da meritarsi risposte come: perché mi chiedi se ne ho?
Nelle dodici tra pescherie e trattorie a cui ho chiesto di quest’alga, nove mi hanno risposto male o attaccato il telefono in faccia. Uno di loro, sentendomi sbigottito, mi ha spiegato che il Mauru è sostanzialmente illegale. Non si potrebbe vendere e chi lo vende lo fa solo sotto banco, attraverso clienti fidati e conoscenze.
Nelle dodici tra pescherie e trattorie a cui ho chiesto di quest’alga, nove mi hanno risposto male o attaccato il telefono in faccia. Uno di loro, sentendomi sbigottito, mi ha spiegato che il Mauru è sostanzialmente illegale. Non si potrebbe vendere e chi lo vende lo fa solo sotto banco, attraverso clienti fidati e conoscenze.
Pubblicità
La ragione per cui il Mauru sarebbe illegale è in breve la sua non tracciabilità. È selvatico, cresce spontaneo e l’opinione comune —soprattutto fra i pescatori — vuole che il mare sia ormai irrimediabilmente inquinato. Il che lo avrebbe reso poco disponibile e soprattutto, come mi ha spiegato il pescatore Giambattista Guarrera: “Le alghe trattengono l’inquinamento, per questo potrebbe essere pericoloso.” L’inquinamento di cui parla Giambattista è in realtà una conseguenza diretta dell’inquinamento da rifiuti invisibili. Siamo ormai abituati a indignarci per la plastica in mare e sulle spiagge, rifiuti solidi e riconoscibili, ma quello non è il male peggiore.Lo sarebbero invece tutti quei rifiuti rilasciati in mare dagli scarichi delle industrie, delle tubature di casa e dalle barche. Questi rifiuti aiutano il proliferare di Enterococchi intestinali e Escherichia Coli. Secondo un rapporto di Legambiente del 2021, la costa dove cresce il Mauru risulta in gran parte “inquinata” o “fortemente inquinata.” Ora: può questo Mauru essere davvero inquinato? Soprattutto: è illegale sul serio?
Pubblicità